In Gestione firmato il rapporto di Caprara. Plr, Centro e Lega: tagli a investimenti, beni e servizi, asilo. Deficit a 92 milioni. Sinistra e Udc contrari
Poco più di 90 milioni di franchi di deficit, per la precisione dovrebbero essere 92, invece dei prospettati 103 dopo il ‘niet’ del Gran Consiglio a tassa di collegamento e progressione a freddo. Il Preventivo del Cantone per il 2025, il cui rapporto di maggioranza di Plr, Centro e Lega è stato firmato oggi nella riunione della commissione parlamentare della Gestione, lima un po’ le cifre, che restano comunque di un rosso acceso.
Le modifiche, quattro misure, che hanno fatto trovare una quadra all'intesa delineatasi le riassume il presidente della Gestione e relatore del rapporto Bixio Caprara (Plr) incontrando la stampa alla fine della riunione: «Abbiamo deciso un taglio lineare alla spesa per beni e servizi del 2%, quindi 7 milioni di franchi (per i quali comunque il governo prevede un aumento di 26,5 milioni rispetto al Consuntivo 2023, ndr), corretto l'aumento delle ulteriori spese per la pedagogia speciale, già cresciuta del 12% negli ultimi anni, quindi invece che di sei milioni l'aumento sarà di quattro. In più – continua Caprara – è stata decisa una correzione al tetto massimo degli investimenti». Con l'esponente liberale radicale che sgombra subito il campo: «Gli investimenti continueranno, ci mancherebbe altro. Ma negli ultimi anni erano fuori dalla media: il tetto massimo è stato quindi portato da 290 a 260 milioni, che con il tasso di ammortamento annuale del 10% si traduce in circa tre milioni di franchi. A un certo punto, se non ci sono soldi, bisogna avere la capacità di mettere in discussione alcune cose». Per quanto riguarda l'asilo, «possiamo limitarci a un auspicio da inserire a decreto legislativo: quello che non si ecceda dai contributi della Confederazione per la spesa in questo ambito. Oggi ci sono cinque milioni di troppo, ma il tutto è retto da leggi federali e quindi i nostri margini sono questi. Cioè chiedere al Consiglio di Stato di fare il più possibile per contenere la situazione».
Insomma, una maggioranza c’è. E se Caprara è «soddisfatto di come gli schieramenti si siano definiti rapidamente senza particolari giochetti, e che in tempi ragionevoli abbiamo condiviso una certa impostazione» di certo – continua – «non sono soddisfatto del risultato finanziario del Cantone, ma questo nessun cittadino deve esserlo. Abbiamo proposto questi ritocchi, ma il deficit strutturale resta grave e il percorso verso il risanamento continua a essere irto di ostacoli e molto lungo». Per Caprara è importante sottolineare che «il mandato della popolazione è molto chiaro: correggere l'evoluzione della spesa, e noi dobbiamo impegnarci a farlo. È troppo facile – attacca – la posizione di chi dice che bisogna aumentare le imposte per sanare i conti dello stato. Prima, bisogna convincere il cittadino che ogni franco speso dal Cantone è speso sapientemente, con il criterio di efficacia ed efficienza che a parole tutti condividono ma che nella pratica si fatica a dimostrare».
Questo, come scritto già nei mesi scorsi, è il Preventivo della Gestione e sarà quello del Gran Consiglio, non sarà sicuramente il Preventivo del Consiglio di Stato avendo cassato per via parlamentare due assi portanti come tassa di collegamento e progressione a freddo che da soli hanno portato a oltre 20 milioni di aggravio. «Il Consiglio di Stato ha fatto i suoi compiti», riconosce Caprara. Però «non credo che le responsabilità siano sempre e solo da una parte: il governo non butta i soldi dalla finestra, opera e agisce secondo leggi definite dal parlamento. Semmai, compito del governo è avere dei processi produttivi all'interno dell'Amministrazione cantonale che permettano di portare al cittadino le prestazioni attese al minor costo possibile».
Ma non si scappa: «Il parlamento deve smetterla di pensare che ci siano delle galline dalle uova d'oro sotto le scrivanie dei consiglieri di Stato, per questo nel mio rapporto ho proposto, ed è stato condiviso, il caldo invito affinché davanti a ogni futura proposta di spesa da parte dello Stato chi la formula chiarisca come la si copre o come la si compensi: se non c’è la consapevolezza che quando propongo qualcosa, questo qualcosa costa e va finanziato, il meccanismo non funziona».
