Problemi vecchi, ma la Federazione non fa nulla per migliorare l'immagine della pallacanestro
Siamo quasi in dirittura d’arrivo, considerato che l’unico dubbio rimasto è relativo alla classifica delle prime due: ci fosse stata la solita struttura per la terza fase – con le posizioni acquisite dopo andata e ritorno –, mercoledì avremmo la Spinelli ad ospitare il Vevey e non viceversa. E a fine aprile, ultima giornata, avremmo una sfida Spinelli-Olympic a Nosedo, e non a Friborgo. Per quella data potrebbero esserci punteggi già chiari, ma la sostanza delle “ingiustizie” non cambia. Quello che non riesco a capire è come i club siano tutti sottomessi a scelte inique a cui non si oppongono, se non fuori dalle stanze del potere. Quando si tratta di decidere, pare che tutto sia già stato deciso, il che non fa certo del bene al nostro basket.
Se poi consideriamo le difficoltà economiche di troppe squadre, è evidente che il sistema sta implodendo. Che ci siano club in precarie condizioni lo dimostra il fatto che non tutti hanno quattro stranieri, che faticano a trovare buoni svizzeri e che fanno di necessità virtù, senza preoccuparsi di vittorie e sconfitte, visto che le relegazioni non ci sono. Ciò che pare evidente, considerando anche la scarsità di pubblico alle partite – fatta eccezione per tre o quattro club – è come il prodotto basket non abbia più un’immagine che coinvolge i tifosi. In questo ambito, si sa che molte società non hanno la capacità di sviluppare una strategia che faccia da collante fra prima squadra e settore giovanile. Sono pochi i club che possono vantare una presenza costante di giovanissimi e giovani alle partite di serie A. La loro presenza “trascina” anche i genitori, e così si forma una base solida di affluenza che dà pure maggiore sostanza al valore del club. A certe gare di cartello abbiamo visto settanta o ottanta paganti, praticamente tutti conosciuti per nome, da sempre a seguire i propri colori. È vero che per calamitare i giocatori che fanno spettacolo occorrono investimenti di un certo tipo, ma è pur vero che si può vedere una buona pallacanestro e avere un buon pubblico anche con squadre modeste.
Ma se non ci sono fattori di coinvolgimento e non viene stimolato il senso di appartenenza, le palestre o i palazzetti saranno sempre più deserti. Occorrerebbe che a livello di Federazione si facesse un vero sviluppo d’immagine del prodotto basket, e non prometterlo soltanto prima delle elezioni. Se guardo allo spazio che viene dato al basket oltre Gottardo, fatta eccezione per La Liberté di Friborgo, si ha conferma di quanto poco si faccia per rendere visibile e coinvolgente la palla a spicchi.