Sono ancora molti i problemi che affliggono la pallacanestro svizzera, a cominciare dalla dispersione dei talenti dopo i 17-18 anni
Siamo agli sgoccioli, anzi, forse già oltre, per quanto riguarda la stagione cestistica. Sei squadre della A maschile e sei di quella femminile sono già in vacanza da una settimana, e ciò è tristissimo per uno sport che vuole risalire la china dei consensi e del pubblico. Se poi pensiamo che Elfic e Nyon tireranno a campare ancora per 80 minuti prima di consegnare il trofeo alle friborghesi, come era ampiamente preventivato a inizio stagione, restano solo le gare maschili a suscitare un minimo d’interesse. Dico minimo perché non è che la stampa romanda scriva paginate sul basket, se non nei momenti del trionfo e, purtroppo per la ‘geografia’ del basket svizzero, solo a Friburgo.
Torno a dire che molte società non sono così dispiaciute di essere già in vacanza, perché risparmiano sui già magri budget che hanno a disposizione. E qui si apre un discorso che è bene fare oggi a bocce quasi ferme: cosa stanno facendo i club e la Federazione per trattare i problemi che assillano il basket svizzero? C’è una volontà dichiarata di affrontare le problematiche di petto e non mettendo la polvere sotto il tappeto, come è stato fatto in questi ultimi anni, perché il rilancio del basket elvetico è una necessità. È chiaro che, in un momento di transizione gestionale, non è pensabile che si possano affrontare tutti i problemi che affliggono il nostro basket, ma occorre cominciare presto a mettere in campo le strategie e avere basi un po’ più solide per costruire il futuro.
Se consideriamo le attività che si svolgono nel settore giovanile, si può affermare che il nostro basket non sta male, e non sono poche le società che lavorano bene pur con un grosso limite: oltre la U18 le cose sono più scricchiolanti: il Centro nazionale non è andato oltre la nona posizione in un campionato a 14 squadre, le nostre Nazionali giovanili non fanno molti passi avanti nelle competizioni a livello europeo. Segno evidente che solo una parte dei talenti che emergono, giunti ai 17-18 anni, poi cambiano registro e si dedicano agli studi e al lavoro. Inoltre, è cosa risaputa, gli investimenti in allenatori di un certo livello per queste squadre sono limitati, e quindi il potenziale di crescita è lasciato alle capacità dei singoli.
Un altro aspetto che potrebbe portare nuova qualità ai nostri campionati è andare a cercare i giocatori svizzeri che giocano in squadre di nazioni vicine e che potrebbero far fare un salto di qualità a costi non esorbitanti. Anche perché c’è un gruppo di “anziani” che va per la maggiore che potrebbe abbandonare, ma questo rientra nelle solite voci che accompagnano la fine della stagione. In attesa di vedere se i prossimi due tornei di 3x3 promuoveranno la nostra Nazionale ai Giochi di Parigi, motivo per cui i club oggi sono quasi tutti già in vacanza, godiamoci questo finale di campionato che magari, almeno a livello maschile, ci darà qualche emozione vera. Sinora abbiamo visto solo nell’esclusione di Vevey da parte di Neuchâtel una certa sorpresa, ma non crediamo che gli stessi neocastellani e Ginevra possano privare delle finali le due migliori del campionato, il tutto con i debiti scongiuri da parte dei più superstiziosi.