Alla vigilia del doppio impegno con la Nazionale svizzera, Yann Sommer parla degli ultimi cinque mesi al Bayern e della rocambolesca conquista del titolo
Diciannove partite in Bundesliga, quattro in Champions League e due in Coppa di Germania. Con l’eliminazione nei quarti di finale delle due coppe, ma la conquista del Meisterschale, in un finale di campionato da cardiopalma nel testa a testa con il Borussia Dortmund. La stagione di Yann Sommer è esplosa subito dopo il 6-1 incassato in Qatar dal Portogallo. Rientrato in Europa, ha lasciato il Borussia Mönchengladbach dopo sette anni e mezzo di onorato servizio e 335 partite disputate (459 gol incassati, 90 clean sheet), alla volta del Bayern Monaco per sostituire l’infortunato Manuel Neuer. Si dirà che vincere il titolo tedesco con la maglia del Bayern non è poi ’sta gran cosa (12° trionfo negli ultimi 15 anni, l’11° consecutivo), tuttavia è altresì vero che i colori dei bavaresi in Germania pesano come nessun altro. A maggior ragione quando la decisione cade sul filo di lana, come successo poche settimane fa. Nonostante le energie fisiche profuse in cinque mesi molto intensi (e in un’intera stagione che, complici i Mondiali, non ha praticamente mai avuto pause), Yann Sommer è pronto a posticipare le vacanze pur di rispondere alla chiamata di Murat Yakin, lui che ha già difeso la porta della Nati in 82 occasioni… «Sarebbe stato bello staccare dopo la fine del campionato – confessa ai microfoni dei giornalisti presenti al campo d’allenamento in corso di svolgimento a Tenero –. La stagione è stata lunga e intensa, ma devo dire che in questi primi giorni l’intensità delle sedute è stata confacente alla fatica che tutti noi percepiamo. Nel corso dei prossimi giorni, aumenteremo il ritmo, in modo da arrivare pronti alle prossime due partite. Dobbiamo concentrarci ancora per una settimana, perché tutti gli avversari vanno presi con rispetto. Siamo la Svizzera ed è nostra intenzione proseguire sulla strada imboccata nelle prime due uscite di queste qualificazioni e portare a casa due vittorie che rappresenterebbero un ulteriore passo avanti verso gli Europei 2024. Sono convinto che il calcio svizzero sia sulla buona strada. Ai Mondiali, purtroppo, abbiamo avuto a che fare anche con qualche piccolo problema di salute che non ha certo facilitato la situazione. A maggior ragione quando si giocano così tante partite con così poco tempo di recupero. Tuttavia, ci sono giovani che nei loro club stanno facendo molto bene e il gruppo può godere di un ottimo bilanciamento tra sfrontatezza giovanile ed esperienza. Il prossimo obiettivo sono gli Europei: vogliamo andare in Germania e ottenere risultati importanti».
Gli ultimi mesi al Bayern, come lui stesso li ha definiti, sono stati molto intensi. Il numero uno rossocrociato ha alternato grandi prestazioni ad alcuni passaggi a vuoto sulla base dei quali la critica ha iniziato a bersagliarlo, affermando, di fatto, che non era un portiere all’altezza di una società come quella bavarese. Critiche che Sommer liquida come «non obiettive. Questo, però, è il Bayern Monaco, dove tutto viene ingigantito, la stampa ha enorme potere e molte persone si sentono giustamente in diritto di dire la loro. Personalmente, sull’arco della mia carriera non ho mai avuto problemi con le critiche, sono sempre stato aperto alla discussione e le ho accettate di buon grado. Non però quando non sono obiettive, ma in fin dei conti la vita di un calciatore è anche questa e non posso farci più di tanto. Nel corso degli anni ho cercato di lasciarmi scivolare addosso sia le lodi, sia le critiche, preferendo concentrarmi su me stesso e sulla squadra. E alla fine ha funzionato, abbiamo vinto il titolo».
Il ristabilimento di Manuel Neuer, tuttavia, potrebbe significare per Sommer una stagione in panchina, oppure un repentino cambio di maglia. Eventualità sulle quali il 34enne estremo difensore non intende soffermarsi… «È troppo presto per qualsiasi commento in proposito. Adesso ci sono i due impegni con la Nazionale, poi le vacanze: al futuro penseremo in seguito. Sono molto sereno, con il Bayern ho ancora due anni di contratto».
È però vero che ad alzare il Meisterschale è stato proprio Manuel Neuer, una chiara indicazione di quelle che sono le gerarchie in seno al club bavarese… «Non ci trovo nulla di strano. Lui è il capitano della squadra, mi sembra del tutto logico che sia toccato a lui alzare il trofeo».
Un trofeo conquistato all’ultimo minuto dell’ultima giornata, in un testa a testa incredibile con il Borussia Dortmund: gialloneri con due punti di vantaggio in classifica, ma incapaci di vincere in casa contro il Mainz (pareggio di Süle al 96’), Bayern che doveva imporsi a Colonia e che ci è riuscito all’89’ con un gol di Musiala. La gioia di Sommer ha fatto da contraltare alla delusione di Gregor Kobel, a difesa della porta del Dortmund e inserito nell’undici stagionale dalla rivista Kicker. A poche settimane di distanza, i due si ritrovano fianco a fianco in Nazionale… «Abbiamo un ottimo rapporto, ma con lui non ho parlato di quanto successo. Penso non fosse necessario. Ci hanno provato fino alla fine, ma per loro è andata male, mentre noi siamo riusciti a svolgere il nostro compito e a conquistare il titolo. Capisco la loro enorme delusione, sarebbe stato lo stesso se fosse toccato a noi».
Nonostante l’eventualità di lasciare il Bayern dopo appena cinque mesi, Sommer non si è pentito della scelta… «A Monaco ho trascorso cinque mesi molto positivi, sia sul piano sportivo, sia su quello personale. Se è più difficile vestire la maglia del Bayern piuttosto che quella del M’Gladbach? Non sono mai stato propenso a paragonare situazioni diverse. Al Borussia avevo senza dubbio più lavoro da svolgere, ma a Monaco la pressione era decisamente maggiore. Tuttavia, il contesto, le squadre e il loro stile di gioco sono completamente diversi e, quindi, non paragonabili».
L’ultima battuta non può essere dedicata che alla Nazionale, anche in relazione al dato di fatto di una Svizzera che può avvalersi dei due portieri più forti della Bundesliga. Considerando come la successione sia di fatto garantita e che a 34 anni suonati si ritrova ampiamente “dalla parte sbagliata dei trenta”, come direbbero negli Stati Uniti, si potrebbe supporre che Euro 2024 sia il suo ultimo grande torneo in maglia rossocrociata. Per la gioia dei suoi innumerevoli ammiratori e ammiratrici, la risposta del diretto interessato lascia aperte tutte le porte… «Non ho ancora deciso. Per il momento mi sento bene e non penso a questa eventualità. Il mio unico obiettivo è disputare gli Europei in Germania e ottenere il miglior risultato possibile».