Parla il brasiliano, nuovo mister a Cornaredo. 'In casa o fuori, pressione alta: i ragazzi lo sanno'. Poi c'è Ba: 'Le cose sono cambiate, ne discuteremo'
Dall’Inter al Brasile. Circa un anno fa toccò ai neroazzurri presentarsi nelle accoglienti sale del Casinò di Lugano per lanciare il suo campo d'allenamento sulle rive del Ceresio. Oggi, invece, è stata la volta del nuovo allenatore Fcl, il brasiliano Abel Braga, accompagnato dal figlio Fabio. Ad accoglierli, oltre all'amministratore delegato del Casinò Gianmaria Frapolli, c'erano il direttore generale del Lugano Michele Campana, il ds Marco Padalino e, naturalmente, il presidente Angelo Renzetti. «Prima di tutto, un grazie particolare va a Maurizio Jacobacci e a tutte le persone che in questi giorni hanno manifestato tanta solidarietà verso di me e la società – dice il numero uno del club di Cornaredo –. Tutti sanno che mai avremmo pensato d'ingaggiare un allenatore così famoso. Lo abbiamo incontrato e abbiamo trovato interlocutori sensibili alle nostre preoccupazioni. Mi ha convito la determinazione del tecnico carioca di poter allenare il Lugano. C’erano già contratti onerosi firmati, ma grazie alla collaborazione da ambo le parti si sono trovate delle soluzioni gradite a tutti».
Arrivato in Ticino già lunedì, Braga ha già diretto qualche allenamento della sua nuova squadra. «La mia prima impressione è stata ottima – dice, in francese, ripromettendosi di potersi esprimere nella nostra lingua tra un mesetto –. Non lo nascondo, quando ero fermo a Milano per la quarantena ho avuto forti dubbi: Thyago de Souza, la persona che mi aveva contattato non c’era più, e volevo tornare subito in Brasile. Poi per fortuna ho incontrato il presidente Renzetti, Campana e Padalino: abbiamo iniziato a discutere e subito c’è stato ottimo feeling tra di noi. Ho capito che si trattava di persone serie, si parlava di calcio e la consapevolezza e la volontà di fare insieme delle cose interessanti. Il primo approccio sul campo è stato ottimo, tutti hanno subito capito la mia filosofia di gioco».
Arrivando da un mondo e da un calcio completamente diverso, tutti si chiedono che gioco porterà a Lugano: «È vero, sono brasiliano, ma ho giocato e allenato in Europa, in Francia e Portogallo, e poi anche negli Emirati Arabi. Non è importante da dove arrivi. Personalmente preferisco mischiare gli stili di gioco. Non dimentichiamo che il Brasile non vince la Coppa del mondo da oltre 20 anni. La cosa più importante è la mentalità. Una cosa è certa: pressing alto, sia quando giocheremo in casa, sia in trasferta. L’ho già detto ai ragazzi».
Braga sul tavolo non aveva solo l’offerta ticinese, ma altre sicuramente piu interessanti: alla fine, però, ha scelto la Svizzera. «È vero, ho ricevuto altre proposte, ma in Brasile la situazione è terribile per via della pandemia. Potevo anche ritornare in Arabia o andare a Dubai, ma alcuni amici, in modo particolare con Junior, che ha giocato a Torino e Pescara, mi hanno parlato benissimo della vostra città, soprattutto per la qualità di vita. Poi so che la mia carriera di allenatore primo o poi finirà, e non nascondo mi piacerebbe chiuderla in Ticino».
E in Ticino non è da escludere che arrivi anche qualche giocatore brasiliano. «Ogni giorno parliamo di mercato con il presidente e Padalino: prima però voglio vedere giocare la squadra, poi si prenderanno delle decisioni. Ma non solo dal Brasile potremo attingere, bensì da tutto il mondo: chiaro, anche i conti dovranno tornare. Durante la quarantena ho visto molte partite del Lugano e del campionato svizzero. Ho costatato molto equilibrio: posso capire le differenze d'investimento fatti dai diversi club, ma non mi spiego l’enorme vantaggio di punti che aveva lo Young Boys nei confronti di tutte le altre squadre. Mi rendo conto che la prossima stagione potrebbe essere più complicata di quella precedente. Sono certo con la volontà e duro allenamento possiamo eventualmente colmare il gap, anche se l’obiettivo è di fare meglio dell’anno scorso».
Intanto il presidente Renzetti ha già la testa rivolta al futuro. «È nostra intenzione mettere a disposizione del tecnico una rosa che possa far bene. Dovremo giocoforza togliere alcuni contratti onerosi, in caso contrario saremo al palo. Dovremo cercare d'inserire nella rosa elementi bravi, adatti al tipo di gioco che vuole il Mister. Per quello si parlava di calciatori giovani in arrivo dal Brasile: laggiù il momento è difficile e il carisma di Braga potrebbe invogliare a venire in Europa. Potremmo anche fare delle plusvalenze. Ma è chiaro non è uno scenario facile, il tempo stringe, il campionato si avvicina. Come avevo già detto abbiamo davanti una montagna da scalare, non siamo più al buio, c’è un progetto chiaro. Solo il tempo ci dirà se è stato possibile realizzarlo».
Resta da capire cosa succederà nel caso di Demba Ba, l’attaccante franco-senegalese già acquistato dai bianconeri. «Venerdì arriverà in Ticino e si allenerà con la squadra. Poi ci riuniremo con lui e con Leonid Novoselskyi, che lo conosce bene. Il giocatore è consapevole che le cose sono cambiate e che non possiamo garantire il contratto sottoscritto due settimana fa e che dobbiamo discuterne».