laR+ il commento

Il mondo ‘giusto’ secondo Vladimir

La propaganda in Unione Sovietica era ai massimi livelli, Putin ora ci riprova puntando alla controinformazione in Africa e America Latina

In sintesi:
  • Perché in Russia i mass media dissenzienti non trasmettono più?
  • Il Cremlino insiste con la storiella che la guerra è iniziata per colpa dell’Occidente
  • A Niamey, durante le proteste, c'è chi urlava ‘Viva Putin’
‘Abbasso la Francia, viva Putin’
(Keystone)
10 agosto 2023
|

I sistemi russi di informazione sono tremendamente efficaci e sono una delle fondamenta del potere di Vladimir Putin. Le strategie, che essi utilizzano, hanno origine nella scienza sovietica per il controllo delle masse. Di conseguenza, dopo la primavera 2014, montare le antenne della televisione federale è stato il primo pensiero di Mosca in Ucraina orientale. In Africa e in America Latina si è, invece, preferito usare la radio e i troll su internet e sui social.

Diversa è la situazione in Occidente. I Paesi del G7 hanno eretto “scudi” politici, legali e tecnici contro questa inquietante invasione mediatica. Diciamolo subito: qui non c’entra nulla la libertà di stampa o di parola. Anzi. Quella occidentale, hanno spiegato vari leader europei, è solo una risposta a chi sfrutta i pregi e i difetti di sistemi altrui per raggiungere obiettivi di tutt’altro genere, molto meno nobili, rispetto a quelli informativi.


Keystone
La propaganda ai tempi dell’Urss

Una domanda: ma se quel messaggio è corretto e non ha secondi fini, perché in Russia i mass media dissenzienti non trasmettono più? Dopo il quinto attacco da maggio contro Mosca, raccontava il primo agosto la tv di Stato: “Un drone, messo fuori uso dalla Difesa elettronica federale, è caduto contro un grattacielo nel Distretto finanziario”. Certo che quel grattacielo, dove hanno sede gli uffici di 7 ministeri, ha una bella sfortuna a essere colpito per due volte di seguito in tre giorni. Adesso viene fatta pure girare voce che l’ammutinamento della Wagner sia stato solo una finzione.

Di recente il presidente Putin ha sostenuto che è stato l’Occidente a provocare il conflitto in Ucraina e ora la Russia sta combattendo per evitare la Terza guerra mondiale. Al forum di San Pietroburgo il capo del Cremlino ha soprattutto chiesto agli africani di formare una rete di mass media allineati per garantire la creazione di quella base culturale che, fino al 1991, era regalata dall’ideologia comunista.

Le linee guida russe sono il desiderio di costruire insieme un mondo multipolare – alternativo a quello occidentale – e la volontà di staccarsi finanziariamente dalla valuta americana e da quelle europee. Non deve quindi sorprendere che alla manifestazione anti-neocolonialismo occidentale a Niamey vi fossero persone che gridavano “viva Putin!” con bandiere russe in mano.


Keystone
Putin con il leader del Burkina Faso Ibrahim Traoré

Contractors della Wagner, forniture di armi, soldi ben gestiti e tanta propaganda sono gli strumenti su cui il Cremlino poggia le sue speranze per ricalcare in Africa le orme sovietiche. Proprio quella propaganda dai messaggi in lingua locale, personalizzati ed elementari che fanno tanto breccia tra le masse meno istruite anche in America Latina. Quelle masse, toccate poco dal benessere, che vedono nelle colpe altrui e nei complotti una delle cause della loro indigenza.

Vladimir Putin vuole cavalcare quell’onda di malcontento latente, proponendo il suo mondo, più giusto, multipolare, in cui la Russia rimane una superpotenza. Che gli equilibri a livello internazionale stiano cambiando è evidente e l’Occidente, che resta il centro dell’innovazione, non ne deve avere paura. Serve solo prendere atto che presto si dovrà intervenire sul sistema di Bretton Woods. Non farlo, senza concordare regole più condivise, significherebbe anche lasciare spazio a pericolose narrative.