‘Liberare, pulire da ciò che ingombra, ostruisce, insudicia’, questo il primo significato del verbo spurgare, secondo lo Zingarelli 2024. Sono rimasta non poco basita quando mi è stato riferito della distruzione di un monumento tombale, in un cimitero del Mendrisiotto. Motivo: spurgo della tomba.
Senza nulla togliere al lavoro di pulizia, necessario per sanificare e liberare spazi all’interno dei recinti cimiteriali, ciò che è stato fatto in questo caso, lascia alquanto perplessi, per non dire fortemente amareggiati.
Una figura di angelo scolpita nel marmo, che si allunga in diagonale, aggrappandosi a uno sfondo in rilievo ornato di fiori, componeva la parte superiore del monumento, riempiendo la quasi totalità della nicchia a parete, posta lungo il muro di cinta del cimitero. Questo altorilievo, dal sapore simbolista, sormontava delle lastre in bronzo, in cui erano ritratti dei membri della famiglia ivi seppellita. Al di sotto di ciò si trovava un’altra parte, all’apparenza posticcia, che mimava il rilievo fiorito marmoreo superiore.
Il monumento, composto da vari elementi realizzati all’incirca fra la fine dell’Ottocento e la metà del Novecento, era dunque stato probabilmente modificato più volte già nei decenni passati, ma nulla ha potuto contro la furia odierna del piccone. Non restano che questa effimera descrizione e le 8 righe che ho dedicato alla tomba nel volume ‘Finestre sull’arte tra Valle di Muggio e Val Mara’ (a cura di Ivano Proserpi - Museo etnografico Valle di Muggio, Salvioni 2022).
Si auspica che non si debba più assistere a questi deplorevoli fatti e che le autorità comunali mostrino una maggiore sensibilità e consapevolezza verso il patrimonio pubblico, che sono tenute a gestire, garantendone la sopravvivenza per le future generazioni. ‘La bellezza salverà il mondo’, fece dire Dostoevskij a un personaggio di un suo romanzo; non distruggiamola, che di questi tempi ce n’è particolarmente bisogno.