Patrick Foletti: ‘Venerdì gioca Kobel, lunedì Sommer che resta il titolare’. Il portiere del Dortmund: ‘Lotto per il posto, ma sono professionista’
Zuberbühler, Benaglio, Sommer: da vent’anni a questa parte, la gerarchia rossocrociata dei portieri non è mai stata messa in dubbio. Ma ora, con a disposizione una scelta assai più ampia e, soprattutto, di qualità assoluta, quello dell’estremo difensore è diventato uno degli argomenti più gettonati nel campo d’allenamento della Nazionale svizzera che a Tenero si sta preparando per il doppio impegno nelle qualificazioni a Euro 2024, venerdì ad Andorra, lunedì a Lucerna contro la Romania. Yann Sommer o Gregor Kobel? Un quesito che fino a sei mesi fa sembrava di lana caprina, ma balzato agli onori della cronaca negli ultimi sei mesi. Le difficoltà – reali o ingigantite – di Sommer nella sua avventura al Bayern Monaco (dove ha comunque contribuito alla conquista dell’undicesimo Meisterschale consecutivo) e ancora più l’eccellente stagione di Kobel (eletto dalla rivista specializzata Kicker “miglior portiere della Bundesliga”) hanno acceso il dibattito. Anche perché il titolare sulla carta d’identità ha già stampato le 34 primavere, mentre il suo delfino all’anagrafe vanta dieci anni di meno.
A mettere chiarezza in una faccenda che intriga soprattutto oltre San Gottardo, ci ha pensato Patrick Foletti, dal 2011 responsabile dei portieri in seno alla Nazionale svizzera… «So che di questo tema si è parlato a lungo in questi giorni. Per questo, annuncio già sin d’ora che contro Andorra in campo ci sarà Kobel, mentre Sommer giocherà contro la Romania. Questo, però, e voglio sia chiaro, non vuole in alcun modo significare un cambio di gerarchia in seno alla squadra. Sommer rimane il numero uno, Kobel rimane il numero due. Ciò detto, in tempi non sospetti avevamo preso la decisione di approfittare di queste qualificazioni per dare minuti ed esperienza internazionale anche alla riserva di turno».
Se il futuro di Kobel a Dortmund è blindato, quello di Sommer a Monaco non lo è altrettanto. In autunno le considerazioni dello staff rossocrociato potrebbero mutare? «E chi può dirlo. Adesso, di certo, è troppo presto. A tempo debito faremo le nostre valutazioni».
E dipenderanno molto, immaginiamo, dai minuti di gioco che Sommer e Kobel sapranno trovare nei loro club… «Ovvio, ma questo è un discorso valido per tutti i giocatori della rosa, non soltanto per i portieri. Yakin l’ha sempre detto, il tempo di gioco rappresenta il primo criterio per le scelte da effettuare».
Kobel, reduce da una stupenda stagione, culminata però con la beffa di Magonza e con la perdita del campionato all’ultima giornata, non può che abbozzare e accettare le decisioni dello staff tecnico… «Non è mai facile doversi accomodare in panchina, perché l’obiettivo di un portiere, come di ogni altro calciatore, è di scendere in campo. Tuttavia, occorre fare i conti anche con la concorrenza che nella nostra Nazionale è molto elevata. Siamo professionisti e sappiamo come vanno le cose nel calcio, per cui continuerò a dare il massimo per la Svizzera. Cosa mi riserverà il futuro, lo scopriremo».
Sulla relazione con Sommer, l’estremo difensore del Dortmund sottolinea come «Yann è una persona a modo. In Nazionale siamo concorrenti, ciò nonostante la nostra relazione è buona. Credo che questo ci spinga a volerci costantemente migliorare per ottenere prestazioni di livello sempre più alto».
Su un solo argomento i due non si sono confrontati: l’ultima giornata di campionato in Bundesliga… «No, non ne abbiamo proprio parlato (ride, ndr). È ancora troppo presto».
