Sabato a Locarno due pugili locali, Georgi Svechev e Riccardo Nasser, esordiranno da professionisti. Fra gli ospiti d’onore, il cantante Guè
Per il debutto da professionisti di due suoi pugili, il Boxe Club Locarno ha deciso di fare davvero le cose in grande. Sarà infatti il Palezzetto Fevi a tenere a battesimo il primo match a torso nudo di Riccardo Nasser e Georgi Svechev. «Poter organizzare questa serata al Fevi – che è come il salotto cittadino – per noi è come un sogno», mi spiega Américo Fernandes, sessantaduenne anima della società, capoverdiano che vive in Ticino da 39 anni.
«Far esordire i nostri due ragazzi nel mondo professionistico in una struttura del genere, fra le migliori e fra le più grandi in Ticino, ci rende molto orgogliosi. Oltretutto, è la prima volta che questo palazzo ospiterà un evento pugilistico. Tutto ciò ci dà ancora maggior stimolo per continuare a fare qualcosa per i nostri ragazzi e per la nostra città. L’evento prevede anche una cena di gala, con tavoli apparecchiati disposti attorno al ring. Si possono prenotare sia online sia sul posto».
All’appuntamento saranno presenti, in qualità di ospiti d’onore, anche alcuni grossi nomi dello sport e dello spettacolo. Parliamo di personaggi del calibro di Ivan Zucco – ventottenne pugile piemontese detentore del titolo internazionale Wbc dei supermedi – oltre al celeberrimo rapper Guè. Senza dimenticare due glorie della boxe cantonale come Ruby Belge e Ichem Dahmani. «E dopo i combattimenti più importanti, che segneranno appunto l’esordio dei nostri due ragazzi fra i professionisti, si ballerà musica da discoteca fino alle due del mattino», specifica Fernandes.
Il primo dei due beniamini locali a salire sul ring, circa verso le 21, sarà Riccardo Nasser, 27 anni, padre libanese e madre italiana. Nato e cresciuto a Como, vive a Lugano da 9 anni. Sui 67 kg, sabato combatterà da welter. «Un giorno vorrei però riuscire a scendere ai 63,5 kg dei superleggeri, la categoria in cui mi ‘vedo’ meglio». Incrocerà i guanti con Bozidar Ilic, trentenne serbo con 19 incontri già disputati da professionista.
«Non conosco il mio avversario e, sinceramente, non mi interessa nulla di lui», confessa Riccardo. «Penso soltanto a me stesso, sono concentrato su di me e sulle novità che incontrerò passando professionista. Molte cose cambiano: infilerò guanti più piccoli e salirò da tre a sei round. Punterò tutto il focus su di me, devo concentrarmi e stare tranquillo, al rivale penserò solo sul ring: dopo il primo colpo capirò con chi avrò a che fare». Emozioni particolari? «Combatterò vicino a casa, ci saranno molti amici e sostenitori, non vedo l’ora di affrontare questo match, che è ovviamente il più importante della mia carriera. Dopo 56 incontri da dilettante, era ora di tentare il grande salto. Lo scorso anno ho vinto i Campionati svizzeri, e lì ho capito di essere pronto per qualcosa di più grande».
A cosa si pensa, alla vigilia di un appuntamento del genere? Il dodicenne che ha infilato i guanti per la prima volta immaginava di arrivare a questi livelli? «Da ragazzino ero un po’ una testa calda. Facevo sport di squadra, calcio e basket, ma finivo sempre per litigare con compagni e avversari. E così, un bel giorno, i miei genitori mi hanno iscritto a un corso di kickboxing. Mi è subito piaciuto, anche se colpire coi calci non mi piaceva molto, e così sono ben presto passato al pugilato. La boxe mi ha dato molto, mi ha insegnato a vedere la vita – e a viverla – in modo più pacato, mi ha insegnato il rispetto delle regole e degli avversari. Ovvio, i rivali vuoi buttarli giù, ma soltanto secondo determinate regole, dunque non è un caso se il pugilato viene definito nobile arte. Devi riuscire a essere più forte dell’altro senza usare trucchi, ma solo grazie all’intelligenza e alla fatica che fai in palestra. Nella boxe si usano solo tre colpi: montante, gancio e diretto. Ma li puoi combinare in infiniti modi. Devi sfruttare i difetti e gli errori dell’avversario, devi avere un ottimo tempismo, è una specie di partita a scacchi».
Parlando di boxe, non si può far finta di dimenticare tutto ciò a cui si rinuncia, se vuoi sfondare. «Sacrifici ce ne sono, ovvio. Ma se vuoi diventare professionista, è normale che sotto ci sia un po’ di sana ossessione. Al pugilato devi sacrificare ogni cosa, devi dedicargli tutta la tua vita, dimenticando tutto ciò a cui normalmente pensa un ragazzo di 27 anni. Ma ne vale la pena: la boxe ti dà un sacco di emozioni e felicità. Le rinunce non mi pesano, perché ogni volta che infilo i guanti e salgo sul ring vengo ampiamente ripagato di tutto».
Cosa ti senti di dire a qualcuno che, sabato sera, si trovasse indeciso se venire o meno al Fevi? «A Locarno non c’è mai stato un evento pugilistico professionale così importante. È qualcosa di nuovo, è fighissimo. Oltre a Georgi e me, ci sono altri grandi pugili da ammirare. Inoltre saranno bellissimi sia il contorno sia l’after, quindi venite numerosi».
