Basket

La Spinelli vuole confermare la propria supremazia

In gara 2 dei quarti di finale dei playoff contro Boncourt farà ritorno in panchina Robbi Gubitosa, sempre fuori invece Marko Mladjan

Gara 2 dei quarti dei playoff, domani sera a Nosedo alle 19.30, entrata gratuita, con l’atto secondo di Spinelli contro Boncourt. Diciamo subito che ci aspettiamo un’altra gara ma anche no, vista la pochezza della compagine giurassiana: scarsa sotto i tabelloni, 24 rimbalzi contro 47, scarsa al tiro, 36% opposto al 60% dei padroni di casa e un gioco collettivo a sprazzi. È vero che la Spinelli non ha concesso molto, se non nei primi minuti quando si stava ancora scaldando, ma poi ha innestato il turbo ed è scesa la notte. Certi parziali di 18 a 0 o 13 a 0 che si sono intercalati a qualche canestro ospite sono un segno evidente delle forze in campo. Domani sera farà ritorno in panchina Robbi Gubitosa, dopo le quattro giornate di squalifica, mentre sarà ancora out Marko Mladjan con la speranza di averlo dalle semifinali in poi. E, visto che non c’è stato molto da dire sulla gara uno, voglio tornare su un paio di aspetti che rendono il basket migliore. In primis le bocche cucite dei giocatori massagnesi davanti alle decisioni arbitrali: troppo facile quando ci sono questi divari, dirà qualcuno, ma non è così perché le brutte abitudini sono dure a morire.

Il secondo aspetto è stato l’arbitraggio del trio Jeanmonod, Vitalini e Katarina Stupar: equilibrati sin dal primo fischio, hanno stabilito una linea coerente per 40 minuti. Anche in questo caso non si può parlare di ‘partite facili’ perché è sempre stato evidente che le partite non sono necessariamente facili. Anche quelle più scontate possono andare a catafascio se non vi è un atteggiamento deciso e coerente per tutta la partita. Gli arbitri conoscono i giocatori e viceversa, ognuno sa benissimo fin dove può tirare la corda delle lamentele o del dialogo. Se ognuno svolge il suo ruolo con coerenza avremo delle gare dove il trio arbitrale nemmeno lo si nota perché non vi è ragione per lamentarsi. Sempre che l’arbitro fischi con gli stessi criteri, non un secondo prima o un secondo dopo e il giocatore riconosca il fallo fatto. L’augurio, proprio per evitare che i lamenti diventino più importanti del gioco, è che ci sia questo salto di maturità agonistica da ambo le parti che evita un mare di polemiche. Perché nel nostro basket le cose peggiori vengono proprio dalla mancanza di regole che garantiscano equità per tutti, e non solo in campo.