laR+ IL COMMENTO

Giustizia privata o culto della violenza?

Un gruppo di ragazzi si è messo ad adescare adulti online per poi aggredirli e umiliarli. Viene da chiedersi quali siano le loro vere motivazioni

In sintesi:
  • Diciannove ragazzi sono stati fermati dalla Magistratura dei minorenni
  • Le loro azioni si ispirerebbero a un neonazista russo
  • Le persone aggredite sono state pestate selvaggiamente e rapinate
Nessuno qui è nel giusto, ma qualcuno ha più torto degli altri
(Ti-Press)
9 ottobre 2024
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Quando una persona a noi cara finisce vittima di abusi, o peggio ancora quando le vittime siamo noi stessi, un irrazionale desiderio di vendetta è del tutto comprensibile. Un desiderio che spesso si appella a fantasie di violenza e umiliazione, rendendo estremamente sottile la linea tra senso di giustizia e sadismo. Come detto però, pur non giustificandone la loro messa in pratica, questi sentimenti risultano condivisibili dalla stragrande maggioranza delle persone. Non sorprende, dunque, il vasto consenso ottenuto sui social dai 19 ragazzi, fermati settimana scorsa dalla Polizia cantonale, accusati di aver compiuto una ventina di spedizioni punitive contro presunti pedofili, dopo averli adescati online tramite profili falsi. ‘La gioventù che vogliamo’ scrive qualcuno, ‘Non vanno puniti’ dice un altro, ‘Sono da premiare e da ammirare’ commenta un consigliere comunale di Lugano. D’altronde, perché mai si dovrebbero criticare dei giovani che reagiscono contro dei presunti pedofili, categoria di persone che nessuno si sentirebbe pubblicamente di difendere?

Premettendo che chiunque abusi di un minorenne va sempre punito, ci si chiede quanti di questi ragazzi fossero veramente mossi da un senso di giustizia, e quanti invece abbiano solo colto l’occasione per menare le mani, consapevoli che l’opinione pubblica li avrebbe considerati nel giusto. Perché guardando al loro modello di riferimento – un neonazista russo che incitava la pulizia etnica e razziale, e che solo in un secondo momento si è dedicato a combattere la pedofilia (poco importa se non distingueva tra omosessualità e pedofilia) –, diciamo che non emerge proprio l’immagine di onesti giustizieri. E non emerge neppure dai loro metodi: certo, le persone aggredite erano in qualche modo deviate, ma sarebbero mai passate ai fatti se i ragazzi non avessero insistito per incontrarsi, inviando in continuazione messaggi sessualmente espliciti? Ricordiamo che una di queste persone è stata condannata settimana scorsa, e prima di finire in questa trappola non aveva mai osato nulla del genere. Come poi abbia fatto un 13enne a diventare così abile ad attizzare le fantasie di adulti pervertiti, forse verrà chiarito dalla Magistratura. E poi ancora, in che modo urinare addosso a queste persone, estorcer loro denaro, picchiarle fino a far loro perdere i sensi e rasar loro i capelli dovrebbe risolvere il problema? Perché anche se nelle interviste dai ragazzi viene detto che con loro ‘si parlava, cercando di fargli capire il loro errore’, quanto emerge dagli atti è un gruppo di minorenni, di buona famiglia e affascinati dall’estrema destra, che hanno trovato modo di dar sfogo alla loro adolescenziale volontà di potenza, contro delle persone che sapevano nessuno avrebbe mai difeso.

Non che la giustizia sia esente da colpe. I tempi sono non di rado lunghi, e le condanne inflitte spesso rasentano il ridicolo, e non deve sorprendere che qualcuno abbia deciso di farsi giustizia da solo, specie se testimone di crimini rimasti impuniti. Non è infrequente assistere a processi su casi, anche gravi, accaduti molti anni fa, che molte volte si risolvono in una pena sospesa. Se davvero una persona che abusa di un minore viene punita con una tirata di orecchie, può la Magistratura mettersi a fare la morale a questi ragazzi, che, va sottolineato, hanno comunque violato la legge con un senso di giustizia imparziale e malsano? Ma anche e soprattutto la politica ha le sue colpe, perché è lei a elaborare leggi e stabilire pene troppo spesso irrisorie, che non costituiscono un deterrente.