Indegno che tre ditte del Mendrisiotto abbiano letteralmente ricattato i dipendenti obbligandoli a firmare un contratto di lavoro che calpesta ogni dignità del lavoratore. Indegno che un sedicente sindacato, sponsorizzato dagli stessi padroni delle ditte abbia collaborato attivamente nell’imporre questa vera e propria porcata. Indegno che si infanghi il significato di “sindacato” (ente che rappresenta i lavoratori delle varie categorie produttive) con il solo scopo di aggirare la legge sul salario minimo. Indegno che un ex sindacalista sia colluso per imporre condizioni di lavoro indecenti per centinaia di lavoratori. Indegno che due politici ticinesi leghisti, sempre in prima fila a urlare la loro presunta vicinanza ai più deboli siano le “menti” di questa azione di sfruttamento degli operai. Indegno che la politica non abbia apertamente stigmatizzato quanto successo, anzi si è goffamente nascosta dietro un ingiustificabile formalismo.
Questo ennesimo episodio di “mala-economia” deve interrogarci sul presente e sul futuro del nostro Cantone. Non possiamo permetterci di diventare complici consapevoli di chi vuole un Cantone che ospita ditte che non rispettano minimamente le leggi e soprattutto non rispettano la dignità dei lavoratori. Ditte che non daranno mai lavoro ai Ticinesi perché, tra le altre cose, versano salari mensili che raggiungono a malapena i fr. 2’000; è proprio di questi giorni la notizia che la metà dei giovani ticinesi, per motivo di opportunità e di salario, pensa di emigrare per trovare un posto di lavoro fuori cantone. Diamo dignità alle persone che abitano o che lavorano in Ticino, per fare questo la politica non deve essere ostaggio di una certa economia “mordi e fuggi” che non porta rispetto e benessere materiale e immateriale alle persone.