Regia di Mario Timbal (ovvero, cosa hanno a che fare Maja Hoffman, neo presidente del Locarno Festival, e Lorenzo Erroi, neo capo Cultura e società Rsi)
C’è qualcosa che accomuna la nomina di Maja Hoffmann quale nuova presidente del Locarno film festival e quella di Lorenzo Erroi a capo del Dipartimento cultura e società della Rsi. In entrambi i casi gli organi predisposti alla selezione hanno compiuto delle scelte piuttosto coraggiose. O detto altrimenti: hanno preso delle decisioni, in parte sorprendenti, che ritengono le migliori e “senza guardare in faccia nessuno”.
In questi due casi c’è, tra l’altro, un fattore che si ripropone: la presenza – nella veste di proponente – del direttore della Radiotelevisione Mario Timbal. Un Timbal che già due anni fa aveva esordito con una nomina senza concorso in grado di suscitare più polemiche che plausi: quella di Matteo Pelli quale responsabile programmi e immagine della Rsi. Senza voler riaprire il dibattito sull’opportunità o meno di una tale scelta, al direttore dell’emittente pubblica va in ogni caso riconosciuta una buona dose di determinazione. Determinazione (chiamiamola pure audacia) che ora viene ulteriormente riconfermata.
In effetti, anche la scelta di Erroi non ha mancato di provocare certe reazioni polemiche, in particolare in seno alla Lega dei ticinesi. Polemiche che evidentemente Timbal avrà messo in conto al momento di proporre il nostro attuale vicedirettore per il ruolo di responsabile cultura e società. Ed è curioso, perché ciò che sembra essere sfuggito alla Lega, e a chi come loro guarda con sfiducia e un certo sdegno lo sbarco di Erroi a Comano, è che grazie a questa nomina Timbal, e con lui la Corsi, forse inavvertitamente, avranno per finire “tolto di mezzo” una penna arguta e pungente, un giornalista spesso scomodo per quello stesso spettro politico che ora si lamenta. Chiaro che sarà da vedere poi cosa riuscirà a combinare il nostro collega in futuro, una volta abituatosi a indossare la giacca e le scarpe chiuse (nel frattempo a laRegione stiamo lavorando alla sua successione, ma di questo parleremo un’altra volta).
Nessuno, probabilmente, oserà invece rimproverare alla signora Hoffmann di non parlare l’italiano, tantomeno di non vantare particolari legami con il Ticino. La sua nomina porta in dote al Festival delle solidissime garanzie: le sue competenze in ambito culturale a livello internazionale, che vanno da New York ad Arles, passando da Zurigo e Londra, da un lato, e il suo patrimonio di famiglia dall’altro (Maja Hoffmann fa parte del pool di azionisti della Roche Holding Ag, in quanto discendente del fondatore, ed è una delle dieci personalità svizzere più ricche del pianeta). Tutto ciò dovrebbe contribuire a proiettare la rassegna locarnese in una nuova dimensione, che varca i confini del nostro cantone e perfino della Svizzera.
Certo, la Hoffmann non indosserà la giacca di Marco Solari, l’energico e onnipresente presidente che per due decenni è stato il trascinatore assoluto della manifestazione. L’uscita di scena di Solari e l’arrivo di una nuova governance “presente in altri modi” implicano anche una notevole sfida per la struttura esistente del Festival, in particolare per il direttore operativo Raphaël Brunschwig. Una sfida che in fondo è anche un’opportunità, per il Festival e per tutto il Ticino – e qui ci si riferisce alla Hoffmann, a Erroi e a tanti altri –: quella di saper apprezzare e valorizzare le persone, indipendentemente dal luogo di attinenza.