laR+ IL COMMENTO

Lugano tra divorzi e nuove alleanze

Verso il rinnovo dei poteri comunali con il fronte progressista che perde un sostegno e le incognite sulla frammentazione dei voti e su unioni controverse

In sintesi:
  • Salta la lista unica per il Municipio tra Verdi e Ps, senza che l'assemblea socialista discuta le ragioni dell'abbandono
  • All'orizzonte si profila l'intesa tra Plr e Pvl che nelle ultime due tornate elettorali stava assieme al Ppd
Palazzo Civico, la casa comunale di Lugano
(Ti-Press)
28 settembre 2023
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Tra matrimoni annunciati e divorzi, le prossime elezioni comunali a Lugano si preannunciano accattivanti, anche se quasi tutti gli uscenti in Municipio hanno dichiarato la loro ricandidatura. Quasi tutti, perché la rappresentante socialista Cristina Zanini Barzaghi deve ancora conquistare l’investitura da un rappresentante dell’assemblea Ps, per ottenere la deroga che le aprirebbe la strada verso la quarta legislatura. Non è così scontato, dopo la sberla che ha ricevuto dagli ex alleati Verdi. Quindi, le possibilità che venga riproposta paiono ridotte a un lumicino. Le sue scarse chance sembrerebbero slegate dalla rinuncia alla lista unica da parte degli ambientalisti, che hanno ritenuto inutile e irrilevante sostenere una candidatura Ps.

Eppure, malgrado le profonde divergenze di posizioni con i Verdi sul Polo sportivo degli eventi, la presenza nella lista di Zanini Barzaghi, che ha alle spalle l’esperienza maturata in tre legislature in Muncipio, potrebbe dare più garanzie al Ps. Forse il seggio socialista nell’esecutivo non è tanto a rischio anche senza di lei tra i candidati: i Verdi rinunciano a correre da soli per il Municipio e basterebbe anche un risultato inferiore a quello ottenuto tre anni fa alle elezioni comunali (si evoca la soglia del 9%). Chiaro, Nicola Schönenberger non ci sarà più e il sostegno ecologista ai candidati socialisti non è così pacifico, malgrado le posizioni che sono spesso in sintonia tra i due gruppi in Consiglio comunale.

Alla recente assemblea sezionale i socialisti si sono compattati, ma hanno forse perso l’occasione di discutere le ragioni che hanno indotto il partner di lista a lasciare una relazione avviata nel 2016. Non sono passati nemmeno otto anni da quando il Ps sosteneva l’alleanza con i Verdi, che era stata sottoscritta per cambiare i rapporti di forza nell’esecutivo luganese, dominato da forze conservatrici che ostacolano una soluzione progressista ai problemi ambientali, sociali e finanziari. Per questo, ci pare che la decisione dei Verdi avrebbe potuto (o dovuto) suscitare qualche interrogativo o perlomeno un dibattito in assemblea, alla quale ha partecipato pure il capogruppo ecologista Danilo Baratti. Ci è sembrato che chi è stato mollato non ne abbia voluto parlare per non assumersi nemmeno una parte di responsabilità, girando la testa dall’altra parte e facendo l’offeso. Un po’ di autocritica ci poteva invece stare.

Ci sono comunque tante incognite e i giochi sono ancora aperti anche negli altri partiti. All’interno del Plr si sta approfondendo l’opzione di fare una lista unica con il Partito verde liberale (Pvl), che nelle ultime due tornate elettorali, a livello comunale, si era alleato con il Ppd (Il Centro), sia per il Municipio che per il Consiglio comunale. Sul principio quasi tutti sono d’accordo, ma la decisione è stata rinviata per i dubbi e le perplessità sollevate nell’assemblea liberale radicale. Partendo da una posizione di forza, il Plr pretende il diritto di veto sulle eventuali candidature sgradite proposte dal Plv (un nome su tutti, tra quelli che si vorrebbe: Sara Beretta Piccoli). Rimangono almeno un paio di interrogativi senza risposte: lo scenario legato all’aumento della frammentazione dei voti e la destinazione finale della valanga di consensi personali che aveva ottenuto, nel 2021, il compianto sindaco di Lugano Marco Borradori.

A proposito, fila tutto liscio nell’alleanza Lega-Udc? Ne sapremo di più dopo i risultati delle elezioni federali.