A Belgrado titolo indoor per Mujinga Kambundji nei 60 metri, argento per Simon Ehammer nell’eptathlon e per Loïc Gasch nell’alto
La delegazione svizzera lo aveva affermato in tempi non sospetti: ai Mondiali indoor di Belgrado ci sarebbe andata con l’ambizione di essere protagonista. Lo ha detto e lo ha fatto: la Svizzera torna a casa con il titolo iridato di Mujinga Kambundji nei 60 metri, con le medaglie d’argento di Simon Ehammer nell’eptathlon e Loic Gasch nell’alto, con il quarto posto di Angelica Moser nell’asta e con altri ottimi risultati (l’ottavo posto di Ditaji Kambundji, caduta nei 60 ostacoli, ma autrice in semifinale di un primato svizzero, 7"89, che in finale l’avrebbe portata a un centesimo dal podio).
La sorella maggiore Mujinga ha firmato quello che è uno dei più grandi exploit nella storia dell’atletica svizzera. Per mettersi al collo la medaglia d’oro, la bernese ha dovuto scendere sotto i 7" (6"96), stabilendo di fatto il quarto miglior risultato da sempre, dopo il 6"92 ottenuto nel 1993 dalla russa Irina Privalova, il 6"95 della statunitense Gail Devers nel 1993 e il 6"95 dell’altra statunitense Marion Jones nel 1998. Mujinga ha abbassato di 0"07 il record nazionale detenuto congiuntamente con Ajla Del Ponte ed ha preceduto di 0"03 la statunitense Mikia Brisco, mentre è risultata più staccata (7"04) l’altra velocista a stelle e strisce, Marybeth Sant-Price.
Per la Kambundji si tratta della seconda medaglia mondiale indoor, dopo quella di bronzo ottenuta nel 2018 a Birmingham. Quella di Belgrado è la quinta medaglia in un appuntamento maggiore e il terzo titolo indoor per l’atletica svizzera dopo quelli di Julie Baumann nei 60 ostacoli a Toronto 1993 e di Werner Günthor nel getto del peso a Siviglia 1991. Complessivamente, le medaglie rossocrociate ai Mondiali indoor salgono a dieci. «È assolutamente incredibile, non riesco a capacitarmi di essere campionessa del mondo – ha commentato la bernese –. La mia batteria mattutina non è stata per nulla perfetta, meglio è andata la semifinale. Ma sapevo di avere le gambe giuste, bisognava riuscire a esprimerle in finale. E ci sono riuscita».
L’argento ottenuto sabato da Simon Ehammer nell’eptathlon ha altrettanto valore dell’oro della Kambundji. L’appenzellese si è inchinato soltanto al campione olimpico del decathlon, il canadese Damian Warner. Con un totale di 6’363 punti, Ehammer ha polverizzato di 78 punti il record nazionale. Warner, dal canto suo, ha ottenuto 6’489 punti. L’elvetico si è permesso il lusso di lasciarsi alle spalle il bronzo di Tokyo, l’australiano Ashley Moloney, terzo a 19 punti.
Il 22enne appenzellese è così risorto dopo un 2021 da dimenticare. Dapprima, agli Europei indoor di Torun, quando era lanciato verso la medaglia d’argento non aveva ottenuto alcuna nota nell’asta. In primavera, invece, al decathlon di Gätzis non era riuscito a strappare il limite per i Giochi olimpici a causa di tre nulli nel salto in lungo. A Belgrado, Ehammer ha migliorato i suoi personali nei 60 metri (6"72), nell’alto (2,05) e nell’asta (5,10) e ha brillato nel lungo (8,04). Addirittura, si è presentato al via dell’ultima disciplina, i 1’000 metri, con 23 punti di vantaggio su Warner, equivalenti a due secondi. Ma fin dai primi metri il canadese non ha lasciato alcuna chance all’elvetico: 2’39" contro 2’53". L’altro elvetico in gara, Andri Oberholzer, ha chiuso con un sorprendente quinto posto e un record personale di 6’099 punti.
Oro venerdì, argento sabato e argento pure domenica, grazie a Loïc Gasch nel salto in alto. Il vodese ha superato l’asticella a 2,31 metri al secondo tentativo, in una gara vinta dal coreano Sanghyeok Woo.
Recordman nazionale all’aperto con 2,33, misura stabilita la scorsa estate, Gasch è stato protagonista di un concorso quasi perfetto. Per il 27enne si tratta del primo exploit della carriera. E non è andato lontano dalla medaglia d’oro, in quanto si trovava al comando prima del salto con il quale Woo ha superato i 2,34. Una misura che l’elvetico ha provato a ottenere, andando tutte e tre le volte molto vicino all’exploit. «Sapevo che si sarebbe trattato di un concorso molto aperto. Ho superato le varie misure quasi sempre al primo tentativo, ciò che ha mantenuto aperta una porta per la conquista di una medaglia. Ero mentalmente pronto e sono rimasto concentrato lungo tutto il concorso».
Nell’ultima giornata dei Mondiali di Belgrado, da segnalare anche il nome di Yulimar Rojas, autrice di un salto di 15,74, sinonimo di record del mondo nel triplo. Per la venezuelana si tratta del terzo titolo iridato indoor. Il precedente limite (15,67) lo aveva stabilito lei stessa ai Giochi olimpici di Tokyo, strappandolo all’ucraina Inessa Kravets (15,50) che lo aveva stabilito nel 1995.