Il presidente bianconero: ‘Contro il Vaduz avevo percepito il momento difficile. Abbiamo bisogno di tranquillità e, soprattutto, di una vittoria’
Il campanello d’allarme è scattato. A pigiare il bottone, Varol Tasar, attaccante tedesco del Lucerna, con la doppietta che in sette minuti è costata la quarta sconfitta stagionale al Lugano. Nelle ultime 12 partite, una sola vittoria (a San Gallo, su rigore), otto pareggi e tre sconfitte: forse non è crisi, ma ci si avvicina parecchio. Secondo dopo nove giornate (a +9 dalla penultima) e ancora terzo dieci partite più tardi (a +10 dalla riga), il Lugano si ritrova al quinto posto con un vantaggio sceso a 5 punti sul Sion e a 9 sul fanalino di coda Vaduz, con la squadra del Principato impegnata mercoledì nel recupero contro il Lucerna. Forse è troppo presto per fasciarsi la testa, ma l’involuzione di risultati (e anche di gioco) delle ultime settimane non può non preoccupare chi, come il presidente Angelo Renzetti, è chiamato a garantire la permanenza della società nell'élite del calcio svizzero… «È un momento difficile, non ci sta girando bene. Ma occorre analizzare la genesi di certi risultati non prettamente positivi: siamo andati sotto nei minuti finali, a seguito di errori banali, come il 3-2 del Lucerna frutto del buco lasciato in barriera, o il pareggio del Servette, nato da un tiro sbilenco che si è tramutato in un assist perfetto per Schalk. A questo punto dobbiamo rimanere compatti, sapevamo che sarebbe stato un campionato difficile, lo sto dicendo da tempi non sospetti. E sarà così fino alla fine. Al di là di tutto, però, nonostante la mancanza di vittorie siamo sempre lì, a 5 punti dal secondo posto. Quest'anno non mi sono mai azzardato a fare pronostici perché sapevo che sarebbe stato campionato estremamente equilibrato, fatta ovviamente eccezione per lo Young Boys. D’altra parte cosa puoi dire a una squadra che in tutta la stagione ha perso soltanto quattro volte e che da tempo immemore non subisce sconfitte in trasferta? È un periodo così, non posso e non voglio mettermi a sparare nel mucchio. Ci occorrono tranquillità e certezze. C’è una sana consapevolezza del fatto che ci toccherà lottare fino alla fine, non si scappa. Ma non dobbiamo nemmeno dimenticare che se nelle ultime due partite non fossimo stati rimontati nei minuti finali, adesso saremmo al secondo posto».
C’è da capire la posizione del tecnico Maurizio Jacobacci. Da va sè che non è questo il momento per parlare di un eventuale rinnovo del contratto, ma è altresì vero che negli anni passati c’è chi ha pagato per molto meno… «Jacobacci non c’entra nulla in tutto ciò. Dopo aver ottenuto un record di risultati positivi, adesso sta vivendo una fase di difficoltà che ha però ben poco a che vedere con la sua capacità di allenare. L’ho rassicurato proprio questa mattina, facendogli notare che nessuna squadra ci ha mai messo sotto in maniera evidente, per cui non dobbiamo temere che questo momento negativo rappresenti il crollo di tutto il sistema. D’altra parte, non è colpa di Jacobacci se la barriera si apre, se Covilo sbaglia il passaggio dal quale nasce la punizione decisiva, se Maric si infortuna e ci ritroviamo in difficoltà dietro...».
