Populismo, guerre, dissesti finanziari, valori calpestati e chi più ne ha più ne metta. Questi sono i risultati di un mondo in balia dell'economia dove la politica non ha quasi più voce in capitolo. Le regole una volta erano dettate dalla politica. Oggi è l'esatto contrario. È il potere economico che indica le linee guida in nome del massimo profitto. Ogni giorno apprendiamo dai media gli utili da capogiro delle varie multinazionali sparse nel mondo. Questo ci porta a credere che tutti dovrebbero beneficiarne, dai semplici lavoratori, ai quadri, su su fino agli organi di direzione. La realtà però è un'altra. I ricchi sempre più ricchi e agli altri solo le briciole. Un trend molto pericoloso che non promette nulla di buono e che di questo passo prima o poi sfocerà in rivolte e disordini sociali con conseguenze imprevedibili. Etica e morale sono diventati merce rara. Anche il nostro Paese spesso si dimentica di questi valori ed è al servizio dell'economia dimenticando le disuguaglianze di ogni genere e i problemi ambientali. Tutto in nome del dio soldo. "Pecunia non olet", ossia il denaro non ha odore, si diceva ai tempi dei Romani. Malgrado siano passati molti secoli questo detto rimane di stretta attualità. L'essere umano purtroppo non ha imparato niente dalla storia. Il divario sempre più marcato tra i pochi che hanno sempre di più e i molti che hanno sempre di meno non è di buon auspicio. Solo con una ripartizione equa della ricchezza si può sperare in un mondo migliore. E questo è il compito della politica che deve ritornare ad avere il primato sull'economia.