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Tante sfide in vista dei Mondiali U19

La Svizzera ospiterà la rassegna iridata nel 2025, ma la Federazione è chiamata a risolvere numerose sfide organizzative

Quello di Friborgo è l’unico vero palazzetto di cui disponiamo ora

Qualche settimana fa la Fiba ha attribuito alla Svizzera l’organizzazione dei Campionati del Mondo U19 del 2025. In sé una notizia interessante e che dovrebbe fare felici tutti, non fosse che la Svizzera non è il… Qatar che ha saputo gestire il deserto, costruendo in ogni dove senza freni e senza problemi di natura finanziaria. Dico questo perché un Campionato del mondo, seppur della U19, richiede una marea di cose a cominciare dalle infrastrutture.

Abbiamo un anno e mezzo per preparare simile manifestazione e va pensato che ci saranno 16 squadre divise in quattro gironi e quindi occorreranno almeno quattro strutture adeguate al bisogno: pensiamo solo che ci saranno delegazioni al seguito, la stampa scritta, parlata e visiva, e anche tifosi: perché, contrariamente a quanto avviene da noi, negli altri paesi lo spazio dedicato e seguito delle Under è molto elevato. Non ci sono solo nonni, fratellini e amichette varie attorno ai campi da gioco, ma tifosi veri. Da noi i campionati giovanili muovono poco o niente, fatta eccezione per le finali nazionali che, a dipendenza dei luoghi, muovono qualche centinaia di persone.

Nazionale elvetica destinata a un ruolo da comprimaria

Occorre in primis avere strutture, si diceva, adeguate sia ai giocatori, sia alla stampa e sia alla logistica. Da noi, quando si muovono le nostre squadre, sono spesso alloggiate in strutture tipo la protezione civile, tanto per dire, ma dubito che un mondiale possa agire in questo senso. Inoltre non abbiamo palazzetti se non quello di Friburgo e poco più. Eppoi, diciamolo, non abbiamo nemmeno una squadra di spessore in grado di non fare da materasso. È vero che in un anno e mezzo potranno "nascere" dei fenomeni ma, con le tendenze alle fughe dalla palla a spicchi di questi ultimi anni, qualche dubbio può esserci. Se da una parte si può anche dire che questo azzardo potrebbe portare nuovi stimoli al settore cestistico, dall’altra rimane la perplessità per la pochezza dei nostri mezzi. È logico che una manifestazione mondiale che avrà una certa visibilità a 360°, possa convogliare diversi investimenti da parte di sponsor di scala mondiale, ma è altrettanto vero che questi sponsor poi avranno esigenze logistiche e spaziali di spessore. Come si vede da queste semplici osservazioni, che non sono negative a prescindere ma legate alla nostra realtà, l’impegno che si dovrà profondere non è per nulla semplice.

Sarà importante che Erik Lehmann e la sua truppa si possano muovere già a partire dal prossimo gennaio e cominciare a pianificare come si deve una manifestazione di questo livello. Non vorremmo che, oltre a presentare una nazionale di un certo valore, si facciano figuracce a livello organizzativo.

Se il Qatar è riuscito a mobilitare il mondo nel deserto, speriamo che la nostra Federazione riesca a mobilitare le sue forze, economiche e non, in una disciplina certamente di inferiore impatto ma, comunque, mondiale.