L'ex capitano del Chiasso è l'ultimo acquisto di un Bellinzona sempre più forte e ambizioso: ‘Felice di aver sposato la causa granata’
Il messaggio è chiaro: con l’acquisto di Bruno Martignoni perfezionato pochi giorni fa - che segue di qualche settimana quello altrettanto “roboante" di Patrick Rossini, l’Acb rilancia le proprie ambizioni, riassumibili in assalto alla promozione, pur se in società - come è giusto che sia - ci vanno cauti, anzi con i piedi di piombo. La realtà dice però che ora il Bellinzona di Valerio Jemmi ha davvero tutto quanto serve per rendere la pariglia alle corazzate Yverdon e Rapperswil, deputate a recitare un ruolo da protagonista in Promotion League.
La trattativa con l’ex difensore centrale di Locarno, Aarau e Chiasso era stata avviata tempo fa, nei giorni in cui il campione del mondo U17 era in uscita dal Chiasso, del quale è stato il capitano. Bruno, però, è granata solo dalla scorsa domenica, giorno della definizione di un accordo al quale le parti - come detto - lavoravano sotto traccia da settimane. Acb e Martignoni, da promessi sposi quali sono subito sembrati essere, sono così convolati a giuste nozze, per sancire un’unione che fa gioco a entrambi. Il club granata inserisce in organico un ticinese in più, in ossequio a una filosofia societaria coerente e cara anche alla piazza, nonché un calciatore di primo livello, con alle spalle un curriculum importante, in una rosa già molto competitiva che ora può davvero dirsi pronta all'assalto della promozione, da contendere a vodesi e sangallesi. Bruno, dal canto suo, dopo l’interruzione un po' così del rapporto di lavoro con il Chiasso, ha l’opportunità di rilanciare la carriera in una piazza tradizionalmente molto calda e partecipe. In una squadra che ambisce a vincere, dopo tanti anni di patemi al Riva IV. In un ambiente ideale per ripartire con rinnovato slancio, per un calciatore ormai navigato ma appena 27enne (diventeranno 28 a fine anno) che ha ancora molto da dare, sul piano tecnico, dell’esperienza e dell’entusiasmo.
«Sono sempre rimasto in contatto con il Bellinzona - conferma Martignoni -. Inizialmente, ho cercato di restare in Challenge League, ma poi sono prevalse altre volontà . Voglio restare vicino alla mia famiglia, alla mia fidanzata, con la quale ho dei progetti. Inoltre, a 27 anni devo fare il punto sul mio percorso non tanto calcistico, bensì di vita. Ho quindi deciso di sposare appieno la causa dell’Acb, gruppo giovane, ticinese, in cui militano ragazzi che conosco bene, per averli avuti come compagni o avversari già nelle giovanili, o nei vari campionati disputati. È una delle ragioni per cui sono approdato a Bellinzona senza troppi intoppi. La trattativa è andata un po’ per le lunghe perché le mie priorità sono cambiate solo nelle ultime settimane. Ne ho fissate di diverse, che bene coincidono con la scelta di venire a giocare a Bellinzona».Â
Alla base di questa scelta, anche ragioni personali e di ordine professionale, per una riconversione post calcistica che va pianificate, preparata. «Potrei fare il professionista anche a Bellinzona, come ho sempre fatto in carriera. Però, come detto, ho fatto il punto della mia situazione: a 27 anni, 28 a dicembre, devo dare la priorità all'aspetto professionale, per cui ho deciso di intraprendere questo percorso con il Bellinzona, che si è detto ben contento della mia scelta. Diciamo che tutti i tasselli si sono sistemati nel modo giusto perché io potessi indossare la maglia granata».
Tante ne ha già viste, altre sfide lo attendono. «Se devo stilare un bilancio sportivo, dico senza riserve che vado fiero della mia carriera, di quello che ho fatto. Ovunque sia andato ho lasciato un buon ricordo. Il mio di certo non è un passo indietro. Al contrario, Bellinzona è una squadra importante. Con l'organico che c’è, ci sono tutti i presupposti per fare bene, purché tutti gli incastri si sistemino. A livello professionale, per me questo è un punto di partenza. A livello calcistico, è una tappa ulteriore lungo il mio percorso, il prosieguo della mia carriera in una società strutturata e competitiva che come obiettivo ha la promozione. Ecco perché non mi sento certo di dire di avere fatto un passo indietro. Semmai è un passo avanti, nel piano carriera professionale e in ambito sportivo, in una realtà in cui le aspettative sono alte».
L'esperienza di Chiasso non si è conclusa nel modo più felice. Cose che nel calcio succedono… « Sono contento di come mi sono lasciato con tutti, a Chiasso. È stata un'avventura molto piacevole. stressante ma piacevole. Ero anche capitano, per cui da questo punto di vista un po’ di dispiacere c’è. So benissimo che nel calcio meritocrazia e riconoscenza difficilmente li trovi. Se li trovi, sono merce rara. Ringrazio il direttore Bignotti, ha sempre cercato di farmi restare. Con la nuova società non ho avuto alcun contatto, nessuno si è fatto vivo. La mia volontà di restare in rossoblù era nota ma, escludendo Bignotti che ha lavorato fino all’ultimo alla mia permanenza, nessuno si è fatto avanti e sono giunto a scadenza di contratto (30 giugno, ndr)».
Cosa porti a Bellinzona? «Innanzitutto ho tanta voglia di riprendere, dopo due mesi di infortunio. Sono fermo dalla fine dell’avventura a Chiasso (problema alla schiena, ndr). Sul piano della condizione devo quindi recuperare un po’ di terreno. Conto di lavorare con la squadra dall’inizio di settembre. Desidero dare il mio contributo alla società e ai compagni. Il mio obiettivo l’ho fissato nella promozione già quest’anno. La maggior parte dei giocatori in rosa vanta esperienze in categorie superiori, anche in Super League. Puntare a un grande risultato è possibile. Porto entusiasmo, voglia di fare. So però anche di essere l'ultimo arrivato. Mi devo ambientare con i ragazzi, con i nuovi metodi di allenamento. Ma non sarà un problema».
La piazza granata è particolarmente calda, passionale e partecipe. Un bello stimolo. «Senza nulla togliere al Chiasso, che puntava tanto sulla valorizzazione di giovani calciatori ma che qualcosa doveva per forza concedere in termini di esperienza e solidità , all'ombra dei castelli ritrovo un pubblico e un calore che al Riva IV un po’ mancava, pur riconoscendo ai pochi tifosi rossoblù sempre presenti un affetto e una vicinanza invidiabili. Bellinzona è sempre stata una piazza molto importante, abituata anche a palcoscenici prestigiosi. Ricordo la Super League, la finale di Coppa Svizzera…La città è molto legata alle vicende sportive dell’Acb».