In Svizzera è sempre più importante l'opera di chi mette gratuitamente il proprio tempo a disposizione delle società sportive di ogni livello
Nel panorama delle società sportive si pone il bivio fra volontariato e professionismo. In un periodo in cui l'industria sportiva globale registra un costante aumento dei flussi finanziari e una crescente pressione per raggiungere l'eccellenza competitiva, le società sportive locali sono chiamate a riflettere su come affrontare queste sfide. Alcune realtà hanno intrapreso un graduale passaggio verso il professionismo, mentre altre continuano a mantenere un saldo legame col volontariato, che nella sola Svizzera conta su ben 750mila persone.
Soprattutto di questo si è parlato lunedì sera al Cantro Gioventù e Sport di Bellinzona nell'ambito di una discussione intitolata ‘Volontariato vs professionalismo nelle società sportive’, tavola rotonda moderata dalla giornalista Debora Carpani a cui hanno preso parte Alan Bottoli, responsabile marketing di Ticino Unihockey, Alessandro Lava, capo dell'Ufficio dello sport presso Repubblica e Cantone del Ticino, e Paolo Duca, direttore sportivo dell'Hockey club Ambrì Piotta. Dopo un intervento di Marina Carobbio, consigliera di Stato e responsabile del Decs che ha ricordato l'importanza dello sport a livello sociale - e dunque pure l'opera dei volontari - interessante è stato vedere che sul tempo libero messo a disposizione da molte persone appassionate contano non soltanto club come il Tiuh, sodalizio di tipo amatoriale (300mila fr. di budget) che partecipa al campionato nazionale di serie B, ma anche realtà professionistiche ultrastrutturate come l'Ambrì Piotta (20 milioni di budget), che senza l'apporto dei volontari - specie per quanto attiene al settore giovanile - non potrebbe svolgere tutto ciò che fa oggi.
Fondamentale, in ogni caso, è la formazione di questi volontari, che al giorno d'oggi devono essere sempre più preparati, anche se appunto non ricevono denaro in cambio delle proprie prestazioni, se non al massimo un rimborso spese. La società odierna, infatti, richiede giustamente - oltre a competenze di tipo manageriale, di gestione delle risorse umane e delle relazioni personali - che chi ha a che fare coi giovani conosca perfettamente le regole di comportamento da tenere dentro e fuori dal campo, dentro e fuori dallo spogliatoio, ecc. anche per evitare ogni tipo di equivoco o di mancato rispetto della privacy. Nel corso della serata sono inoltre stati consegnati i diplomi per il corso di ‘Management di organizzazioni sportive - livello base’ del 2023, patrocinato dal Decs. Gli attestati sono andati a Rafael Almeida Marto, Cristian Broggi, Massimo Davide Cordiano, Lars Löwen, Mauro Maggiulli, Silvia Oggioni, Giuliano Peduzzi e Gabriele Ponti.