Ottima prestazione di Kouni, Kora, Frey e Gutschmidt, terze della loro serie in 42"64, mentre agli uomini non riesce il miracolo. Fuori anche Hofmann
Il venerdì dei Mondiali di Budapest è stato consacrato alle staffette 4 x 100, con la Svizzera capace di accedere alla finale femminile, ma non a quella maschile. Pascal Mancini, Bradley Lestrade, Felix Svensson ed Enrico Güntert hanno corso in 38"65, a dodici centesimi dal loro miglior tempo stagionale firmato a Londra, ma chiudendo in settima posizione la loro batteria, ultimi tra le squadre giunte al traguardo. Per il quartetto elvetico la differenza di qualità per sperare in un miracolo contro le varie Italia (37"65), Sudafrica (37"72) e Gran Bretagna (38"01). «Penso di essere partito bene e di aver rimontato un po‘ – spiega Mancini –. Bradley ha fatto una super corsa, sono fiero di lui, mio protetto. Poi non dobbiamo dimenticare che ci mancavano i tre migliori sprinter della stagione (Reais, che ha corso i 200 metri e gli infortunati Silvan Wicki e Timothé Mumenthaler, ndr), ci siamo ben disimpegnati ed eravamo al nostro limite». Svensson esprime invece un po’ di delusione: «A caldo sono un po' deluso, abbiamo avuto degli alti e bassi in stagione, perché abbiamo saputo all'ultimo di essere presenti ai Mondiali. Analizzeremo questa gara per prepararci al meglio per la prossima stagione».
Missione compiuta invece dalla staffetta femminile, pur priva delle punte di diamante Ajla Del Ponte e Mujinga Kambundji, in finale grazie alla terza posizione nella loro batteria. Natacha Kouni, Salomé Kora, Géraldine Frey e Melissa Gutschmidt hanno corso in 42"64, a 59 centesimi dal record nazionale delle Olimpiadi di Tokyo, chiudendo alle spalle di Giamaica (41"70) e Gran Bretagna (42"33), ma precedendo nazioni di spicco come Trinidad e Tobago e Germania, campionessa europea in carica. «È un risultato enorme – spiega Kora –, già nella calling room eravamo sicure di andare in finale da quanta fiducia avevamo nei nostri mezzi. Ma per la finale (in programma domenica, ultima giornata della rassegna, ndr) possiamo ancora limare due o tre decimi, visto che per esempio i nostri passaggi di testimone non sono stati perfetti».
Le semifinali degli 800 metri sono invece state il capolinea di Lore Hoffmann, quinta nella sua serie in 2'01"05, mentre la più rapida è stata la britannica Jemma Reekie in 2'00"28. La corsa è stata piuttosto tattica, con i primi 500 metri molto lenti. Hofmann si è come di suo consueto posizionata in fondo allo schieramento, poi ha rimontato qualche atleta, ma non abbastanza per entrare in finale, a sei decimi dalla seconda posizione che l'avrebbe qualificata. «Non era questo il piano della gara – la sua analisi –, mi aspettavo che la corsa partisse più velocemente, mentre è andata diversamente. All'ultima curva, mi sono dovuta allargare e fare qualche metro in più. Ho finito forte ma partendo da lontano. Gli 800 m sono lunghi, posso e devo essere più paziente».
Il momento più atteso della serata erano però le finali dei 200 metri. Al femminile la giamaicana Shericka Jackson si è imposta in 21"41, record del campionato, ad appena sette centesimi dal record di Florence Griffith-Joyner, ma comunque con la seconda miglior prestazione di sempre. La 29enne si è così presa la rivincita dopo l'argento sulla mezza distanza. Ha preceduto ad ampissima distanza le statunitensi Gabrielle Thomas (21"81) e Sha'Carri Richardson (21"92, nuovo personale).
Chi è invece riuscito a centrare la doppietta 100-200 è lo statunitense Noah Lyles, anche lui grandissimo favorito alla vigilia, che tuttavia in 19"51 è rimasto relativamente distante dal record di 19"19 di Usain Bolt, anche a causa di condizioni di vento non favorevoli. Lyles non ha comunque avuto particolari problemi a imporsi, visto che ha preceduto il connazionale Erriyon Knighton di 23 centesimi e il botswano Letsile Tebogo (già bornzo sui 100 m) di 29.
Per quanto riguarda infine le altre finali di serata, nel salto triplo femminile la pluricampionessa Julimar Rojas si è imposta faticando però più del previsto. La venezuelana era infatti solo ottava prima dell'ultimo salto, ma un balzo di 15,08 m le è infine bastato per precedere l'ucraina Maryna Bekh-Romanchuk (15 metri precisi) e la cubana Leyanis Perez Hernandez (14,96 m). Nel giavellotto, sempre al femminile, a imporsi è stata invece la giapponese Haruka Kitaguchi, autrice di un lancio da 66,73 metri, davanti alla colombiana Ruiz Hurtado e all'australiana Little.