laR+ IL COMMENTO

Sementina fra condanna, debolezze e rimedi

Dopo la prima tappa in Pretura penale, il caso potrebbe proseguire in Appello. Sul piano cantonale s’impone un’ampia analisi delle lacune

In sintesi:
  • Uno studio a livello nazionale evidenzia problemi strutturali nelle case per anziani elvetiche
  • In Ticino una parte della politica e dei sindacati rivendica condizioni migliori per il personale
19 gennaio 2023
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Come finirà il caso penale della casa anziani di Sementina, lo diranno probabilmente le istanze superiori. Mentre l’Associazione dei direttori delle case per anziani (Adicasi) confida che il caso si chiuda definitivamente già adesso, sono infatti già firmate dalle parti le dichiarazioni d’Appello che servono ad assicurarsi il diritto di ricorrere una volta lette le motivazioni scritte della Pretura penale. La quale ha pronunciato ieri la sentenza di parziale colpevolezza nei confronti del direttore del Settore anziani comunale, della direttrice sanitaria della struttura e della capocure in servizio nella primavera 2020. Le negligenze ravvisate dall’Ufficio del medico cantonale – contestate dal profilo amministrativo e in sede giudiziaria – hanno fatto da colonna portante all’impianto accusatorio infine solo in parte confermato. Resta il fatto che di condanna penale, ancorché di primo grado, si tratta: perciò la posizione dei due direttori dovrebbe imporre già adesso al Municipio di Bellinzona, autorità di nomina, un’attenta valutazione sul rapporto di lavoro. Ma non sembra essere il caso, in attesa di un giudizio definitivo.

In questo contesto di netta contrapposizione, e nel vasto settore delle case di riposo ticinesi dove sono morti 432 ospiti colpiti da coronavirus, ha gettato nuova luce un recente studio eseguito su scala nazionale da un comitato di esperti incaricati dalla task force scientifica Covid-19. Obiettivo: scovare lacune per identificare strumenti utili ad affrontare le sfide future di un settore viepiù sotto pressione e a cui si chiedono sempre maggiori prestazioni e competenze. Risultato: l’irruzione del virus ha accentuato "debolezze strutturali note da anni a chi si occupa di assistenza a lungo termine". Affermazione che pesa come un macigno se si considerano gli effetti pratici: contagi e decessi che si potevano forse evitare. Quali le pecche? Soprattutto un’insufficiente integrazione delle case di riposo elvetiche, con i loro 150mila ospiti, nella filiera dell’assistenza medica. Conseguenza: non è sempre così semplice garantire un rapido ed efficace coordinamento con medici curanti, ospedali e Pronto soccorso. Non lo è stato soprattutto nella prima ondata. Lo si è visto bene a Sementina dove i medici di famiglia non potevano arrivare ovunque (fino a non poter nemmeno entrare) e il personale della struttura, a sua volta costretto a rimanere a casa poiché positivo, si è ritrovato sommerso di lavoro e criticità come mai era successo in passato.

Già, il personale. Sempre il gruppo di esperti ha evidenziato carenza di forza lavoro, sottoposta a carichi onerosi e spesso poco formata in aree che la pandemia ha rivelato sempre più critiche: epidemiologia, prevenzione delle infezioni, etica, pianificazione delle cure anticipate e cure palliative. L’analisi indirizza diverse raccomandazioni a Confederazione e Cantoni. Primo, ampliare la formazione e la disponibilità di personale tramite adeguate risorse finanziarie. È proprio ciò che una parte della politica ticinese e dei sindacati ripete da anni (vedi recente iniziativa Vpod). Al netto delle responsabilità penali e di quelle eventualmente politiche, il caso Sementina è un tassello fondamentale di un’ampia analisi che andrebbe estesa – checché ne pensi Adicasi – alle strutture diffuse da Chiasso ad Airolo. Lo ribadiamo: la risposta potrebbe trovarsi in un incarico, da affidare pure qui ad esperti esterni, facendo tesoro delle rilevanze emerse su scala nazionale.