Calcio

Stefan Wolf, il lucernese che ‘sente’ la piazza

Il 50enne ex difensore centrale anche della Nazionale da due settimane è il presidente dell'Fc Lucerna: ‘Voglio riavvicinare il club alla regione’

Stefan Wolf a Cornaredo (Ti-Press)
23 febbraio 2021
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Il bilancio delle ultime tre partite del Lucerna è positivo: successo 4-0 contro il Vaduz, sconfitta di misura a San Gallo (2-1) e colpaccio esterno a Cornaredo (3-2 contro il Lugano). Difficile dire se il ciclo da 6 punti in 3 partite sia ascrivibile all'insediamento alla testa del Consiglio d'amministrazione in veste di presidente della società dell’ex difensore centrale beniamino dell’Allmend Stefan Wolf, ma certo che è il 50enne ex bandiera del club meglio non poteva approcciare la nuova realtà e la sua nuova sfida professionale. In un momento, oltretutto, particolarmente delicato per il calcio, più in generale per tutto lo sport professionistico. La missione affidata a Wolf è chiara: riavvicinare la Svizzera centrale all’Fc Lucerna, facendone un punto di riferimento attorno al quale un’intera realtà geografica possa nuovamente ricompattarsi.

Il nuovo corso poggia sull’azionariato popolare, atto a scongiurare il passaggio del club in mani estere e a coinvolgere sempre di più gli imprenditori e i sostenitori locali, i tifosi e gli sponsor, facendoli sentire parte del progetto. L’azionista di minoranza Josef Bieri ha fatto incetta di azioni per salire al 48 per cento delle quote (la maggior parte delle quali si cercherà poi di piazzare nella regione in tempi brevi), il restante 52 è nelle mani di Bernhard Alpstaeg, principale finanziatore della società, al quale spetta l'onere della copertura del deficit causato dalla pandemia e da un primo prestito federale da restituire entro il 2024. Sono loro, i due consiglieri d’amministrazione più rappresentativi, ad aver individuato in Stefan Wolf l'uomo ideale alle quali affidare il rilancio in chiave indigena di una società che contribuiscono a sostenere dal punto di vista economico.

Vivere il calcio

In seno all’Fc Lucerna si deve poter tornare a parlare per lo più di calcio, a vivere il calcio. Mostrando che nella svizzera centrale è di casa. È questo l'obiettivo che la dirigenza si prefigge con l’insediamento alla testa del Cda del 14 volte nazionale rossocrociato, campione svizzero e vincitore della Coppa con il Lucerna, già membro del Cda del San Gallo, nonché imprenditore di successo attivo con un importante ruolo dirigenziale in seno alla Cassa malati Luzerner Hinterland. «Lavoro con una squadra di colleghi molto competenti, in tutti gli ambiti della società - ha spiegato Wolf -. Avverto grande entusiasmo da parte di tutti i membri della grande famiglia dell’Fc Lucerna. I primi giorni sono stati molto carichi sul piano emotivo. Sono stato accolto con grande entusiasmo da tutti. Ho ricevuto tantissime attestazioni di stima che mi hanno rincuorato e reso felice. C'è grande voglia di andare avanti tutti assieme. C’è voglia di agire, e riguarda tutti, non solo il sottoscritto».

Il suo insediamento è avvenuto a metà stagione, in un momento storico oltretutto molto delicato. «Non è quello più favorevole, forse, la pandemia continua a essere un problema. A noi trovare il modo migliore di superare queste difficoltà, senza attendere che sia superata. La soluzione dell'azionariato popolare piace, così come la volontà di coinvolgere la Svizzera centrale. La pandemia è un ostacolo che rallenterà le operazioni, ma non vedo perché non partire subito sfruttando l’euforia che percepisco».

Ricreare la vicinanza tra club e piazza

Entrare nel cuore della Svizzera centrale è la missione che le è stata affidata. Significa che il Lucerna negli anni si è allontanato dalla sua gente? «In generale il calcio è diventato impersonale, il distacco lo si avverte. Quando ero un ragazzino, andavo all’Allmend per vedere i giocatori. Sapevo dove piazzarmi, per ricevere un autografo. Da calciatore, sapevo dove andare per incontrare i tifosi a caccia di un autografo. I tempi sono cambiati, ma è questo lo spirito, il senso di appartenenza e la vicinanza che mi piacerebbe ricreare nella e intorno alla squadra e alla società. Da un lato, perché le persone si identificano più facilmente con un club nel quale si riconoscono e dal quale si sentono coinvolti. Inoltre, nei momenti di difficoltà solitamente si rafforzano collaborazione e solidarietà. Non è facile pensare di unire e coinvolgere, in un contesto storico in cui si scoraggiano i contatti e si raccomandano le distanze». 

Filosofia condivisa

La sua nomina la deve agli azionisti Bernhard Alpstaeg e Josef Bieri, Che ne è della sua libertà d’azione? «In effetti, sono gli azionisti a determinare in quale direzione si deve muovere il Consiglio d’amministrazione. Tuttavia le decisioni le prendiamo in modo indipendente, anche perché rientrano nella filosofia adottata dal club. Cda e finanziatori devono seguire una via comune, altrimenti il club quale benefici può trarre?».

Quali compiti si prefigge, in veste di presidente? «Vogliamo essere dei partner affidabili della direzione della società. Vogliamo sostenere, non solo decidere. Siamo una squadra che discute e si sostiene. Può anche capitare che si arrivi a litigare, purché poi ci si focalizzi subito sull’obiettivo comune».

È inevitabile che in Stefan Wolf alberghi ancora l’animo del calciatore che è stato, dell’uomo di campo. Avrà anche compiti che riguardano la direzione tecnica e sportiva della prima squadra? «La direzione operativa resta competenza del direttore sportivo Remo Meyer e del tecnico Fabio Celestini. Non mi permetterò mai di prevaricarli, né di dire loro come e cosa fare. Tuttavia, mi pongo quale punto di riferimento anche per loro. È giusto che ci sia uno scambio sereno, che sia in campo durante un allenamento o da qualche altra parte, dietro le quinte».

 

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