Il bilancio sulla stagione del Lugano con coach Cabibbo e il presidente Cedraschi: ‘Vorremmo allestire una squadra che possa competere con quasi tutte’
I Lugano Tigers hanno chiuso la stagione 2020/21 con una prova che ha messo in evidenza il buon lavoro svolto dal coach Totò Cabibbo in questa tribolata stagione. Aver portato a due supplementari una squadra favorita per il titolo come la Sam Massagno, al di là del rammarico per aver sprecato almeno tre occasioni per vincere e andare a gara 3, è la certificazione di quanto fatto in stagione.
Il 24 settembre, data della presentazione della squadra, il presidente Cedraschi annunciava un budget complessivo di 610'000 franchi e l’arrivo di ben sei giocatori nuovi, Aw, Steinmann, Louissant, Nikolic, Minni e Jackson e l’inserimento dei giovani del vivaio. Partito prima Minnie a Natale, poi Louissant a fine gennaio e, infine, la meteora Portannese per tre settimane, il coach ha dovuto fare di necessità virtù, convivendo pure con le defezioni per pandemia e le settimane di pausa extra. In un contesto simile, simile per certi versi ad altre squadre, riuscire ad arrivare al sesto posto (sfiorando il quinto), deve essere visto come un mezzo miracolo. Una stagione che il coach ha vissuto con un orecchio sempre attento ai messaggi che arrivavano dalla società legati alla questione finanziaria.
Quanto è difficile fare le nozze con i fichi secchi? «Avere un pacco di soldi non dà garanzie di vittoria - dice il coach bianconero - ma certamente aiuta a guardare in alto. Però la nostra situazione è stata chiara sin dall’inizio e quindi ci siamo dati da fare per ottenere il meglio».
Obiettivi raggiunti? «Ho qualche rimpianto se penso che abbiamo perso contro Basilea l’accesso alle semifinali di Coppa per un canestro, idem contro Neuchâtel in Coppa della Lega e in gara 2 dei quarti dei playoff contro la Sam, per la banalità di un tiro libero. Però, malgrado abbiamo giocato con due soli stranieri da gennaio in poi, abbiamo fatto bene».
La crescita dei giovani la si è vista, la scelta si è rivelata azzecata. «Sono molto contento di come sono arrivati a stare in campo e voglio ringraziarli tutti per quanto hanno fatto, soprattutto permettendoci di allenarci quasi sempre al completo. Alcuni sono cresciuti più di altri, ma nel complesso sono contento e spero possano continuare a progredire».
E gli stranieri? «Minnie è arrivato fuori condizione. Quando stava cominciando a ingranare, diciamo dopo Nyon, abbiamo dovuto sacrificarlo. Nikolic era e rimane una garanzia di abnegazione e continuità di rendimento, mentre da Jackson ci aspettavamo qualcosa in più, soprattutto in fase realizzativa. Aw, che straniero non è ma quasi, era in ritardo di condizione ma poi ha dato un ottimo contributo. Aggiungo che Steinmann, quando non era infortunato, ha fornito prestazioni più che buone, Stevanovic ha patito qualche problema fisico e pandemico, ma è un lottatore: Bracelli rimane un po’ l’incompiuta, aspetto sempre che scatti qualcosa in lui. Ma tutti hanno fatto la loro parte. Il gruppo è stato la base dei nostri risultati»
Il tuo futuro? «Per ora una pausa, poi ci troveremo a discutere per valutare se proseguire assieme o meno. A me piacerebbe continuare con questo gruppo. Lavorare con i giovani mi è sempre piaciuto, dare continuità a un progetto sarebbe bello».
Con il presidente Cedraschi un passaggio dal presente al futuro, con il bilancio su quanto è avvenuto. «Sono contento di quanto fatto dalla squadra e dai tecnici. Onestamente, non avremmo potuto fare molto di più: un quinto posto non avrebbe cambiato la sostanza ma ci avrebbe privato di un derby in cui abbiamo fatto tremare la Sam: una soddisfazione anche questa che premia tutta la squadra, alla quale faccio i miei complimenti».
Finita una stagione ne ricomincia subito un’altra. «Abbiamo chiuso con un investimento di circa 480'000 franchi e abbiamo i conti a posto, sempre che chi ci ha promesso i soldi ce li dia. Sono consapevole del periodo difficile legato alla pandemia, per cui i giri d’affare non toccano le stelle: però noi abbiamo bisogno di tutti, dai piccoli ai grossi contributi. Senza voler fare i primi della classe, vogliamo poter mettere in campo una squadra che possa lottare alla pari con quasi tutte».
Come decifrare l’addio del vice presidente Wicht? «Visioni diverse stanno alla base della sua scelta: ma io sono un tipo concreto e non posso galleggiare sulle promesse fatte e poco rispettate. Non possiamo, come società, permetterci buchi finanziari, sarebbe la fine».
Però il futuro è domani. «Fra qualche settimana valuteremo tutto: dobbiamo pensare a raccogliere i fondi per la prossima stagione e spero che qualche gruppo luganese ci dia una mano. Vogliamo prepararci in maniera solida per avere un squadra che possa entrare nel nuovo palazzetto, sempre che questo veda la luce, con ambizioni e possa tornare a coinvolgere tutti i nostri tifosi: portiamo il nome di un’importante città e vogliamo onorarlo con adeguati successi».
Senza dimenticare il settore giovanile. «Sotto questo aspetto siamo sempre stati molto presenti. Abbiamo investito non poco in questo settore. Abbiamo squadre in ogni categoria e coinvolgiamo oltre 120 ragazzi. Ora, con l’innesto in prima squadra dei vari Kovac, Togninalli, Mina, Dell’Acqua, Lukic, Bernardinello e Gianinazzi, tutti dai 17 ai 22 anni, abbiamo dimostrato che c’è spazio anche per chi viene dal nostro vivaio. Uno stimolo in più per far parte della nostra società. Senza un settore giovanile adeguato una società è destinata a sparire, ne siamo consapevoli».
Per chiudere, hai già un’idea tecnica per la prossima stagione? «Non ci abbiamo ancora pensato. Per fare i colloqui hai bisogno di capire chi sei, come stai e dove vuoi andare: chi siamo lo so benissimo, come stiamo non è una certezza perché occorre una pianificazione finanziaria e strutturale. Trovate le risposte, capiremo dove andare. Ma ci vuole pazienza».