Il professionista ticinese del Boxe Club Riazzino ha impreziosito la ‘Faido Boxing Night’ con un successo ai punti ai danni del georgiano Rati Migriauli
«Credo che sia stato un bel match da vedere, a livello tecnico, di velocità e di intensità. Sono soddisfatto». Si esprime così, Ricardo Silva, fresco di vittoria (unanime il verdetto dei tre giudici) ai danni del georgiano Rati Migriauli alla prima edizione della ‘Faido Boxing Night’, evento pugilistico organizzato da Antonio Liucci e dal manager Tony Barbera, con la collaborazione del Boxe Club Riazzino. «Ho vinto bene, dal punto di vista della condizione mi sono trovato molto bene. Sei round sono il minimo che io possa sostenere, mi sarei trovato bene a farne anche otto. Non ho finito stremato, non perché non avessi dato tutto, ma fisicamente a livello di strategia e di tattica non avrei potuto dare di più. È stato un match interessante perché il georgiano in avvio di match mi ha preso alla sprovvista. Non avevo avuto modo di studiarlo e mi sono ritrovato sul ring un ambidestro. “Boxava” anche in guardia mancina, ciò che da sempre mi mette in difficoltà. Non me l’aspettavo, sono stato colto in contropiede, anche perché continuava a cambiare. Dall’analisi dei cartellini dei giudici è emerso che si è aggiudicato lui le prime due riprese. Ma non solo per effetto della guardia. È un atleta di 20 anni, giovane e prestante, bene allenato. Non combatte tanto per, è uno che ci tiene, che lavora, disputa match con regolarità. Non potevo pensare di prenderlo alla sprovvista o di coglierlo impreparato. È un pugile sul pezzo, veloce con i pugni, tecnicamente valido. Non che mi sentissi in difficoltà, visto che mi consideravo solo nella cosiddetta fase di studio, resta però il fatto che dopo due round ero in svantaggio. Gradatamente le cose, però, sono cambiate. Il mio grafico era in crescita, la sua curva in flessione. Ho vinto gli altri quattro round, a partire dal terzo. Ero tranquillo e in controllo. Ha accusato un paio di colpi all’addome che ha poi coperto bene, impedendomi di portarne altri. Non ce l’ho fatta a mandarlo al tappeto, ma ho assestato tanti buoni colpi. Ho avuto anch’io la mia razione. Alludo soprattutto a un gancio che ho sentito e mi ha fatto ricordare Ascona (dove “Richi” per un attimo barcollò prima di riprendersi e vincere con autorità). Quello più efficace, però, ero io. Ho mantenuto alti i contenuti atletici della sfida, fatta di velocità di piedi, di mobilità, esercizio in cui il mio avversario è progressivamente calato. All’ultimo round la differenza era palese. Ho avuto la sensazione che mi stessi caricando e che con qualche secondo in più a disposizione avrei chiuso il match prima del termine».
La 20esima vittoria in carriera su 24 match da professionista è coincisa con l’ultima recita di un pugile sul ring da ormai vent’anni, come più o meno annunciato alla vigilia (con riserva per eventuali ripensamenti)? «Il pensiero – puntualizza ‘Richi’ – è quello della vigilia del match. Se ringiovanissi, il Covid sparisse e mi venisse offerto un titolo allettante con una borsa all’altezza, potrei anche fare un pensiero a un ulteriore match. Sono pur sempre umano, la passione continua a esserci. Alla luce però del corso degli ultimi due anni, del mio percorso a livello familiare e professionale, non vedo profilarsi all’orizzonte un prossimo incontro. La situazione è di stasi. Se ripenso al match di Friborgo di fine 2019, non c’è stata una grande evoluzione. Posso sempre combattere, posso disputare un match nel quale me la caverei dignitosamente, ma sarebbe un po’ fine a se stesso. Lo farei per me, ma senza grandi prospettive dal punto di vista sportivo. Ritengo di essere arrivato dove potevo arrivare, con i mezzi che ci sono. O che non ci sono. Andare avanti così è un onere, è un sacrificio che a me e a tutti quelli che mi danno una mano, dai familiari agli allenatori, non porta a nulla di che. Facciamo tutti un po’ fatica a continuare di questo passo. Per farmi ritornare su questa decisione dovrebbe saltare fuori uno spunto importante, uno stimolo speciale che possa dare un senso al rinnovo della licenza medica e sportiva per il 2022. All’orizzonte, però, non scorgo nulla. Né sono sicuro che ne varrebbe la pena. Attualmente la situazione è la seguente: rimango fedele alla mia linea: non ho in previsione un piano futuro nel pugilato a livello agonistico. Come tutti, anch’io ho i miei sogni. Avrei voluto chiudere con un bel match con tutti i crismi, con un titolo in palio e i fuochi d’artificio. Purtroppo però, per tutte le svariate circostanze che hanno caratterizzato gli ultimi mesi, Covid su tutte, non è stato possibile coronarlo. Ma va bene anche così».