laR+ Pedalate zurighesi

Le gole profonde saranno ricompensate dall’Uci

Il governo mondiale del pedale lancia un'azione per punire e prevenire il cosiddetto doping tecnologico

30 settembre 2024
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Fra le varie novità comunicate dall’Uci a margine del Mondiale, oltre alla scelta delle sedi delle prossime edizioni fino al 2030, c’è quella che riguarda la caccia agli imbroglioni.

Al 193° congresso dell’Unione ciclistica, però, al contrario di quanto si possa immaginare, non si è parlato di lotta al doping, bensì di frodi di carattere tecnologico, come ad esempio l’utilizzo di piccoli motori celati magari all’interno del telaio delle bici. Per stanare i mariuoli, il governo mondiale del pedale ha fatto sapere che non esiterà a pagare una ricompensa – d’ora in avanti – a chiunque potrà fornire in via confidenziale informazioni utili a debellare il fenomeno.

Ogni segnalazione, è stato detto, sarà ben accetta, perché tutto può servire ad agevolare controlli mirati e inchieste approfondite, anche per casi di frode verificatisi nel passato, quindi retroattivamente. Le ricompense previste per le gole profonde saranno corrisposte sia in denaro contante sia in natura, ad esempio tramite l’elargizione di articoli di vario genere oppure attraverso la fornitura di biglietti d’accesso alle più importanti manifestazioni sportive.

I premi saranno versati dopo la rigorosa verifica dell’attendibilità delle ‘soffiate’, e la loro entità sarà proporzionale all’importanza delle informazioni comunicate, oltre che al rischio corso e allo sforzo profuso dallo ‘spione’ al fine di procurarsele. L’Uci, insomma, sta promuovendo ufficialmente la delazione, come del resto già avviene in svariati altri ambiti. L’istanza planetaria del pedale sottolinea che sarà sua premura garantire l’anonimato di coloro che vorranno farsi avanti per segnalare eventuali irregolarità.

A questa precisazione aggiunge però una postilla tutta da interpretare: potrà esigere la comunicazione delle generalità dei ‘canarini’, qualora ciò si renda necessario per poter verificare l’esattezza o la pertinenza delle informazioni fornite. Incuriositi da questa novità, staremo volentieri a vedere se davvero funzionerà e se, soprattutto, porterà a risultati significativi.

Qualcuno, però, si chiede se una simile iniziativa abbia davvero senso, dato che – malgrado i numerosi sospetti e supposizioni periodicamente emersi in quest’ultima quindicina d’anni – in realtà nessun caso di doping meccanico è mai ufficialmente emerso nel ciclismo professionistico. La sola occasione in cui fu trovato un motorino nascosto nel telaio di una bici – risalente al 2016 – riguarda i Mondiali giovanili di ciclocross, quando alla 19enne belga Femke Van den Driessche fu appioppata una squalifica di sei anni.

E a proposito di imbrogli storici – ma molto meno sofisticati rispetto ai mini propulsori appena citati – pare che non del tutto pulita fu la conclusione del Mondiale del 1946, il terzo dei quattro disputati a Zurigo dopo quelli del 1923, del 1929 e del 2024. Cronache e leggenda si uniscono infatti per raccontarci che nel tredicesimo dei quattordici giri del circuito, nelle posizioni di punta ci fossero una manciata di corridori, fra cui il tigurino Hans Knecht, Rik Van Steenbergen, Marcel Kint, e il campionissimo Fausto Coppi. L’italiano però forò, e così a giocarsi la maglia iridata rimasero soltanto in tre: i due belgi e il padrone di casa. Nelle battute finali Knecht attaccò, con Kint capace di stargli a ruota.

A poche centinaia di metri dal traguardo, però, si dice che tre spettatori invasero il campo stradale per danneggiare il fiammingo: uno, addirittura, gli si aggrappò al sellino, rallentandolo quanto bastò per consentire a Knecht di andare a trionfare in solitaria davanti al proprio pubblico. Nessuno ovviamente vide nulla, tranne naturalmente i pochi tifosi belgi presenti, i cui reclami vennero bellamente ignorati. Dovettero accontentarsi dei due gradini più bassi del podio.

Erano davvero altri tempi: basti pensare che, in quel primo Campionato del mondo del dopoguerra – non a caso assegnato alla neutrale Svizzera – alla punzonatura si erano presentati soltanto trenta corridori (contro i 196 di quest’anno), e che al traguardo giunsero soltanto in diciassette.