La finale sottotono di Mujinga sui 200 m non diminuisce il grande valore delle sue prestazioni individuali ai Mondiali di Eugene
«Il tempo e il piazzamento non sono all’altezza, ma la qualificazione rimarrà per sempre un bel ricordo»; delusione e orgoglio si mescolano nelle parole di Mujinga Kambundji dopo il suo ottavo e ultimo rango nella finale dei 200 m piani. Anche il tempo non si avvicina ai massimi livelli raggiungibili dalla bernese, fermatasi a esattamente mezzo secondo dal record nazionale di 22"05 firmato in semifinale. Bisogna anche dire però che Kambundji è stata sfavorita dal trovarsi nella corsia forse più ostica, la numero 1, oltre a essere l’unica partecipante all’ultimo atto con un personale superiore ai ventidue secondi.
Ma già la qualificazione alla finale (peraltro già centrata sui 100 m) è un risultato eccellente che testimonia l’ottimo livello di Kambundji – comunque seconda miglior europea dietro alla britannica Asher-Smith, che ha conquistato la medaglia di bronzo – ma anche la crescita del movimento atletico rossocrociato. «Il livello diventa sempre più alto e la vetta sempre più ampia – conferma infatti la maggiore delle sorelle Kambundji –, sono fiera di poter reggere il confronto. Dieci anni fa ci veniva ancora detto "non ce la farete mai, concentratevi piuttosto sulla staffetta". Il quinto posto sui 100 m e il record svizzero sui 200 m sono le highlights delle mie gare qui a Eugene».
E proprio la staffetta è l’ultimo impegno in programma per Kambundji che ha però deciso di rinunciare alle qualificazioni (in programma stanotte 2.40) per subentrare nell’eventuale finale, nella quale la Svizzera potrà andare a caccia di una medaglia. Gli occhi degli appassionati elvetici saranno però rivolti anche a Lore Hoffman che disputerà alle 3.35 la semifinale negli 800 m, dopo aver superato le batterie, grazie a una prova tatticamente perfetta. La vallesana andrà ora a caccia di quella finale sfuggitale per un solo decimo di secondo alle Olimpiadi dello scorso anno.
Per la cronaca la gara è stata vinta, con tanto di record della competizione, dalla giamaicana Shericka Jackson con lo strepitoso tempo di 21"45. Jackson ha preceduto la connazionale Shelly-Ann Fraser-Pryce (21"81) e la britannica Dina Asher-Smith 22"02. «Più veloce donna vivente record nazionale e della competizione, non posso lamentarmi. È inoltre il mio primo oro iridato individuale, voglio solo dire grazie» ha esultato la neocampionessa mondiale.
È stata velocissima anche la gara maschile, vinta con il quarto riscontro cronometrico di tutti i tempi dallo statunitense Noah Lyles in 19"31. Il podio è stato tra l’altro un affare tutto a stelle e strisce, visto che la medaglia d’argento è andata a Kenneth Bednarek (19"77) e quella di bronzo a Erriyon Knighton (19"80).