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La Germania ci consegna una Nazionale rinata

Pier Tami: ‘Dallo scorso autunno tante cose sono cambiate. Ora si respira un’aria diversa. Contro i tedeschi una prestazione di grande spessore tattico’

La soddisfazione del responsabile tecnico delle squadre nazionali
(Keystone)
24 giugno 2024
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La Nazionale svizzera, in questi primi giorni di un’estate che sembra aver finalmente fatto capolino anche in Germania, è rientrata al campo base del parco di Waldau, con ancora negli occhi le immagini della prestazione offerta domenica sera contro i padroni di casa della Germania e nelle orecchie l’incitamento di una tifoseria che, per quanto in chiara inferiorità numerica, è stata encomiabile nel sostegno. E che a fine partita ha festeggiato i suoi beniamini, nonostante la storica vittoria sfumata negli ultimi secondi, con molto più orgoglio che frustrazione. Ben oltre la mezzanotte, nelle strade adiacenti alla Frankfurt Arena e nel centro città sono echeggiati i canti “Schwiizer Nati, Schwiizer Nati” come se quel maledetto colpo di testa di Füllkrug non fosse stato che un butto incubo. Domenica sera, la squadra ha potuto festeggiare la qualificazione agli ottavi di finale in compagnia delle famiglie e lunedì si è concessa un’ulteriore giornata di relax, con lavoro rigenerativo in hotel per i titolari e una leggera seduta sul campo per chi ha giocato poco o niente.

«Ma da domani (martedì, ndr), tutti di nuovo al lavoro, in modo serio come fatto finora, perché il nostro compito è lungi dall’essere terminato e all’orizzonte ci attende un ottavo di finale contro un avversario sicuramente di valore». Il monito è del direttore delle squadre nazionali, Pier Tami, presentatosi davanti alla stampa per ripercorrere la fase a gironi conclusa domenica sera… «Prima di un bilancio complessivo sulle tre partite, voglio soffermarmi su quanto la squadra ha fatto contro la Germania. Certo, abbiamo subito un gol nei recuperi, ma per noi non si è trattato di una delusione, in seno al gruppo c’è solo tanta soddisfazione: per il raggiungimento del primo obiettivo, così come per la prestazione offerta. E questo secondo aspetto racchiude per me un’importanza persino maggiore rispetto al risultato. Il carattere mostrato nei momenti difficili è stato encomiabile, si sono aiutati l’un l’altro come una vera squadra. Inoltre, hanno giocato con grande coraggio, aspetto che a me piace in modo particolare: nel secondo tempo ci sono stati momenti nei quali hanno portato pressione in modo molto offensivo. Per quanto riguarda il torneo, abbiamo raggiunto il primo obiettivo, frutto di quanto è stato costruito nelle ultime quattro settimane. Al nostro arrivo qui a Stoccarda avevo tenuto a sottolineare quanto fossero state importanti le settimane trascorse a San Gallo, dove il gruppo si era allenato con qualità e intensità. Un’energia tutt’ora presente nello staff, nei giocatori e in tutti i collaboratori e che sta alla base dei risultati ottenuti».

La Svizzera, che martedì disputerà a porte chiuse una partita d’allenamento con una selezione giovanile dello Stoccarda, sta vivendo a questo Europeo una metamorfosi completa rispetto alla pallida squadra dello scorso autunno. Una metamorfosi, invero, piuttosto inattesa… «Non eravamo contenti del percorso effettuato nelle qualificazioni e lo avevamo detto. L’ottenimento del biglietto per la Germania mi aveva sollevato, perché vedevo una squadra in difficoltà. Ci siamo seduti attorno a un tavolo per analizzare quanto di buono era stato fatto e dove, per contro, avevamo sbagliato. Un’analisi serena e onesta, dopo la quale Yakin ha potuto apportare delle correzioni, il risultato delle quali lo vedo fin da gennaio: c’è un’atmosfera diversa, un’altra applicazione, più concentrazione e qualità in ogni giocatore. Dallo scorso autunno sono cambiate molte cose, non è possibile trovare una sola ragione per la nostra crescita».

L’accesso agli ottavi di finale permetterà ai rossocrociati di passare alla cassa per il primo dei premi concordati… «Non farò delle cifre, ma posso confermare che parte di quanto l’Asf riceve per ogni punto conquistato (un milione per una vittoria, mezzo milione per un pareggio, ndr) viene girata ai giocatori. I quali, a differenza di quanto succedeva in passato, se non avessero superato la fase a gironi non avrebbero intascato nulla».

Tra i motivi del cambio di passo mostrato dalla Nati negli ultimi mesi, a detta di Pier Tami c’è pure l’arrivo di Giorgio Contini al fianco di Murat Yakin… «La sua presenza è molto importante. Con lui abbiamo a disposizione due allenatori, per quanto i ruoli siano ben definiti e mai travalicati. Muat è il c.t., Giorgio il suo assistente, ma non possiamo dimenticare che fino all’anno scorso è stato un allenatore sul campo. La collaborazione tra i due funziona a meraviglia, Murat concede molta libertà al suo vice, con chiari compiti ad esempio nella presentazione degli avversari, ma anche direttamente sul campo».

