Lettere dei lettori

Il 14 giugno: anche nel 2023!

Sono innumerevoli i motivi per cui ci diamo appuntamento il 14 giugno – e sì, anche nel 2023. Anche con una predisposizione aperta ed empatica, non si riesce a riconoscere come tale quel sessismo di fondo che governa le interazioni con le donne. Ma ponetela questa domanda alle vostre amiche: "Sei già stata vittima di sessismo, o di una forma di molestia?". Quest'ambito è ancora fonte di vergogna, di rifiuto e di tanto, troppo silenzio. I media ci propongono di seguire minuto per minuto i processi per molestie sessuali nei confronti di persone famose, ma restiamo incapaci di riconoscerle al di là dello spettacolo. E se invece siamo confrontati con un caso nel nostro quotidiano, restiamo pronti a scagliare la prima pietra e a banalizzare un'esperienza umana tra le più dolorose. Un altro aspetto ritenuto superato è quello della svalutazione del lavoro femminile. Eppure le donne lavorano, anche quelle che non sono stipendiate da un datore di lavoro. La prova è che se non ci fossero le donne a ricoprire certi ruoli nell'ambito familiare, lo dovrebbe fare un/a professionista nell'ambito – dietro compenso. Ma quei soldi, la donna che non "lavora", non li riceve, e viene così tagliata fuori dalla possibilità di una sicurezza economica individuale. E le donne che lavorano, invece? La parità dei salari è ancora lontana, tanto che un datore di lavoro può permettersi di negoziare una paga sotto il salario minimo informandosi, candidamente, sulla situazione economica generale della famiglia – una stabilità che, apparentemente, non può che venire dalla controparte maschile. Il lavoro femminile non è un hobby che la donna può permettersi perché l'uomo nella sua famiglia provvede per i bisogni primari. Per questi e altri motivi, ci riuniamo il 14 giugno per far sentire la nostra voce.