laR+ IL COMMENTO

La sconfitta del Plrt nel gioco delle sovrapposizioni

La strategia liberale-radicale di essersi mostrati sempre più a destra si rivela tutt’altro che pagante. Presidenza Speziali, game over?

In sintesi:
  • Alessandro Speziali chiude l’anno elettorale con le ossa letteralmente spezzate
  • Ci sono diversi fattori che spiegherebbero l’elezione di Fabio Regazzi agli Stati
  • Cambia leggermente lo schema della deputazione ticinese
Una sonora bocciatura per i vertici del partito di maggioranza relativa in Gran Consiglio
(Ti-Press)
20 novembre 2023
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Quarantotto ore dopo la mancata rielezione della ‘senatrice’ ginevrina Lisa Mazzone al Consiglio degli Stati sono pervenute, puntuali, le dimissioni di Balthasar Glättli alla presidenza nazionale dei Verdi. Un Glättli spinto a farsi da parte soprattutto a causa del magro risultato del suo partito alle elezioni dello scorso 22 ottobre. La prima domanda che sorge spontanea, risultati alla mano del ballottaggio ticinese per la Camera alta che vede vincitori Marco Chiesa (Udc) e Fabio Regazzi (Centro), è quanto tempo passerà finché Alessandro Speziali si vedrà costretto a rassegnare le dimissioni da presidente del Plrt. Speziali che chiude l’anno elettorale con le ossa letteralmente spezzate: due seggi persi in parlamento ad aprile, mancata elezione di Alex Farinelli agli Stati, mancato ingresso della capogruppo Alessandra Gianella al Nazionale. Una sonora bocciatura per i vertici del partito ticinese di maggioranza relativa in Gran Consiglio, che per almeno altri quattro anni rimarrà fuori dalla Camera dei Cantoni. Un fallimento soprattutto della linea politica data dalla presidenza Speziali ai liberali-radicali ticinesi, spesso a rimorchio dell’Udc nei temi che contano.

Alla resa dei conti, infatti, la strategia di essersi mostrati sempre più a destra pur conservando i “modi educati”, si rivela tutt’altro che pagante. Una strategia che inoltre ha impedito a Farinelli di profilarsi in maniera credibile quale vera alternativa al ticket de facto Chiesa-Regazzi. È vero, qui c’è anche una quota di responsabilità da attribuire al sindaco di Comano: sempre attento a far vedere il suo volto “progressista” quando si discute di diritti civili, poco propenso invece a spostarsi a sinistra quando si tratta di diritti sociali.

Fatto sta che dalle prime dichiarazioni a caldo, sembra che nell’ufficio presidenziale del Plrt la consapevolezza sul proprio peso nella sconfitta sia poca o addirittura nulla. Nessuna autocritica da parte di Speziali, che ha preferito puntare il dito contro la figura troppo “trasversale” di Farinelli in un contesto che tende “a premiare i profili ben definiti”. Peccato però che anche a livello nazionale, laddove i liberali-radicali hanno scelto di legare la propria sorte all’Udc, il risultato sia stato deludente.

Ci sono poi diversi fattori che spiegherebbero l’elezione di Fabio Regazzi agli Stati: l’abilità del presidente dell’Usam a salire sul carro del vincitore del primo turno, cioè Marco Chiesa, per blindare il proprio seggio; lo sgarbo della sinistra a Farinelli con la crocetta data soltanto a Greta Gysin; la spinta paradossale di un settore del fronte progressista alla candidatura dell’imprenditore locarnese pur di avere il sindacalista Giorgio Fonio al Nazionale; la volontà del Mendrisiotto di portare un proprio rappresentante a Berna.

Ciò che emerge, quindi, dalle urne è una deputazione ticinese per la prossima legislatura federale con uno schema leggermente modificato: si passa dal 3-4-3 (Chiesa, Marchesi, Quadri a destra; Cattaneo, Farinelli, Romano, Regazzi al centro; Carobbio, Storni, Gysin a sinistra) a un più conservativo 4-4-2 (la destra si rafforza con l’ingresso di Pamini; al centro entrano Gianini e Fonio; la sinistra perde un giocatore). Di questi tempi però è noto, tanto in politica come nel calcio, quanto gli schieramenti sul campo possano essere fluidi. Ed è proprio qui, nel gioco delle sovrapposizioni, che spesso si definiscono gli equilibri e i successi di una squadra.