Caparbi e spesso superiori nella produzione offensiva, bianconeri battuti dallo Zsc a causa di errori individuali e difensivi. Una tendenza da cambiare
Zurigo – È un’aria di sconforto quella che si scorge sui volti dei giocatori bianconeri mentre tornano negli spogliatoi sabato sera, al termine di una partita in cui per lunghi tratti, soprattutto nel primo tempo, sono stati proprio gli uomini di Luca Gianinazzi a imporsi con costanza nel terzo difensivo degli ZSC Lions, giocando con maggiore intensità e precisione. Il problema è ormai quello che da diverse settimane caratterizza il Lugano: non saper sfruttare le numerose occasioni create, spesso sprecate con tiri imprecisi e di facile gestione per i portieri avversari. A questo si aggiungono i numerosi errori in fase di copertura, che spesso costano reti pesanti e, di conseguenza, anche punti. È quanto successo durante il secondo tempo a Zurigo, dove Fazzini e compagni hanno iniziato bene, continuando la lunga fase di pressione offensiva della prima frazione di gioco, ma una giocata forzata di Joly ha favorito il contropiede di Lammikko, che ha insaccato il doppio vantaggio dei padroni di casa. Da quel momento, il gioco ticinese è parso sterile ed è iniziato un susseguirsi di errori di posizionamento in difesa, che hanno portato i padroni di casa a chiudere la contesa in pratica già alla fine del secondo tempo. «Abbiamo giocato bene e lavorato duro, ma abbiamo commesso troppi errori gravi che ci sono costati la partita – racconta l’attaccante canadese. – Direi che il momento chiave è arrivato nel secondo tempo, quando, a partire dal quel disco che ho perso io sulla linea blu, hanno cominciato a sommarsi le imprecisioni».
Dalle parole del québécois si capisce tutta la delusione del complesso bianconero, punito dal pragmatismo di uno Zurigo abile a sfruttare ogni centimetro concessogli da Aebischer e compagni, come conferma Luca Gianinazzi: «Il risultato è giusto – racconta il tecnico ticinese –. Noi siamo riusciti a metterli sotto pressione per diverse fasi di gioco, con la differenza che loro hanno sfruttato i nostri errori, mentre noi non siamo stati abbastanza cinici e non abbiamo sfruttato le numerose occasioni create».
A medio termine, a destare maggiore preoccupazione è la gestione della difesa. L’infortunio di Mirco Müller nel derby, costretto a diverse settimane di stop a causa di un trauma contusivo al ginocchio, aggrava una situazione già di per sé delicata, dopo la cessione di Andersson e il ‘caso’ Hausheer, impiegato col contagocce nelle due partite prima del derby, rendono la coperta molto corta. Per sopperire all’assenza di Müller, sabato è tornato nel lineup lo svedese Carl Dahlström, scelta che ha costretto lo staff bianconero a rinunciare a Daniel Carr, togliendo di conseguenza profondità alle linee offensive. Lo scandinavo è stato autore di una prova anonima, caratterizzata da troppi errori in fase di copertura e da passaggi in impostazione spesso imprecisi, non riuscendo a garantire la solidità e la sicurezza attese. In futuro, sarà interessante capire quale sarà la linea che seguirà Gianinazzi: continuare con due stranieri in difesa, costringendo a giocare con soli quattro uomini di importazione in attacco, oppure dare maggior profondità ai terzetti offensivi?
Un altro aspetto che merita riflessione riguarda la situazione dei portieri. Schlegel, infatti, tende ad avere problemi fisici ricorrenti e sta giocando un numero elevato di partite, aumentando così i rischi che possa nuovamente accusare degli acciacchi. Le alternative a disposizione non sono molte: Nyffeler è fermo da mesi, mentre l’impiego di un Huska sicuramente pronto costringerebbe a rinunciare a un ulteriore straniero di movimento, il che ridurrebbe ulteriormente le opzioni a disposizione. Anche questa situazione rappresenta un bel grattacapo per Luca Gianinazzi, dato che Schlegel difficilmente potrà sostenere il carico di tutte le partite, e Van Pottelberghe nella migliore delle ipotesi dovrà star fuori altri due mesi.
Intanto la situazione, sia di classifica che sul piano tattico, rimane tutt’altro che serena. Il Lugano non è infatti riuscito a dar seguito alla successo nel derby e non vince due partite consecutive da settembre, trend che difficilmente gli permetterà di raggiungere l’obiettivo stagionale, quindi almeno il sesto posto. Per invertire la tendenza negativa – e Gianinazzi su questo insiste – i giocatori dovranno focalizzarsi sul gioco in fase difensiva e sulla gestione del disco in impostazione: spesso, infatti, si fanno trovare fuori posizione, favorendo le giocate avversarie, come accaduto sabato, quando i temibili attaccanti zurighesi si sono trovati più volte completamente liberi nello slot. Anche la fase offensiva necessita di miglioramenti: le azioni di Sekac e compagni finiscono troppo spesso lontano dalla porta avversaria. Sebbene la produzione offensiva sia elevata, i tiri veramente pericolosi, in grado di mettere in difficoltà il portiere avversario, sono pochi. Allo staff tecnico spetta dunque il compito di ritrovare la costanza di rendimento mostrata nelle prime partite di campionato, quando il Lugano dominava gli avversari sotto ogni punto di vista. La qualità dei singoli certamente non manca, ma bisognerà ricreare quell’alchimia d’inizio stagione tra i giocatori, che permetta a tutti gli elementi della rosa di esprimersi al meglio.