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Conti, che rientro ci sarà con una sfida elettorale già lanciata?

La campagna per le cantonali del 2023 per la politica è già iniziata. Il risanamento delle finanze in un periodo dove ogni voto conta sarà una chimera

Ti-Press
1 ottobre 2021
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Le prossime elezioni cantonali avranno luogo nel 2023 e per quanto riguarda la politica significa dopodomani. È questa la preoccupazione maggiore che si avverte quando, a margine della presentazione del Preventivo per il 2022, si ascoltano i vari gruppi in Gran Consiglio portare ricette, visioni e idee per quello che dovrebbe essere l’auspicato risanamento delle finanze da portare a compimento entro il 2024/2025. Quale partito affronterà una campagna elettorale issando la bandiera di tagli, contenimento della spesa e misure di risparmio? Quale capogruppo, quale presidente – in un periodo dove sarà importante andare a guadagnarsi e ottenere ogni singolo voto – porterà in parlamento proposte all’insegna della moderazione invece che della generosità? Sarà una campagna elettorale complicata per tutti i partiti di governo. La Lega, con il direttore del Dipartimento del territorio Claudio Zali che ha annunciato la propria ricandidatura – anche se dall’interno di via Monte Boglia filtra più di qualche dubbio – deve guardarsi le spalle da un’Udc che scalpita ed è – forte anche del traino nazionale – in rampa di lancio. Il Plr, la cui nuova presidenza ha impresso un cambio di passo, nell’ambire alla difficile sfida del raddoppio in Consiglio di Stato deve passare forzatamente da un’immagine maggiormente interclassista e valutare con attenzione se, sui temi fiscali, lo ‘spostamento a destra’ porti davvero il sostegno auspicato, considerando la fase difficile che sta vivendo soprattutto chi ha pagato di più il prezzo della crisi pandemica. Il Ppd, come ricordato dal suo presidente in più comitati cantonali di recente, si confronta da anni con un costante calo di voti. Il Ps, che esattamente come la Lega con l’Udc deve valutare che percorso intraprendere con i Verdi, avrà da gestire la non sempre facile sostituzione di un consigliere di Stato uscente che non si ricandida.

In un contesto che negli ultimi tempi vede premiato il voto di protesta e di opposizione a sinistra come a destra, e con un Gran Consiglio che potrebbe uscire ancora più frazionato di quello attuale, ben si capisce la portata della sfida del risanamento delle finanze e la sua difficoltà se rapportata ai leciti interessi dei partiti.

Con onestà, però, la cosa andrebbe riconosciuta. Le osservazioni di oggi difficilmente vedranno un’applicazione coerente a breve. Primo, perché sono figlie di visioni agli antipodi, e sebbene sia condivisibile l’auspicio a una maggior coesione, unire l’acqua con l’olio risulta complicato anche con tutta la buona volontà possibile. Secondo, perché il clima elettorale che già ora si respira non farà altro che diventare sempre più protagonista di ogni sospiro che uscirà da una commissione parlamentare, dall’aula del Gran Consiglio, forse (forse) anche dal Consiglio di Stato.

Non c’è di che essere ottimisti. Ma i problemi restano anche se finora le parole sono state solo parole e anche se tra un anno e mezzo verranno rinnovati esecutivo e legislativo, con tutti i partiti che avranno l’ambizione a migliorare le proprie posizioni. Dice bene chi osserva come l’assenza a breve di un’azione non pesantissima, ma probabilmente sufficiente, potrebbe portare a soluzioni ben più drastiche nel futuro prossimo che, a parole, tutti vogliono evitare. Con le incognite presenti a livello di deficit e di congiuntura come sempre si tratta di una questione di volontà. Anche, e soprattutto, politica.

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