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È un Elfic costruito per dominare. ‘Ma non sarà scontato’

Le friborghesi hanno subito dimostrato il loro livello contro il Riva. Romain Gaspoz: ‘Abbiamo cambiato molto e dobbiamo ancora lavorare molto’

La 18enne ticinese al contrasto con Marie Hunter: ‘Devo migliorare fisicamente’
(Ti-Press/D. Agosta)

Il Friborgo targato Elfic è oramai una corazzata nell’ambito del basket elvetico e, non per nulla, tutti i recenti titoli nelle tre competizioni nazionali sono finiti in riva alla Sarine. Una squadra, quella friborghese, costruita per l’Europa. Quella vista contro il Riva, seppur priva dell’americana Hoppie Quadashah, è stata una squadra dominante in ogni settore, guidata in regia dall’ottima guardia belga Carpréaux, classe 1987, la più anziana, che si avvale di un’ala grande come l’ucraina Uro-Nilie, 1994, 188 cm, a cui si aggiungono Stojanov, 2002, 191 cm, Jacquot, ala del 2001, e in regia troviamo pure Viktoria Ranisavljevic, classe 2005, ex Riva, autrice sabato di 15 punti e 4 rimbalzi. Cominciamo dal tecnico Romain Gaspoz: sarà un'annata facile? «Per niente, nessuno ci regala nulla. Abbiamo cambiato molto, sono partite Fora e Gaspoz pedine essenziali, e stiamo ricostruendo con le nuove arrivate».

Però il divario con le altre rimane elevato. «Diciamo che non c’è nulla di scontato, però, perché chi ha preso tre buone straniere sa stare in campo e con alcune brave svizzere può fare risultato. È comunque vero che la nostra panchina è lunga».

Avete fatto amichevoli in Francia per potervi allenare all’Europa, con quale esito? «Diciamo che ho visto buone cose, ma dobbiamo lavorare ancora parecchio. L’infortunio a Hoppie è un limite anche alle dinamiche di squadra, ma spero che in pochi giorni saremo al completo».

Come hai visto il Riva? «Bene, direi. È una buona squadra che potrà fare bene in stagione e ha una straniera, Hunter, di prim’ordine. L’altra, Bell, ha un po’ patito le nostre lunghe ma è nuova per il campionato svizzero e quindi si farà. Poi ci sono svizzere più che discrete e quindi sono certo che se la giocherà con tutte o quasi».

E le altre compagini? «Conosco poco le straniere che hanno ingaggiato quest’anno per cui rimango prudente. Se una squadra prende tre straniere forti, può fare ottimi risultati. Basta avere un paio di svizzere che sanno tenere il campo e puoi mettere subito in difficoltà le avversarie. Nyon e Troistorrents penso saranno buone squadre, vedremo in stagione».

Ranisavljevic: ‘A Pegli tante rinunce ma ne è valsa la pena’

La partita di Riva ha segnato il ritorno fra le mura di casa di Viktoria Ranisavljevic, diciottenne di ottime prospettive che ha lasciato Riva a 16 anni per accasarsi a Pegli, in serie B italiana: parlaci un po’ di questa esperienza. «A 16 anni ho ricevuto questa offerta e, con i miei genitori, ho deciso di accettarla. È stata un’esperienza molto importante per la mia crescita personale e per quella fisico-tecnica. A Pegli ho trovato un ambiente molto bello, sono stata accolta in una famiglia super e sono stati due anni di crescita a 360 gradi».

Perché Friborgo? «Dopo i tre anni di scuola per sportivi d’élite di Tenero che ho seguito, dovevo fare uno stage di un anno in una banca. Friborgo è arrivata prima della decisione del Riva di giocare in serie A, altrimenti sarei tornata a… casa. Ma anche a Friborgo ho trovato persone molto disponibili e accoglienti, mi trovo bene».

Dal campionato italiano a quello svizzero: due mondi diversi? «Certamente, anche se Pegli gioca in B, il valore complessivo della squadra e delle avversarie è più elevato. È una palestra molto interessante per crescere bene nell’ambito cestistico e non è una cosa scontata per chi ha lasciato casa a 16 anni. Ho fatto tante rinunce, ma ne è valsa la pena».

A Friborgo le esigenze sono diverse anche perché si gioca in Europa. «Esattamente: mi rendo conto, e l’ho verificato nelle amichevoli in Francia, che devo crescere sul piano fisico, perché la fisicità è un’arma importante nel contesto europeo. A Pegli mi allenavo 6 giorni su 7, magari anche con sedute in sala pesi oltre che sul campo. È una necessità per giocare a certi livelli, per cui devo andare in questa direzione e cioè avere maggior fisicità e migliorare il tiro. Sul piano mentale non ho problemi perché di carattere sono una che non molla mai, ma il tiro e i chili non sono questione di carattere, quanto di lavoro».

A Riva fiori e abbracci con tutti, questa è veramente casa tua: pensi che in un futuro ci possa essere un ritorno? «Si dice mai dire mai, ma a 18 anni non si fanno progetti a lunga scadenza, soprattutto nello sport dove basta poco per cambiare tutto. Diciamo che la mia “appartenenza” affettiva al Riva è evidente, ma vedremo fra qualche mese cosa si potrà fare. Ora ho una stagione alle porte e un anno di stage fondamentale per il mio futuro. Due scelte importanti sulle quali voglio concentrarmi per dare il meglio».

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