Il nuotatore cinese è accusato di aver rotto a martellate una fiala di sangue durante un controllo antidoping a sorpresa. Il tribunale lo ascolterà in ottobre
Si svolgerà in udienza pubblica, come chiesto dal cinese Sun Yang e contrariamente agli usi, il procedimento d'appello davanti al Tribunale arbitrale dello sport (Tas) di Losanna sul ricorso presentato dall'Agenzia mondiale antidoping (Wada) nei confronti dell'olimpionico cinese e della federazione internazionale di nuoto (Fina). Lo ha annunciato lo stesso Tas, informando che il procedimento non si terrà prima della fine di ottobre, quando in un primo tempo era in agenda in settembre. Sarebbe il primo caso di udienza pubblica dopo che la Corte europea dei diritti dell'uomo ha sostenuto lo scorso anno il diritto degli atleti di ottenere procedimenti pubblici nei tribunali sportivi.
Sun Yang, il più medagliato nuotatore cinese della storia, è stato protagonista anche ai recenti mondiali di nuoto di Gwangju, in Corea del Sud, sia per le vittorie - oro nei 200 e 400 stile libero -, sia l'acuirsi delle tensioni per il forte sospetto di doping che aleggia su di lui dopo una squalifica, peraltro lieve, subita nel 2014, per assunzione di sostanze proibite. Ha avuto enorme risonanza, la presa di posizione dell'australiano Mack Horton, che dopo aver chiuso secondo alle spalle del cinese la gara iridata dei 400 si è rifiutato di salire sul podio insieme al rivale. Pochi giorni dopo, un altro australiano si è rifiutato di stringergli la mano sul podio dei 200.
Sun ha potuto gareggiare in Corea nelle more della decisione del Tas sulla richiesta di squalifica avanzata dalla Wada che contesta la decisione della Fina di limitarsi ad un 'avvertimento' per un fallito controllo a sorpresa a settembre, quando l'atleta o un componente dell'entourage del nuotatore ruppero una fiala a martellate. Il cinese ha sempre respinto le accuse ma rischia, in caso di sconfitta, la qualifica a vita.