laR+ l'altra economia

Nel rosso dipinto di rosso

Il libro bianco di M.T.
(Keystone)

Quando l’economia arranca la politica ama utilizzare il termine "rigore", da applicare alle finanze pubbliche. E chi mai oserebbe opporsi al rigore? I politici – naturalmente a malincuore – si dicono disposti ad adottare strategie rigorose per risolvere i problemi che ci affliggono. Come disse Margaret Thatcher: “There is not alternative”. In realtà dietro la parola rigore ci sta la fregatura, perché serve a mascherarne le conseguenze. Il ragionamento dei fans della signora Thatcher è questo: siccome l’economia rallenta (lo fa da ormai quattro decenni!) i redditi aumentano meno velocemente, generando un ulteriore calo dell’attività economica dovuto alla riduzione dei consumi e degli investimenti. Segue una diminuzione delle entrate fiscali e quindi bisogna ridurre la spesa pubblica; lo Stato deve stringere la cinghia. Come amano dire quasi tutti i politici: lo Stato deve comportarsi come il buon padre di famiglia, che gestisce con acume il suo bilancio.

Il problema è che non è facile far digerire questa narrazione alla popolazione, che è sì credulona ma alla lunga mica stupida. E allora bisogna rimpolpare la narrazione. Ad esempio come fanno Stati Uniti e Francia con un contatore pubblico che mostra secondo dopo secondo l’aumento del debito pubblico. Perbacco, la catastrofe è dietro l’angolo. Oppure ti martellano dicendo che il debito pubblico del cantone Ticino ha superato i 2 miliardi, è arrivato e 2,5 miliardi si avvicina ai 3 miliardi ... Dimenticando di dirti che il debito pubblico ha un senso solo se le rapporti a qualcosa, per esempio al Pil cantonale. E cosa ci dice questo dato? Che il dedito cantonale è inferiore al 10% rispetto al Pil. Sarebbe un po' come dire che il nostro buon padre di famiglia con uno stipendio di 100'000 franchi avesse un debito di 8'000 franchi: una catastrofe! La situazione del debito ticinese è talmente grave che Moody's ci ha impiegato ben 30 minuti per attribuire al cantone la valutazione Aa2 con prospettiva stabile (e mica in peggioramento), il che significa – sempre secondo l’agenzia americana – rating alto, qualità più che buona.

In peggioramento, continuo e costante, sono invece le scelte della politica nostrana. Supponiamo che nella pubblica amministrazione ci siano mille lavoratori scansafatiche o che fanno un lavoro inutile. Quindi, quale miglior strategia per ridurre il debito se non quella di licenziarli o di non più sostituirli. Per facilitare i calcoli, ipotizziamo che si possano realizzare i sogni di una parte non marginale della classe politica e anche della popolazione, e si riesca a licenziarli tutti in una volta sola. Sempre per semplificare supponiamo che guadagnino mediamente 70'000 franchi l’anno. Il calcolo è semplice: lo Stato risparmierebbe 70 milioni, mica bruscolini. Ma adesso cosa succede? Accidenti, questi andranno in disoccupazione siccome non è che il mercato del lavoro stia offrendo grandi opportunità. Quindi lo Stato (cioè noi cittadini) dovremo sborsare un mucchio di soldi per pagare persone non attive per un periodo che potrebbe essere anche lungo. Addirittura, qualcuno in là con gli anni potrebbe finire in assistenza. Inoltre, siccome verosimilmente sono tutti più o meno buoni padri di famiglia questi disoccupati inizieranno a ridurre le loro spese e quindi i consumi. Se si ridurranno i consumi, i commercianti incasseranno di meno e quindi potrebbero ridurre il personale e sicuramente pagheranno meno tasse, e via dicendo.

Anche con gli investimenti non bisogna mica scherzare. A che scopo spendere milioni per formare nuovi infermieri o nuovi medici o addirittura aumentargli lo stipendio (come assurdamente promesso durante i Covid), a che scopo aumentare il numero degli insegnanti per migliorare il sistema scolastico e la formazione. A che scopo investire in ricerca e sviluppo, quando posso mantenere i profitti elevati delle imprese facendo entrare lavoratori frontalieri che posso pagare quanto mi aggrada? Se proprio bisogna spendere, meglio farlo per lavori pubblici per le nostre imprese, magari finanziando progetti non propriamente utili (in questo bisogna essere molto keynesiani). Se poi tralasciamo la differenza tra spesa e investimenti o tra saldo primario e debito pubblico e mettiamo tutto nello stesso calderone … beh, sono quisquilie. La cosa importante sarebbe smetterla di buttare soldi di nos gent dalla finestra. Un bel freno alla spesa pubblica e voilà, i problemi sono risolti.