Il Gran Consiglio discute i conti del 2020, con un deficit di 165 milioni. Domani il voto. Vitta: ‘Serve impegno attivo dai partiti, non si scappa’
«È un Consuntivo che non posso che definire scontato». È con questo confortevole esercizio di sintesi, uno dei pochi del lungo pomeriggio, che la presidente della Commissione parlamentare della gestione, la socialista Anna Biscossa, presenta il proprio rapporto sui conti dello Stato per il 2021. Conti che chiudono con un deficit di 165,1 milioni di franchi e che vanno verso il via libera del Gran Consiglio che arriverà verosimilmente domani.
«Scontato», già. Non solo perché discutere spese effettuate minimo dieci mesi fa è pratica ampollosa e ridondante benché ineludibile e fondamentale, ma perché il refrain è tristemente noto: «L’andamento economico del 2020 ha avuto come protagonista principale l’incertezza sulle prospettive riguardo all’evoluzione della pandemia», annota Biscossa. Girato da tempo l’ultimo foglietto del calendario del 2020, però, c’è un futuro da affrontare e la presidente della Gestione tiene fermo il punto: «Un recupero a breve tempo è impensabile, le perdite registrate nel 2020 e che registreremo nel 2021 andranno messe a posto con un po’ di pazienza. L’incertezza – prosegue Biscossa – resta ancora presente oggi, nonostante la buona ripresa economica di diversi settori, perché non è ancora detto che non servano ulteriori misure per affrontare delle emergenze e quindi intervenire per risanare i conti in questo contesto incerto è rischioso». Qualsiasi intervento, per Biscossa, «dovrà tenere conto della sostenibilità per la popolazione, l’economia e le istituzioni in un momento che resta complesso e fragile». Considerando come, aggiunge, «che la pandemia ha dimostrato l’importanza di una forte presenza dello Stato», certo, «ma che l’emergenza non è ascrivibile solo al Covid, che ha acuito realtà già presenti. Oggi il Cantone sa di dover mettere in campo un impegno finanziario accresciuto per mantenere un equilibrio che è già fragile».
Parole che non convincono, per usare un eufemismo, la capogruppo liberale radicale Alessandra Gianella. «È chiaro a tutti che di disavanzi come questi non potremo permettercene a lungo, perché cumulati nel tempo limitano la progettualità». Anche Gianella volge lo sguardo al futuro: «Ci aspettano anni impegnativi, serve un intervento proattivo perché la situazione non si aggiusterà da sola. Non si tratta di fobia dello stallo finanziario, ma di realismo». E quindi, per Gianella «le priorità della politica finora si vedono solo in parte. Dai partiti arrivano ricette per il rilancio, che sono benvenute perché confrontarsi sulle visioni per il paese va sempre bene. Ma pensare di aumentare le imposte in un momento di difficoltà è sbagliato, la nostra priorità è evitare un peggioramento fiscale per cittadini e aziende. Perché è vero che vogliamo un Ticino in cui vivere, ma è fondamentale avere un Ticino in cui si può vivere e lavorare, dove protagonista è ognuno e non lo Stato». Insomma, «o ci diamo tutti una bella svegliata o passeranno mesi di parole e ci troveremo in un batter d’occhio incastrati nella campagna elettorale per le cantonali del 2023».
Il capogruppo leghista Boris Bignasca annuncia il sì al Consuntivo, ma fissa dei paletti per i tempi a venire: «Dobbiamo battere cassa a Berna, perché la perequazione intercantonale ci penalizza troppo. E dobbiamo anche arginare le sacche di inefficienza nel pubblico e nel privato». E «diremo dei forti no se la direzione che si prenderà sarà quella di far gravare il peso delle riforme sui cittadini tramite imposte e tasse, se si farà pagare troppo i comuni e se si colpiranno famiglie e proprietari di case».
Per il capogruppo del Ppd Maurizio Agustoni «le fratture sociali preoccupano, e meritano una sensibilità particolare». Quindi, «occorrerà attendere qualche tempo per verificare nella loro completezza le conseguenze della pandemia perché se i conti non possono essere considerati rallegranti, sarebbe ingiustificato abbandonarci al panico e invocare misure da lacrime e sangue». Agustoni sottolinea che «per noi sarebbe inaccettabile in un contesto pandemico far scivolare il benessere della popolazione in secondo piano rispetto al pareggio di bilancio. Prima di aver preso coscienza della situazione sarebbe poco avveduto lanciarsi in progetti di risanamento basati su questioni ideologiche». Tutto ciò «non vuol dire che la situazione finanziaria debba essere trascurata, ma occorre agire con realismo e buon senso. E bisogna sicuramente evitare di rimanere fermi: sarebbe una colpa imperdonabile per questo Gran Consiglio se la fattura dell’immobilismo si pagasse con aumenti fiscali e nessuna progettualità».