Soddisfatti di Contini, ma ovviamente, ancor più soddisfatti di Yakin, la cui preparazione tattica di queste tre partite è stata a dir poco esemplare… «Siamo contenti, tutto lo staff ha lavorato molto bene. Lo scorso marzo avevamo svolto il primo campo d’allenamento dell’anno a La Manga ed era la prima volta che ci ritrovavamo dopo la difficile qualificazione. Abbiamo posto l’accento sull’importanza di compiere passi avanti nella fase difensiva, per tornare a essere una squadra solida difensivamente. Nelle amichevoli primaverili abbiamo affrontato la Danimarca, l’Irlanda, l’Estonia e l’Austria, incassando soltanto una rete e ogni volta è stato possibile assistere a passi avanti sotto l’aspetto tattico: il nuovo sistema, i nuovi principi di gioco, così come la preparazione delle partite hanno contribuito a questa crescita. Contro la Germania, avversario per nulla facile, è stata evidente la preparazione tattica dietro la prestazione in campo. Ha funzionato quasi tutto, i tedeschi si sono costruiti qualche occasione, ma tutto sommato nulla di particolare».

Yakin e il nuovo contratto

A fine qualificazioni in molti chiedevano la testa di Murat Yakin e in federazione c’è chi ci aveva pensato. Poi si è deciso di andare avanti con il basilese, tuttavia il suo contratto scadrà al termine degli Europei e non si sa cosa succederà da metà luglio in poi… «Da entrambe le parti si è voluto porre in primo piano il torneo in corso. Al termine ci troveremo per discutere il futuro, ma posso dire che il mio piano A è rappresentato da un rinnovo dell’accordo. Ciò detto, fino a fine Europeo non ne parleremo. Cosa succederà poi lo scopriremo, perché per firmare un contratto occorre essere d’accordo in due».

Murat Yakin ha fino a ora utilizzato 17 dei 26 giocatori a sua disposizione. Significa che nove non hanno ancora visto il campo e si sa come non tutti vivano serenamente la situazione, soprattutto coloro i quali si aspettavano un altri tipo di Europeo, come Elvedi e Okafor… «Quella di gestire un gruppo quando le partite a disposizione non sono molte, è sempre una sfida molto impegnativa. Abbiamo deciso di portare in Germania 26 uomini, ma era chiaro fin dall’inizio che alcuni di loro sarebbero rimasti in panchina, perché è ciò che capita in ogni fase finale. Tuttavia, tutti devono essere consci di poter essere chiamati da un momento all’altro e occorre sempre essere ponti. Agli Europei di tre anni fa, Mehmedi non era per nulla soddisfatto del suo ruolo, ma gli avevo rammentato come gli sarebbe bastato un solo tiro per diventare un eroe: e alla fine gli era toccato battere uno dei rigori contro la Francia. Una fase finale è così ed è giusto che sia così. Rimanere in panchina non fa piacere, ma occorre utilizzare quella rabbia e quella frustrazione sul campo d’allenamento, unico vero giudice in grado di far cambiare opinione al tecnico. Okafor non è contento, questo è chiaro: si aspettava un torneo diverso, ma con lui Murat è stato chiaro e gli ha spiegato le ragioni delle sue scelte. A questo punto, sta al giocatore saperle accettare e, ripeto, provare con il lavoro quotidiano a insinuare il dubbio nella testa dell’allenatore».

Tutti i giocatori sin qui utilizzati hanno fatto la loro parte, tuttavia le prestazioni di Manuel Akanji e Granit Xhaka sono balzate agli occhi di tutti... «Per quanto riguarda Manu, sta assolvendo perfettamente il ruolo di leader della difesa. Tuttavia, vorrei sottolineare pure quanto fatto da Fabian Schär, spesso criticato, ma che da tempo non vedevo più così sul pezzo. E con Rodriguez a sinistra possediamo un terzetto difensivo di prim’ordine, guidato da un Akanji che è una vera macchina da guerra e della cui leadership approfittano tutti i compagni di squadra, quelli di reparto in primis. Per quanto riguarda Granit, lo vedo contento, positivo, anche nel linguaggio del corpo. È un altro leader del gruppo, si è assunto in pieno questo ruolo e per il momento in campo le risposte sono più che positive».

La Nati inizia con il vento in poppa il cammino di avvicinamento all’ottavo di finale, il sesto consecutivo (la Fancia è a quota cinque e martedì potrebbe salire a sei, nessun altra nazione europea ha fatto altrettanto), certa di poter ripetere l’exploit di tre anni fa. Venerdì lascerà il campo base di Stoccada e volerà a Berlino, per scendere in campo sabato 29 alle 18.00 nella prima partita a eliminazione diretta di Euro 24.