Non perdetevi il documentario di Stefano Ferrari ‘Ma quando arriva la mamma?’, già passato (e premiato) a Castellinaria (Domani sera, a Storie/Rsi La1)
Se il Natale degli onnipresenti led, degli spacchettamenti forsennati, della corsa al regalo che va fatto tanto per farlo, vi va stretto. Se cercate qualcos’altro che vi ridia l’emozione di una festività che forse avete perso, o che non avete mai conosciuto e vorreste tanto poter provare, cioè il Natale di voi e gli altri, di un’armonia che il mondo continua a cercare, di solidarietà invece che di bulimia del tutto per noi, ecco che avete una possibilità a portata di mano. Anzi di telecomando. Domani sera, a Storie/Rsi La 1, va in onda il documentario, firmato dal regista Stefano Ferrari, intitolato ‘Ma quando arriva la mamma?’, già passato (e premiato) a Castellinaria. Non una fiction, ma una storia vera che smuove dentro, che ti fa dire che ognuno può fare qualcosa, di piccolo o di grande poco importa. Basta non abbassare le braccia, non guardare da un’altra parte, non alzare le spalle, non rassegnarsi e non diventare indifferenti. Che è un po’ come morire, rinchiusi dentro un’armatura che pare proteggere, ma in realtà soffoca.
Gli occhi, che (garantito) vi colpiranno, sono quelli del piccolo Ahmad, arrivato dalla Siria in guerra a Giubiasco con una malformazione congenita (curabile in Europa), insieme a suo padre e suo fratello. Senza mamma. Un viaggio avventuroso sulle spalle del genitore per raggiungere una terra di pace e fare operare il figlio. È la storia di un papà che stringe i denti, che riesce a difendere il sorriso di suo figlio, che piange quando si ritrova solo ad attenderlo fuori dalla sala operatoria. Ed è anche la storia di un gruppo di famiglie di qui – di Giubiasco, Arbedo, Camorino –, di compagni di scuola, elementari e medie, di un macellaio dietro l’angolo e delle sue lacrime (che da sole raccontano cos’è l’umanità). Tutte persone che si sono messe in gioco, che quando (dopo due anni) la famiglia viene mandata in Germania non tagliano i ponti. Ma li rinforzano e vanno a trovare Ahmad e la famiglia nel centro di richiedenti oltre frontiera. I piccoli profughi parlano italiano, apprezzano il risotto. Il tedesco è una nuova lingua straniera. Ci si mettono e la impareranno a scuola e tradurranno per il padre. Ma per loro l’italiano, accanto a quella curda, resta una lingua del cuore. ‘È Megaforte’ dice a un certo punto Ahmad con il suo sorriso luminoso come una stella di Natale.
La storia, raccontata da Ferrari, è di quelle che finiscono bene. Almeno fino alla termine della pellicola. Tante simili a questa non finiscono così e nemmeno finiscono di cominciare fra le onde del mare. È la nostra epoca, di migrazioni che cambiano la storia dell’Uomo, come del resto l’hanno sempre cambiata da quando siamo scesi dagli alberi e abbiamo cominciato a camminare. Il bello di questo documentario è che racconta di persone e te le fa incontrare, facendoti cogliere l’essenza dell’umanità, dalla martoriata Siria ai nostri comuni. La quotidiana cronaca – cruda, crudele, ripetitiva e disperante – spesso racconta di numeri. Di quanti, non di chi. Un documentario da mettere sotto l’albero che domani sera entra in casa vostra. Apritegli la porta, vi aprirà il cuore. E tanti auguri a tutti. O, per riprendere le parole del regista, allegria, pace e amore a voi e al mondo. O quelle di una grande donna, che fra poco lascerà il palcoscenico della politica mondiale: ‘Wir schaffen es schon!’. Ce la facciamo!