L'ultima volta vi aveva fatto tappa nel 2001. Venerdì 21 giugno la carovana arriverà da Unterterzen e affronterà la Tremola dopo aver già superato il Lucomagno
Era il 23 giugno 2001 quando il russo Dimitri Konyshev transitava per primo sotto lo striscione d’arrivo della 5ª frazione del Tour de Suisse in vetta al San Gottardo. Nei 17 anni seguenti la carovana della massima corsa a tappe svizzera ha più volte valicato la Via delle Genti, ma non vi si è mai più fermata. Venerdì 21 giugno il passo alpino simbolo della storia elvetica tornerà ad abbracciare la manifestazione sportiva che più di tutte unisce, in un fil rouge lungo nove giorni, le variegate realtà della Svizzera.
Oggi, al Museo del San Gottardo, in una mattinata piovosa e fredda che si spera diametralmente opposta a quella del 21 giugno, il comitato organizzatore ha presentato la settima tappa dell’83ª edizione del Tour de Suisse: la Unterterzen - Passo del San Gottardo, che con i suoi 216,6 km sarà la frazione più lunga del Tour. E forse, come ha sottolineato Kurt Betschart, direttore tecnico della corsa, anche la più difficile con i suoi 4’080 metri di dislivello. «Organizzare un arrivo di tappa in vetta al San Gottardo rappresenta una sfida epica – ha commentato il presidente del comitato d’organizzazione Davide Gabutti –. Perché i problemi che si presenterebbero sul piano, a oltre 2’000 metri si moltiplicano. Pensiamo soltanto allo sgombero della neve, all’approvigionamento elettrico, alla gestione dei rifiuti... Abbiamo iniziato a lavorare lo scorso 3 luglio, consci di dover avere tutto in ordine per la fine di ottobre, data di chiusura del passo, in quanto non sapevamo quando la strada sarebbe stata agibile in primavera». Alla fine, nonostante qualche cruccio per l’apertura del passo a causa della molta neve presente, in parte ancora da sgomberare, tutto è pronto per accogliere il TdS. Per quello che il sindaco di Airolo Franco Pedrini vorrebbe non si trattasse di un appuntamento isolato... «Sono trascorsi 18 anni dall’ultima volta, decisamente troppi. Noi vorremmo che il massiccio del San Gottardo, uno dei simboli nazionali, potesse diventare, sul nostro versante o su quello urano, come l’Alpe d’Huez per il Tour de France: un appuntamento tradizionale da ripetersi quasi tutti gli anni».
Nel frattempo, la Leventina si appresta a godere di un palcoscenico internazionale garantito dalle immagini televisive che “agganceranno” la corsa quando il gruppo si troverà dalle parti di Giornico, accompagnandolo su su verso la Biaschina, il Piottino, lo sprint di Ambrì e i 12,4 km di ascesa verso il passo, affrontati attraverso i ciotoli in granito della Tremola (pendenza media del 7,1%, massima oltre il 12%). Una fatica di non poco conto, anche perché i ciclisti saranno reduci da una prima salita di giornata, quella che li condurrà in Ticino attraverso il passo del Lucomagno. «Quello che ci apprestiamo a vivere – ha commentato Kurt Betschart – sarà un Tour de Suisse tra i più duri degli ultimi anni, con quasi 19’000 metri di dislivello e che dovrebbe veder vincere uno scalatore». Negli ultimi quattro giorni, infatti, vi saranno due arrivi in salita (Flumserberg al giovedì e San Gottardo) e un tappone alpino con tre colli hors catégorie (Furka, Susten e Grimsel, domenica). Di che poter fare la differenza, nonostante i 19,2 km di una cronometro pianeggiante in programma sabato a Ulrichen. Al via, ha sottolineato Betschart, vi saranno nomi importanti. Ad esempio quello del vincitore dell’ultimo Tour de France, il gallese Geraint Thomas, accompagnato dal colombiano Egan Bernal, considerato il talento più luminoso della nuova generazione. Ai due Ineos si affiancheranno Rui Costa (vincitore nel 2012, 2013 e 2014), Simon Spilak (2015 e 2017), Peter Sagan (recordman del TdS con 16 sucessi di tappa) e ancora Van Avermaet, Viviani, Matthews, Degenkolb, Kristoff. Sul fronte elvetico spiccano i nomi di Stefan Küng, il quale punterà alla maglia gialla nella cronometro iniziale di Langnau, Mathias Frank, candidato a un posto sul podio finale a Goms, Michael Albasini, Steve Morabito e la formazione di Swiss Cycling che tanto combattiva si era dimostrata al recente Tour de Romandie e all’interno della quale spiccano i nomi di Simon Pellaud, Patrick Schnelling e del poschiavino Matteo Badilatti.