Comprendere le modifiche all’Art 47 (dalla linea “a” fino alla “f”) del testo di riforma è tanto arduo che la stessa consigliera Baume-Schneider ha suggerito agli elettori di chiedere chiarimenti ciascuno alla propria Cassa di Pensione. Pare che siano uscite fuori 1’300 risposte diverse, tante cioè quante sono le nostre floride Casse Pensione o Assicurazioni. Fortunatamente piene a scoppiare di risorse finanziarie (si favoleggia di oltre 110 miliardi di franchi di garanzia), perché giustamente i gestori hanno già messo in conto l’aumento della speranza di vita della popolazione.
Ora è probabile che le future ricchezze degli Europei siano destinate ineluttabilmente a contrarsi a vantaggio del resto del globo. Ma voler indurre questo impoverimento già da oggi, riducendo le pensioni (pare fino circa 3’000 franchi/anno) e aumentando i versamenti contributivi (circa 2’400 franchi/anno), nonostante le casse piene pare molto più sospetto che lungimirante. Anziché contrastare la perdita di potere d’acquisto, si propone di ingrassare ulteriormente l’industria finanziaria, che già si mangia somme di tutto rispetto con costi di gestione e di amministrazione dell’ordine stimato di circa 1’400 franchi/anno per ogni pensionato.
Un’industria finanziaria che guadagna gran quantità di “denaro sul denaro”, ma senza correre grandi rischi per gli “addetti ai lavori”; è noto infatti che, in caso di afflosciamento di bolle finanziarie, chi ci rimette è sempre il “parco buoi”, ossia i piccoli risparmiatori, come ben noto per esperienza ai cittadini italiani. È quindi più che mai corretto l’allarme lanciato dall’Unione sindacale con il consiglio di bocciare questa fregatura avallata dal Consiglio Federale.