Pier Tami, direttore delle squadre nazionali, è soddisfatto delle giornate trascorse nel Locarnese... «Assolutamente, anche se svolgere il nostro stage in un centro sportivo come questo, con la costante presenza di molte persone, comporta un grado di complicazione in più. A ogni raduno programmiamo un allenamento aperto al pubblico, ma quando si preparano partite ufficiali e occorre lavorare con più concentrazione e su aspetti specifici del gioco, un pizzico di tranquillità in più è sempre gradita. Il centro sportivo, onestamente, corrisponde alle nostre esigenze. A causa del maltempo siamo stati costretti a spostare l’allenamento odierno su un altro campo per poter avere una superficie erbosa ideale, ma nel complesso siamo molto soddisfatti dell’accoglienza ricevuta. Va pure detto che questo è stato uno stage leggermente più lungo rispetto al solito, quando di norma il raduno avviene al lunedì e non al sabato. Una soluzione che ci ha consentito di svolgere due giorni di allenamento un po’ più blandi, per iniziare ad alzare il livello a partire da lunedì. Domani sarà l’ultimo giorno qui a Tenero, poi giovedì è prevista la partenza alla volta di Andorra. Voleremo da Milano, in quanto, non essendo la Svizzera membro dell’Unione europea, non è stato possibile organizzare un volo diretto con partenza dal nostro territorio. Da Milano, per contro, potremo volare direttamente ad Andorra».
Per la Nazionale svizzera è consuetudine svolgere i campi d’allenamento ai quattro angoli del Paese. Può essere un aspetto positivo per la coesione attorno alla squadra, a maggior ragione in una nazione multiculturale come la nostra, ma forse a livello dirigenziale si preferirebbe disporre di un centro d’allenamento federale, come ad esempio Coverciano per l’Italia… «Avere a disposizione un centro d’allenamento fisso semplificherebbe le cose. La situazione attuale ci obbliga a un lavoro burocratico e organizzativo molto più intenso: per dirne una, dobbiamo mandare in avanscoperta con mesi d’anticipo il nostro green keeper per aggiornare chi ci ospita sulle nostre necessità in tema di infrastrutture e qualità dei campi. Al momento, abbiamo la possibilità di scegliere tra quattro o cinque soluzioni che ci garantiscono le condizioni da noi richieste. Stando così le cose, non è male portare la nazionale in giro per il Paese, è la squadra di tutti gli svizzeri ed è importante che ogni tifoso abbia la possibilità di ritrovarsi faccia a faccia con i suoi idoli. In Danimarca, ad esempio, hanno il loro stadio, oltretutto con la possibilità di chiudere il tetto in caso di brutto tempo, mentre noi dobbiamo sempre fare i conti anche con le condizioni meteorologiche e con il fatto che nessuno stadio, eccezion fatta per Sion, dispone di teli antigelo e antineve per coprire il terreno da gioco. Sono tutte situazioni delle quali occorre tener conto, non solo per gli stage di preparazione, ma pure per le partite, per le quali attualmente sfruttiamo Basilea, Ginevra, San Gallo, Lucerna e Sion, tutte città nelle quali abbiamo a disposizione buoni terreni da gioco a prescindere dalle condizioni atmosferiche. Il fatto che Ginevra, Sion, San Gallo e Lucerna abbiano un fondo ibrido, vale a dire in parte erba naturale, in parte erba sintetica, fa la differenza quando la meteo non è clemente. Per contro, non andiamo al Wankdorf a causa del fondo totalmente sintetico».
Non si può certo affermare che la Nazionale sia una squadra lontana dall’affetto del pubblico… «Essere presenti in più punti della Svizzera rappresenta un’impagabile pubblicità. Ma poi occorre essere in grado di sfruttarla, un aspetto del quale i ragazzi si sono dimostrati perfettamente consci. Come si è visto in occasione dell’allenamento aperto al pubblico – ma anche nei giorni successivi, quando è stato praticamente impossibile isolare i giocatori dai tifosi –, si sono messi a disposizione dal primo all’ultimo, rimanendo sul campo ben oltre mezz’ora per autografi e selfie. Un contatto che vogliamo avere con i nostri tifosi, ma che sarebbe sbagliato dare per scontato».
L’ultima considerazione, Pier Tami la riserva alla difficoltà di raggiungere il Ticino… «Soprattutto nei mesi estivi, siamo confrontati con il problema del traffico e dell’attraversamento del San Gottardo. E allora mi fa piacere sottolineare come in questa occasione quasi tutti i giocatori abbiano deciso di raggiungere Bellinzona in treno. Lo ha fatto anche Shaqiri, arrivato lunedì dagli Stati Uniti, così come Manuel Akanji che si aggregherà stasera tardi al resto del gruppo».