Quando Riccardo Nasser scenderà dal ring dopo il suo match, a infilarsi fra le corde per sentire il suo primo gong da professionista sarà l’altro gioiello del Boxe Club Locarno, vale a dire Georgi Svechev. Ventitré anni, vive in Svizzera da quando ne aveva dieci e pratica il pugilato ormai da quasi un decennio: sempre a Locarno, tranne per una parentesi di un paio d’anni che ha trascorso – sempre tirando di boxe – in Bulgaria, suo Paese d’origine. Coi suoi 79 chili, è un massimo leggero. «In generale non faccio fatica a rimanere nel peso», mi racconta, «anche se in questi giorni devo ovviamente stare attento. Poi ovviamente venerdì, dopo la cerimonia del peso (alle 10 presso il Casinò di Locarno, il main sponsor, ndr), ci darò dentro con carboidrati, liquidi e proteine».
Al contrario di Nasser, Svechev ha voluto informarsi sul suo avversario di sabato sera, lo ha visionato, si è documentato. «Anche Nenad Pesic è serbo, ed è molo esperto. Non ha combattuto molto da professionista, solo una decina di match, ma è molto più anziano di me, ha 35 anni, e dunque è molto esperto. Io comunque mi sento prontissimo. È il momento che sognavo da sempre, sin da quando – ragazzino – mi toccava rinunciare a molte cose, ad esempio uscire con gli amici a fare serata. Io mi allenavo e basta, specie nelle settimane precedenti i tornei, magari per i Campionati svizzeri o in giro per l’Europa con la Nazionale elvetica».
Quali obiettivi si pone un ragazzo poco più che ventenne alla vigilia del debutto da professionista? «Ora voglio fare un po’ di esperienza – con qualche buon incontro – e poi ovviamente vincere qualche titolo, a cominciare da quello svizzero e magari, in futuro, quello continentale». Idoli ne ha? «Mi ispiro soprattutto al bulgaro Kubrat Pulev, un peso massimo che un paio di volte ha combattuto anche per la corona mondiale. Ma ammiro anche Floyd Mayweather e Golovkin».
La scoperta del ring com’è avvenuta? «Vengo da una famiglia di sportivi, genitori e zii, ma nessuno è stato pugile. Poi da ragazzino, al Midnight di Minusio ho incontrato Américo, che mi ha proposto di provare a boxare e mi è subito piaciuto. Prima, fino a 13-14 anni, come tutti i ragazzini giocavo a calcio, ma poi la boxe mi ha conquistato del tutto. Mi piace questo sport soprattutto perché insegna disciplina ed educazione. In preparazione faccio dieci allenamenti alla settimana, mentre lontano dagli incontri mi limito a 5-6 volte alla settimana, la mattina e la sera».
Quanto ti sei già calato nel ruolo del pugile professionista? «In questo momento non studio e non lavoro, sono concentrato solo sul pugilato: da professionista è difficile dedicarsi anche ad altre cose, oltre al ring. Spero, dopo i primi incontri, che arrivino sempre più sponsor, per poter continuare a dedicarmi soltanto allo sport». Previsioni per sabato sera? «Ci sarà spettacolo e spero di vincere per ko».
Ad aprire la riunione di sabato, che inizierà alle ore 19, saranno dieci incontri fra dilettanti di buon livello. «Ne avevamo previsti una dozzina», racconta Américo Fernandes, «ma poi purtroppo un paio di pugili che avevamo invitato si sono infortunati pochi giorni fa ai Campionati della Svizzera romanda. Fra i presenti ci saranno diversi ragazzi del nostro club, fra cui Aaron Destici e Tarik Sahic, che di recente ha vinto i Campionati regionali a Glattbrugg. Altri boxeur arriveranno da Lugano e Riazzino. Dall’Italia giungeranno invece atleti da Verbania e da Varese, mentre dalla Romandia arriverà una squadra ginevrina gestita da un mio caro amico, con cui collaboro da anni. Mi dispiace soltanto che, questa volta, non potremo proporre alcun match femminile. Avrei voluto far combattere ad esempio la nostra Sanja Dimitrova, che è campionessa svizzera in carica, ma purtroppo si è fatta male. Idem per Katarina Stupar, pure lei alle prese con un infortunio. Peccato, sarebbe stato bello anche per loro combattere in una serata così importante».
Come e quando è nato il Boxe Club Locarno? «Tutto è iniziato nel 2010, quando dopo aver trascorso 24 anni in seno alla società di Ascona alcuni amici mi hanno chiesto se volevo mettere insieme e allenare un club a Locarno. Non è stato facile – in città non c’era mai stato nulla prima in ambito pugilistico – ma era un mio sogno e ce l’abbiamo fatta. Ringrazio dunque il sindaco e il Municipio attuali, così come quelli precedenti, senza il contributo dei quali il nostro club oggi non esisterebbe».
Dopo la serata di sabato, cosa c’è in programma? «Da qualche tempo a inizio estate, alla Rotonda, organizziamo una serata chiamata Boxe sotto le stelle. Saremo presenti ovviamente anche quest’anno, il 10 giugno, in occasione della Notte Bianca, con alcuni incontri fra dilettanti. Lo facciamo come esibizione, come spettacolo, per mostrare cosa abbiamo fatto durante l’annata e per sdebitarci in qualche modo con la città, che ci ha permesso di creare il club e che ci ha sempre dato una mano a livello logistico, ma non solo. Ci piacerebbe, quest’anno, far combattere quella sera i nostri due professionisti – Georgi e Riccardo – contro i campioni svizzeri delle loro categorie».