Leggo su laRegione dello scorso 4.11.22 un testo di Roberto Porta, presidente dei giornalisti ticinesi, dall’allarmato e allarmante titolo: "Deprivati di notizie". Mi meraviglia che solo ora – dopo l’apparizione dei dati di un’inchiesta realizzata dall’Università di Zurigo – Roberto Porta si sorprenda di questa situazione: quella che un giovane svizzero dedicherebbe solo 7 minuti al giorno per informarsi. Proprio lui che lavora alla Rsi, "massimo ente culturale multimediatico della Svizzera italiana". Ente che ha creato con la digitalizzazione una specie di caseificio per la produzione anche della "panna montata artificiale". Chiamando di tanto in tanto a sostenere la "causa del burro" – e senza alcun contraddittorio – docenti di Usi e Supsi. Soprattutto quelli arrivati dal Sud, che ben si guarderebbero dal sollevar critiche o dubbi in casa di chi li ha generosamente accolti e foraggiati. Che Porta non abbia più orecchie per sentire e occhi per vedere, e che sia dunque anche lui ormai "deprivato"? Siccome la mia voce conta però, soprattutto per chi sta a Comano, ancor meno del due di picche nella briscola, concludo con il passaggio di un’intervista rilasciata dal disegnatore e scrittore Frédéric Pajak, e apparsa sulla stessa Regione del 17 settembre scorso. Ecco il testo di Pajak: "L’epoca attuale, quella del capitalismo trionfante, è un’epoca che vorrebbe cancellare il passato e che ci proibisce di gioire del futuro, facendoci sprofondare in un clima di angoscia, persino di disperazione. Le persone si stanno rendendo conto un po’ tardi che il passo forzato e cieco verso una civiltà tecnologica e digitale sta portando alla graduale scomparsa dell’uomo. Penso sia una buona idea guardare ai tesori del passato per cercare d’immaginare un futuro libero dal capitalismo e dagli avatar del comunismo".