Sin dall’inizio della stagione, uno dei marchi di fabbrica di questo Lugano è stata la capacità di girare il risultato a suo favore nei minuti finali: lo ha fatto contro il Sion due volte, contro il Basilea, il Vaduz e lo Zurigo. Adesso, però, l’inerzia sembra cambiata e la zona Cesarini arride agli avversari (Basilea, Servette, Lucerna)... «È sempre questione di dettagli, a volte a favore, a volte contro. È però evidente che la squadra sta attraversando una fase di stanchezza: stiamo giocando a ritmi forsennati e il nostro stile richiede una grande concentrazione difensiva, ciò che alla lunga crea affaticamento. Aggiungiamoci pure gli infortuni, le squalifiche e il quadro è completo. Ovvio, sono situazioni che toccano pure i nostri avversari, ma in questo momento siamo noi a essere persi di mira. Il fatto di avere ai box Mijat Maric rappresenta un handicap considerevole: con uno come lui in campo, con la sua capacità di dettare tempi e sistemi, domenica quella barriera non si sarebbe aperta e certi errori non sarebbero stati commessi».
Nelle scorse settimane, si sono uditi mugugni da parte di alcuni “panchinari”. Quando lo spogliatoio vocifera, di solito c’è da iniziare a preoccuparsi… «La situazione è stata ingigantita dalla stampa. Si è trattato dei mugugni di due giovani, ma nello spogliatoio c’è stato un confronto e la situazione è già rientrata. D’altra parte, quando le cose non girano come si vorrebbe, qualche dissapore è normale che nasca. È così nella vita, non solo nel calcio. Abbiamo numerosi elementi di esperienza e carisma, perfettamente in grado di gestire lo spogliatoio. Al momento attuale mi preoccupano maggiormente le prossime due trasferte (Losanna e Sion): è vero che in trasferta non perdiamo da tempo immemore (14 partite, ultima sconfitta il 5 luglio 2020, 3-0 a Berna, ndr), ma affronteremo due squadre insidiose, dalle quali non potremo aspettarci sconti».
In questo momento complicato, il presidente ha preferito non rivolgersi direttamente alla squadra… «Hanno parlato tra di loro e ho ricevuto il feedback da Marco Padalino. Io, di norma, faccio il matto quando vedo le cose arrivare. Dopo il pareggio con il Vaduz mi sono arrabbiato perché temevo che la situazione prendesse la piega che poi ha perso. Ma quando la frittata è fatta, devo essere il primo a rimanere tranquillo e a cercare di rasserenare l’ambiente. Provo a intervenire prima per pervenire, ma poi non sto a sparare sull'ambulanza».
Restano i numeri, nel 2021 è arrivata una sola vittoria, oltre tutto su rigore… «Il fatto che da tanto tempo non si conquistino i tre punti insinua il dubbio nella mente e si inizia a vacillare. È umano. Ma siamo ancora lì, a portata di secondo posto e alla fine questo estremo equilibrio contribuisce a smussare le sensazioni negative. Se devo essere sincero, contavo molto sulle tre partite casalinghe, non mi immaginavo che da Vaduz, Servette e Lucerna saremmo usciti con due soli punti. Aggiungiamoci pure la sfida con lo Young Boys, averemmo dovuto chiudere questo poker di impegni con quattro o cinque punti, obiettivo più che realizzabile alla luce dell’andamento delle partite. Secondo me si tratta di un problema di circostanze che vanno però a toccare l’aspetto mentale dei singoli. La cura? Una bella vittoria, ne sono convinto».
In questa seconda parte della stagione il Lugano avrà un aiuto in più, quello di Reto Ziegler (35 anni), reduce da due stagioni nella Mls statunitense con la maglia di Dallas… «Per noi si tratta di una bella opportunità, perché lui voleva ancora giocare e non ha presentato pretese economiche particolari. In rosa abbiamo Maric attualmente infortunato, Oss reduce da guai fisici piuttosto importanti e Kecskes che sin qui ha disputato 1'811 minuti su 1'890, aggiungiamoci qualche inevitabile squalifica ed ecco che l’esperienza di Ziegler potrà diventare davvero utile. È un professionista di lunga data, sa come ci si comporta e non è certo il tipo incline a fare tragedie per una panchina. In un momento nel quale occorrono uomini di personalità, la sua presenza sarà molto utile».