«Proseguendo con la logica degli sgravi fiscali ci schianteremo contro un muro», avverte il capogruppo Ps Ivo Durisch riferendosi ai «milioni e milioni che sono mancati ai conti dello Stato negli ultimi anni». Denunciando la tendenza di alcuni partiti a puntare sulla concorrenza fiscale, a discapito della classe media, per scalare la classifica dei cantoni più attrattivi: «Con scarsi risultati». Il tutto «senza tenere conto del principio di parsimonia. Questa competitività è diventata un mantra ideologico e ha portato a proposte fuori luogo di sgravi per i più ricchi». Per il socialista «a essere fuori controllo non sono le uscite, ma le entrate in diminuzione».
Tra i temi che per Durisch necessitano di interventi politici vi sono i cambiamenti climatici e il fenomeno del mancato accesso alle prestazioni: «Molte persone non beneficiano degli aiuti, nonostante ne avrebbero diritto. Per questo motivo è necessario informare la popolazione riguardo ai suoi diritti e snellire le pratiche per ottenere i sostegni». Citate anche le forme di lavoro «non sufficientemente protette, principalmente le realtà dei piccoli indipendenti e dei lavori intermittenti». Altro punto, la questione della decrescita demografica: «Dobbiamo essere più attrattivi per coloro che desiderano vivere in Ticino».
Samantha Bourgoin, coordinatrice dei Verdi, concorda con Durisch sul tema sgravi fiscali: «È una richiesta indecente quella di diminuire le tasse per i più abbienti». Riguardo all’emergenza Covid, ricorda come non si tratti dell’unica urgenza. Vi sono quelle climatiche e del lavoro: «Anche se il governo si è dato l’ambizione di una società 100% rinnovabile, deve impegnarsi a orientare anche l’economia privata, quando è per il bene delle persone».
«La colpa non è solo del Covid», dice Paolo Pamini a nome del gruppo Udc. «La forbice tra spese e ricavi continua ad allargarsi. Senza una misura correttiva importante, le finanze difficilmente si riassesteranno». All’accusa, più o meno velata, del Ps, il democentrista risponde: «Negli ultimi anni a livello di sgravi fiscali a persone fisiche non è stato fatto quasi nulla. Il problema dunque non è questo».
«In un qualche modo dovremo cercare di uscire da questo trend che si preannuncia negativo», commenta il presidente del Consiglio di Stato Manuele Bertoli. «Non per un’ossessiva attenzione alla parità di bilancio che bisogna osservare, ma perché abbiamo bisogno che il parlamento sappia trovare una quadratura del cerchio o un consenso attorno alla risposta a una serie di bisogni». L’auspicio di Bertoli, a nome del governo, è quindi che «nei prossimi tempi si svolga un buon lavoro. È normale che si esprimano idee anche distanti, ma è pure normale cercare una certa convergenza per uscire da questa situazione. Senza una convergenza, il problema delle finanze si ripercuoterà sulle politiche concrete».
Pur tenendo conto – e come poter fare il contrario? – della pesantissima situazione, il direttore del Dipartimento finanze ed economia Christian Vitta rammenta che «non siamo in una crisi economica congiunturale, nella quale semmai si trovano alcuni settori, ma stiamo vivendo una ripresa economica importante. Anche se questa crescita non permetterà di compensare le perdite subite, il deficit non sarà colmato per diversi anni». Ma ciò detto, per Vitta è importante sottolineare «che ci sono segnali positivi: abbiamo attori economici che hanno dimostrato di saper reagire alle difficoltà, rimboccandosi le maniche e se oggi possiamo dire di aver limitato una situazione negativa è anche grazie allo sforzo di tutti. Dello Stato, ma anche di coloro che lavorano al fronte. Una bella dimostrazione di economia resiliente».
Sul rientro, Vitta dà indirettamente e senza menzionarli un appiglio a Biscossa e Agustoni: «Perlomeno in questa fase va tenuta sotto controllo l’evoluzione della situazione, perché ci possiamo permettere disavanzi straordinari nel 2020, 2021, 2022… ma poi occorrerà riequilibrare». E questo «richiederà l’intervento attivo della politica, non si scappa. Ci sono tante visioni distanti, ma far politica significa avere capacità di sintesi e convergenza».
Dopo aver approvato i rendiconti di cancelleria, Dt, Di, Dss e Decs la seduta è stata aggiornata a domani.