A breve il Gran Consiglio eleggerà un giudice d'Appello: fra gli aspiranti c'è pure Andrea Maria Balerna, da pochi mesi sostituto procuratore generale. Interrogativi.
E così fra gli aspiranti giudici – il Gran Consiglio eleggerà presto il o la subentrante di Giovanni Celio, che ha dimissionato dalla Corte di appello e revisione penale – c’è uno dei due sostituti procuratori generali. Non giriamoci intorno: la candidatura di Andrea Maria Balerna, della quale abbiamo riferito ieri, sorprende in negativo. Per più di un motivo. Perché Balerna è stretto collaboratore del procuratore generale Andrea Pagani. Perché lo è non da anni, bensì solo dallo scorso giugno. Perché insieme con Pagani e l’altro sostituto pg, Nicola Respini, fa parte della Direzione del Ministero pubblico. Ma come, dopo pochi mesi Balerna vuole già lasciare i vertici della Procura?! C’è forse qualcosa che ai piani alti non funziona? C’è un problema di rapporti interpersonali? O semplicemente, c'è il desiderio di affrontare nuove sfide professionali passando alla magistratura giudicante? Queste e altre le domande che sorgono spontanee. Quesiti legittimi visto che il Ministero pubblico non è un’azienda privata o un ufficio qualsiasi dell’Amministrazione. È un organo del potere giudiziario. È l’autorità che indaga sui reati penali e che con le forze di polizia contribuisce alla sicurezza dei cittadini.
I membri della Direzione di questa importante autorità, dunque anche Balerna, sono stati scelti da Pagani. Ciò nell’ambito della riorganizzazione della Procura avviata dal nuovo pg e portata a termine alla fine della primavera scorsa. Operazione non facile per Pagani, chiamato a ristrutturare un Ministero pubblico sempre più sotto pressione a causa dei numeri: quello, particolarmente elevato, degli incarti da trattare (senza dimenticare la crescente complessità delle inchieste sugli illeciti economico-finanziari) e quello, certamente non elevato, dei magistrati (basta fare un confronto con le Procure di altri cantoni e non soltanto dei cantoni dove c’è una piazza finanziaria). Appena eletto procuratore generale dal Gran Consiglio, era il febbraio 2018, Pagani intervistato dalla ‘Regione aveva dichiarato che il Ministero pubblico «deve essere una squadra e come tale deve muoversi anche per dare di questa importante autorità giudiziaria un’immagine forte e autorevole». Una squadra per funzionare egregiamente deve poter contare anche su una dirigenza compatta. Una compattezza, quella dell’Ufficio del pg, che con la candidatura di Balerna viene meno. E non è un bel segnale verso l’esterno.
Sia chiaro: non sta a noi esprimerci sulle competenze dell’aspirante giudice d’Appello. Come per tutte le candidature concernenti la magistratura il giudizio di idoneità spetta alla Commissione di esperti. Tantomeno è nostra intenzione interferire nelle decisioni del parlamento. Detto questo, consideriamo il passo di Balerna inopportuno in questo momento. Lo scriviamo pensando proprio alle parole di Pagani. Fare squadra. E mai come oggi il Ministero pubblico avrebbe bisogno di una Direzione coesa. Da tempo, troppo tempo, è infatti pendente nelle stanze della politica cantonale la (giustificata) richiesta del pg Pagani di un procuratore pubblico straordinario al quale affidare la chiusura entro tot anni dei procedimenti penali datati riguardanti reati finanziari. Peraltro della sezione di inquirenti che al Ministero pubblico coordinano le inchieste su questo genere di illeciti è responsabile, stando all’organigramma, Balerna.
Verrebbe da osservare che quando non sono i politici a delegittimare la magistratura con polemiche strumentali o decisioni alquanto discutibili che ne pregiudicano l’operatività (taglio di un giudice dei provvedimenti coercitivi...), è la magistratura che con certi passi rischia di indebolire la propria immagine. Cosa che Balerna dovrebbe sapere bene, essendo in Procura da oltre sedici anni.