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Le gambe nuove del piccolo Ahmad

Storia di Ahmad, seconda parte: il bimbo siriano non ha ancora rivisto sua madre, ma in Germania è stato operato e ha mosso i suoi primi passi. Ora ha bisogno di aiuto...

(Stefano Ferrari)
18 maggio 2018
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«Ma nelle gambe mi hanno messo delle ossa nuove?». Era incredulo, lo scorso 22 aprile, il piccolo Ahmad, quando nella clinica di Gailingen am Hochrhein ha mosso i primi passi della sua vita. La speranza, ora, è che dopo un lungo percorso riabilitativo ne possa fare molti altri, fino ad imparare a camminare autonomamente. Per far sì che questo accada, occorre anzitutto garantire ad Ahmad le cure di cui necessita, quei tre mesi di riabilitazione prescritti dalla dottoressa Herzig che lo ha operato a Monaco di Baviera. Visto che l’assicurazione sanitaria tedesca al momento garantisce la copertura finanziaria delle cure solo fino a domani, sabato, gli amici ticinesi del bimbo siriano si sono già attivati con una serata ad Arbedo promossa dall’associazione Franca e per organizzare una prossima raccolta fondi in suo aiuto.

Ma andiamo con ordine. Ci eravamo lasciati lo scorso 17 gennaio con la storia di Ahmad, che a soli tre anni ha attraversato l’Europa sulle spalle di suo padre, prima di arrivare in Svizzera ed essere adottato dalla comunità di Giubiasco, dove ha vissuto due anni prima di essere rinviato in Germania, dove lui, suo padre e suo fratello erano stati registrati per la prima volta. Ahmad non ha ancora potuto rivedere sua madre, da oltre tre anni bloccata in Iraq con altri due figli: l’appello per un visto umanitario firmato da oltre 4’000 ticinesi, al quale si era interessato anche il ministro degli Esteri, Ignazio Cassis, è stato respinto dalle autorità tedesche.

Nei suoi primi sei anni di vita Ahmad non ha mai camminato, a causa della malformazione del midollo spinale – la spina bifida – con cui è nato. Dopo mesi di abbandono, in Germania le cure di cui ha bisogno sono riprese e lo scorso 12 marzo Ahmad è stato operato a Monaco di Baviera. Al risveglio – come ci racconta Stefano Ferrari, regista Rsi che alla vicenda del bimbo siriano sta dedicando un film, ‘Ma quando arriva la mamma?’, che ‘Storie’ presenterà il 23 dicembre – Ahmad si è definito «una statua», a causa dei gessi che per un mese lo hanno bloccato dal bacino in giù. In questo percorso, faticoso e doloroso, non lo hanno però abbandonato quelle donne ticinesi che hanno fatto propria la sua storia, le “mamme per Ahmad”.

Una promessa per farlo camminare

E ora? «La riabilitazione, tutto si gioca qui – spiega Ferrari –. Sarebbe dannoso per Ahmad tornare a muoversi come prima, strisciando con la forza delle braccia». Altrettanto dannosi sarebbero la sedia a rotelle e un ritorno immediato nella struttura per richiedenti l’asilo in cui sono stati alloggiati Ahmad, suo padre e suo fratello, del tutto inadeguata alle sue esigenze: «Serve quindi un sostegno medico, educativo e morale per rendere possibile finalmente l’alzarsi sulle proprie gambe in maniera costante». In altre parole, quanto indicato dalla dottoressa che lo ha operato, scontratasi però con quanto previsto dall’assicurazione sanitaria.

Le “mamme per Ahmad” sono tornate dunque a mobilitarsi, come ci spiega Ferrari: «Allo scopo di poter garantire la corretta riabilitazione, il gruppo si è già attivato per raccogliere promesse di versamento nella Svizzera italiana, che così tanto affetto ha già dimostrato durante la raccolta delle firme per l’arrivo della sua mamma».

Chi vuole fare la sua promessa di versamento per sostenere Ahmad può scrivere a Debora Molinari, all’indirizzo e-mail debomolinari@hotmail.com oppure per posta: Debora Molinari - Gruppo “Mamme per Ahmad” - via Ronchetti 1c - 6512 Giubiasco. Qualora l’assicuratore tedesco, come probabile, confermasse la sospensione delle cure, il gruppo “Mamme per Ahmad” invierà le coordinate per il versamento della promessa.