Il presidente liberale radicale Alessandro Speziali è chiaro, nel sostegno a questo rapporto di maggioranza: «L'obiettivo era dare al Cantone un Preventivo, altrimenti si sarebbe finiti come l'anno scorso senza vere soluzioni a votarlo con mesi di ritardo. Anche perché – riprende Speziali – di soluzioni alternative non ce n'erano, e sapevamo che chi diceva no lo faceva per un esercizio di stile da cui non sortiscono varianti concrete e alternative». A questo punto, per Speziali «si tratta di lavorare già in vista dei Preventivi 2026, 2027 e 2028, perché alcuni interventi vanno staccati da fotografie momentanee e guardati in prospettiva: diventa sempre più importante il lavoro di analisi della spesa che noi eseguiamo già da tempo come Plr quando in alcuni messaggi troviamo doppioni o cose che secondo noi non vanno bene».
Anche il Centro, come detto, ha aderito al rapporto di maggioranza. «Il popolo – ricorda il capogruppo Maurizio Agustoni – ha chiesto alla politica di avere un percorso di risanamento che conduca all’equilibrio dei conti cantonali entro la fine del 2025. Ora, le ultime decisioni sia dei cittadini che del Gran Consiglio hanno ridotto le entrate in maniera importante: pertanto per raggiungere l’equilibrio dei conti bisogna contenere l’aumento della spesa. Il Preventivo non contempla comunque una riduzione delle uscite. Aumenteranno, si cercherà però di farle aumentare un po’ meno, al fine di avere un deficit sostenibile. Nella consapevolezza che, per esperienza, un Consuntivo chiude un po’ meglio del Preventivo: cosa che permetterà di avvicinarci al riequilibrio. Dopodiché, nessuno impazzisce di gioia per questo Preventivo, anche perché il vero esercizio di risanamento della spesa è come noto affidato al gruppo misto preposto all’analisi della stessa».
La firma della Lega, spiega un serafico Omar Balli, «è arrivata con riserva, anche perché non è un mistero che la maggioranza sia molto fragile». E, continua, «ci sono alcune cose che per noi non vanno». Nel senso che «il taglio per la spesa dell'asilo chiesto è di 5 milioni, ma il gap esclusa la questione degli ucraini è di 15 milioni: meglio che niente, ma non siamo soddisfatti appieno». Anche per quanto riguarda il taglio a beni e servizi «sarà pure un segnale, ma è insufficiente». Insomma, Balli assicura che «presenteremo degli emendamenti per ottenere qualcosa in più. Questo è un passo nella giusta direzione, ma avremmo preferito si osasse di più. Si è raggiunta una certa convergenza su questo Preventivo, e l'importante è portarlo a casa». Ciò detto, per la Lega «bisogna insistere sull'ottimizzazione dell'Amministrazione e sugli obiettivi di risparmio. Ogni volta che chiediamo quali siano questi obiettivi ci prendiamo solo dei menavia, sarebbe anche ora di finirla e di essere più chiari».
Non si smuove invece la sinistra. «La nostra è l’opposizione a una linea politica che va avanti da anni. Non è corretto, come fa la maggioranza, puntare il dito sempre e solo sulla spesa quando invece il problema principale sono state le riduzioni delle entrate» dichiara il capogruppo del Partito socialista Ivo Durisch, che insieme ai Verdi sottoscrive un rapporto di minoranza «con la richiesta di respingere il Preventivo, che per noi è impresentabile. La speranza è che il dossier torni quindi in commissione e venga rielaborato tenendo conto delle nostre indicazioni». Ovvero: «Nessun taglio nel settore degli invalidi, nessuno taglio nel settore degli anziani e nessun taglio per quanto riguarda asilo e pedagogia speciale». Posizioni ribadite e approfondite, nero su bianco, nel rapporto: “Consiglio di Stato e parlamento ormai dal 2017 perseguono una costante riduzione delle entrate che complessivamente ha prodotto minori entrate per circa 200 milioni: si è iniziato con la riforma fisco sociale, per continuare con la riforma fiscale delle imprese per poi passare all’ultima riforma fiscale, con l’aggiunta dell’aumento della deduzione per figli a carico in ambito assicurativo”. Alle citate misure “si sono aggiunte la riduzione della tassa di circolazione e l’affossamento della tassa di collegamento: è chiaro che non possiamo accettare questa politica che mira a indebolire lo Stato e i servizi da lui erogati”. Si legge sempre nel rapporto: “Non contento di aver eroso il proprio capitale, il Consiglio di Stato inserisce misure che erodono il capitale di enti para-statali, che a differenza del governo hanno gestito bene le proprie finanze”. Il capogruppo del Ps allude al “prelievo del capitale proprio delle fondazioni, ma anche delle richieste straordinarie ad altri enti parastatali come l’Ente ospedaliero cantonale”.
