Il Tribunale arbitrale dello sport deve decidere se confermare la proposta dell'Ama di una squalifica di Mosca per i prossimi quattro anni
Il Tribunale arbitrale dello sport (Tas) di Losanna renderà nota domani pomeriggio la sua decisione in merito al vasto scandalo per i ripetuti imbrogli che oppone la Russia all'Agenzia mondiale antidoping (Ama). “Dopo quattro giorni di udienze all'inizio di novembre, i tre arbitri nominati dal Tas decideranno se la Russia debba essere esclusa dai concorsi internazionali per quattro anni, come l'Ama richiede da dicembre 2019. La questione in gioco, in questo caso senza precedenti per i tribunali sportivi, è la convalida o meno della gamma di sanzioni proposte dall'Ama (e rifiutate dall'agenzia russa antidoping Rusada) a seguito delle falsificazioni dei file informatici del laboratorio antidoping di Mosca per il periodo 2011-2015. Dopo aver richiesto questi dati per garantire la buona fede russa, i segugi di Montréal hanno scoperto due tipi di manipolazioni: la rimozione di molteplici tracce di test antidoping positivi e l'introduzione di falsi scambi volti a compromettere Grigory Rodchenkov, ex direttore del laboratorio, diventato il principale informatore dell'Ama, e due dei suoi assistenti. L'agenzia mondiale ha quindi attinto alla gamma di sanzioni che il suo arsenale prevede: intende bandire per quattro anni la bandiera russa dai grandi eventi sportivi, tra cui i Giochi Olimpici di Tokyo, Pechino (inverno 2022) e Parigi (estate 2024), e proibire al paese di organizzarne sul suo territorio. Solo gli atleti russi che possono dimostrare di non ricorrere al doping potranno gareggiare sotto una bandiera neutrale e secondo procedure ancora da definire. Costretto a dimettersi dal laboratorio di Mosca e a rifugiarsi negli Stati Uniti, Grigory Rodchenkov ha confessato nella primavera del 2016 di aver orchestrato per anni l'insabbiamento del doping, descrivendo nel dettaglio il sistema messo in atto ai Giochi Olimpici di Sochi del 2014 per fuorviare gli osservatori dell'Ama. La spia, travestita da custode, aveva aperto il tappo delle provette, che doveva essere a prova di manomissione, con uno strumento da chirurgo e poi sostituire il contenuto con urina "pulita" precedentemente conservata.