A 91 anni si è spento l'ex tecnico della Nazionale, punto di riferimento per il movimento rossocrociato anche dopo aver lasciato le cariche federali
Si è spento domenica pomeriggio, alla bella età di 91 anni, Maurice Monnier, ex giocatore, ex allenatore della Nazionale e di varie squadre maschili e femminili, nonché membro per decenni di varie commissioni in seno a Swiss Basket. L'aver perso sua moglie Consiglia a inizio maggio, dopo 38 anni di matrimonio, è stata per Maurice una ferita insanabile. Lui che è stato certamente l’anima del basket ginevrino sin dai primi anni del suo impegno cestistico, prima come giocatore di Lega nazionale A (prima convocazione in Nazionale nel 1952), poi come allenatore dell’Etoile Séchéron, di Usg e Cag e di Lignon e Nyon, con il quale ha vinto anche il titolo svizzero.
Ha poi fatto parte della Commissione federale degli allenatori, e in quel consesso, di cui il sottoscritto faceva parte negli anni Ottanta, si sono gettate le basi per i nuovi percorsi G+S in collaborazione con Macolin per la formazione degli allenatori. Orgoglioso di aver sempre avuto la licenza di basket sino alla fine, per ben 79 anni (!), Maurice è stato un punto di riferimento per il basket svizzero fino a quando ha lasciato le cariche federali, ma il suo entusiasmo e la sua applicazione verso la disciplina sono continuati sin quasi ai nostri giorni. Si è occupato di formazione dei più giovani e, con l’aiuto di sua figlia Carinne – a cui vanno le nostre condoglianze – ha messo a punto manuali d’insegnamento per il minibasket (8-12 anni) e a Mies ha continuato a insegnare basket ai più giovani fino a qualche anno fa.
Il suo interesse per la pallacanestro era totale: dalla Nba a tutti i tornei nei quali era impegnata una nazionale di categoria, fosse la U16 o altro maschile o femminile, e il suo sguardo critico era presente. Nei commenti scambiati sino a qualche settimana fa con l’amico Gabriel Gysler (ex presidente della Lega), il suo amore per il basket emergeva sempre in maniera critica, ma anche costruttiva.
Il suo ultimo sguardo è stato per gli Europei U20 dove sottolineava la buona prova della Svizzera con il settimo posto nel gruppo B, ma nel contempo segnalava anche quanto divario ci fosse ancora tra il gruppo A e il gruppo B, con il rammarico che a livello di Federazione si facesse troppo poco per la formazione. Il suo sguardo era proiettato sempre alla crescita del basket svizzero e non sono mai mancati gli appunti negativi per la gestione del nostro movimento.