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Incastrato da una banda di ‘cacciatori di pedofili’

Un 49enne è stato condannato a Lugano a una pena sospesa, per aver tentato di aver rapporti sessuali con un minore, anche se si trattava di una trappola

In sintesi:
  • L'uomo è stato 'agganciato' da un gruppo di minorenni su un'app di incontri e poi da questi aggredito sul luogo dell'appuntamento
  • Il profilo era stato creato ad hoc per attirare potenziali abusatori di minori
Un fenomeno sul quale andranno fatti degli accertamenti
(Ti-Press)
3 ottobre 2024
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Era caduto nella trappola architettata da un gruppo di ragazzini, decisi a farsi giustizia da soli e di andare a caccia di pedofili, o presunti tali. L’imputato, protagonista del dibattimento che si è svolto oggi alle Assise correzionali di Lugano, aveva iniziato a scambiare una serie di messaggi di carattere sia sentimentale che sessuale con un ragazzo, conosciuto su Tinder, nota app di incontri per adulti. Questi scambi sono andati avanti per poco meno di un mese, malgrado all’imputato, un cittadino italiano di 49 anni residente in Italia, il suo interlocutore avesse detto di avere 14 anni. Il profilo però era stato creato ad hoc da un gruppo di minori, con il preciso scopo di adescare presunti pedofili. Il 49enne è stato condannato dalla Corte presieduta dal giudice Amos Pagnamenta, a una pena detentiva di 10 mesi sospesi condizionalmente per due anni e all’espulsione dalla Svizzera per un periodo di 5 anni.

‘Cercava l’anima gemella’

È la prima volta che l’uomo si è trovato invischiato in affari del genere, e sembra si trovasse su Tinder con l’intento di trovare un partner. «Si è iscritto su diverse applicazioni di incontri con l’intento di trovare l’anima gemella» ha detto infatti la procuratrice pubblica Margherita Lanzillo. Il rapporto via messaggio, spostatosi in seguito su Instagram e Whatsapp, era cominciato lo scorso 22 aprile. Il profilo del minorenne utilizzava la foto di uno dei creatori del profilo, che aveva prestato le proprie sembianze come esca. Interrogato sul perché non si sia fermato dopo aver saputo che la persona con la quale stava chattando aveva meno di 16 anni, l’imputato non ha saputo dare spiegazioni. «Mi aveva detto che aveva 14 anni – ha detto in aula l’imputato, rappresentato in aula dall’avvocato Walter Zandrini –, ma sono andato avanti, so di aver sbagliato, ma non so perché l’ho fatto. Sono stato stupido».

Giustizia privata

Dopo circa tre settimane, all’imputato è stato dato appuntamento a Lugano – attorno alle 16 in un parco nei pressi della Stazione Ffs –, con la promessa che poi sarebbero andati a casa del giovane per un rapporto sessuale. Il 49enne, infatti, si è presentato munito di preservativi e lubrificante. Una volta arrivato sul luogo dell’incontro, da dietro una staccionata sono spuntati altri quattro ragazzi. L’uomo, spaventato, si è dato alla fuga, e i cinque minorenni lo hanno rincorso e aggredito, causandogli diverse lesioni. Grazie al provvidenziale intervento di un passante, che ha prontamente chiamato la polizia, tutti i coinvolti sono stati fermati. Mentre l’uomo è stato posto in stato di arresto, sulla problematica e sul fenomeno di questi minorenni che tentano di adescare pedofili per poi aggredirli sono stati avviati tutti gli accertamenti del caso.

Diverse le attenuanti

Va detto che la pena decisa dalla Corte, che ha confermato la proposta concordata dalle parti prima del dibattimento, è tutto sommato leggera contando che si tratta di tentati atti sessuali con un minore, a cui va aggiunto anche il reato di pornografia per i messaggi a sfondo sessuale scambiati con una persona di 14 anni. Ma come ha spiegato la pp Lanzillo, a vantaggio dell’imputato sono state considerate diverse attenuanti. In primis, la già citata assenza di precedenti specifici, poi è stata considerata anche l’aggressione subita, e infine è stato tenuto conto anche della grande provocazione messa in atto da questi minori, che hanno fatto di tutto per trarlo in inganno.

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