Sadis replica a Gendotti. ‘Riconoscere la storia politica degli altri, seppur avendo opinioni diverse, rende più civile e liberale un paese’
Se le parole hanno ancora un significato è sufficiente rileggere la breve intervista pubblicata giovedì scorso per capire che non ho invitato i liberali-radicali a votare scheda socialista.
Ho semplicemente detto che i simpatizzanti di area socialista probabilmente rifletteranno prima di disperdere il loro voto (non recandosi alle urne, votando scheda senza intestazione o sostenendo altre piccole liste di sinistra) nel timore di far perdere un seggio in governo al Partito socialista. Una reazione di compattamento delle forze che abbiamo peraltro già visto in passato.
Il nostro sistema elettorale è un puro proporzionale. Se il centrosinistra venisse escluso dalla responsabilità di governo l’azione politica sarebbe ostacolata, se non paralizzata, da continui lanci di referendum. Uno scenario non auspicabile per chi ha a cuore un Ticino che riesca a progredire. Diverso se avessimo un sistema maggioritario.
Per la cronaca ero, sono e resto liberale-radicale.
Ma non rinuncio certo alla mia libertà d’espressione se interpellata da un giornalista e ciò nel pieno ed elementare rispetto dei valori liberali.
Se il mio partito, come non solo è lecito ma auspicabile, mira a riconquistare il secondo consigliere di Stato e a rafforzare i suoi rappresentanti in Gran Consiglio lo faccia con la sua forte identità e le idee, tanto preziose in questi tempi di populismo imperante. Non solo con la calcolatrice in mano.
Riconoscere la storia e la cultura politica degli altri, seppur avendo opinioni diverse, rende più civile e liberale un paese.