Confermata pure l’intenzione di lanciare un referendum nel caso dovesse essere approvata la misura di contenimento della Ripam, il meccanismo di sussidi di cassa malati, che è anche l’unica voce referendabile del Preventivo. «I costi di cassa malati continuano ad aumentare e pesano sempre di più sulle famiglie. Non accettiamo che si risparmi in questo ambito mentre lo scorso anno sono state ridotte le imposte ai più benestanti». Per quanto riguarda il contenimento della spesa nel sociale, la sinistra potrebbe trovare un alleato nei Comuni, che temono un disimpegno del Cantone e quindi un riversamento a loro carico dei compiti. «Speriamo di trovare il loro sostegno. I Comuni si sono ritrovati, senza essere consultati, con spese aggiuntive e minori entrate. Tutte conseguenze delle decisioni prese sul piano cantonale. Finora – fa però notare Durisch – non si sono palesati con azioni pratiche. Avrebbero potuto lanciare un referendum dei comuni sulla riforma fiscale, ma non l’hanno fatto».
Detto della sinistra, anche l'Udc farà un rapporto di minoranza. Con la consueta verve, Tiziano Galeazzi ne spiega il motivo: «Se l'anno scorso la rana ha fatto puff, quest'anno ha fatto doppio puff». Altresì detto: le cose non vanno bene per niente. E quindi l'Udc farà «un rapporto politico e critico, il deficit resta altissimo nonostante le limature decise oggi dalla maggioranza. Evidenzieremo le criticità senza entrare nei dettagli, ma dicendo dove mettere le mani». Sicuramente sulla spesa: «È da rivedere così come, negli investimenti, vanno rallentati quelli non prioritari. E si dovrà agire anche sul debito pubblico».
Il mondo economico è sugli scudi nel contrastare la decisione della Gestione di abbassare il tetto massimo degli investimenti, con il risultato di ridurre di tre milioni la cifra per il 2025. Non facciamo in tempo a terminare la domanda che il presidente della Camera di commercio Andrea Gehri tuona: «È una decisione assolutamente non condivisibile, se vi è qualcosa da non toccare sono gli investimenti che creano un circolo virtuoso per l'economia». Perché «con un'economia già in difficoltà e sofferenza non si può rinunciare agli investimenti pubblici. Bisogna ridurre le spese semmai, non delle azioni virtuose che sono fondamentali per tutti i settori economici».
Il direttore dell'Associazione industrie ticinesi (Aiti) Stefano Modenini è altrettanto chiaro: «Non sapendo i particolari è un po’ difficile esprimersi, ma in linea di principio intervenire sugli investimenti non può trovare favore nel mondo dell'economia... Riteniamo si debba intervenire sulle voci di costo, ma siccome c’è difficoltà a trovare il consenso nel limitare la spesa la politica si rifugia nel taglio agli investimenti. Ripeto, quando vedremo nei dettagli cosa prevederà questo taglio ci esprimeremo meglio, intanto registriamo questo segno di debolezza».
A ruota il direttore della sezione ticinese della Società svizzera impresari costruttori (Ssic) Nicola Bagnovini, che sottolinea come questo sia «sicuramente un segnale che non ci fa piacere, toccare gli investimenti penalizza l'intera economia e non vorremmo che una difficoltà economica si tramutasse in una difficoltà sistemica che porta all'aumento della disoccupazione». Il discorso di Bagnovini è semplice: «Se le ditte non hanno più lavoro, lasciano la gente a casa. E avere più disoccupati porta all'aumento di oneri da un'altra parte». Insomma, «non è mai il momento di diminuire il volume degli investimenti. Men che meno, però, quando si è in difficoltà e questi servono per controbilanciare le negatività grazie al loro effetto anticiclico a beneficio di tutti».