È questo il titolo impegnativo che Samuel Beckett, Nobel per la letteratura nel 1969, ha dato a una brave, lucida, intensa e illuminante pièce teatrale del 1957. Ci spiega come relativizzare la vita, il suo percorso, la sua fine. Ci dice che la “normalità” è assurda, ridicola, ci rende il desiderio di libertà, rispettosa verso quella altrui ma inscalfibile. Oggi il calendario ci dice di ricordare i defunti (come se fosse necessaria una data…), rendendo felici i fioristi, ma come sono tristi i crisantemi appassiti dopo che a volte ci hanno permesso di lavarci la coscienza per il male fatto quando eravamo tutti vivi in attesa della propria uscita, casuale o voluta.
Exit, dal latino ex-ire (uscire) è il termine giusto per rappresentarla, è pure il nome di un’associazione nata in Svizzera nel 1982 che accompagna con molta delicatezza e umanità le persone alla morte, nel rispetto delle norme legali, in particolare del Codice penale. I suicidi assistiti sono stati in Svizzera, nel 2023, 1’252 di cui 21 in Ticino e 24 nei Grigioni, in crescita dell’undici per cento rispetto al 2022. Il tema è riemerso prepotentemente a seguito dell’uso da parte di una persona della capsula ‘Sarco’ che ha, per ora, pesanti conseguenze penali per colui che ha organizzato l’evento e che, purtroppo, non favorisce la nobile causa degli adepti della “dolce morte”.
Simonetta Caratti ha contribuito il 30 ottobre, tramite questo giornale, con serietà e delicatezza, al dibattito in corso, scrivendo che: “La morte ci mette a nudo sino all’essenza, dando valore a ogni secondo della nostra esistenza. Forse arriva più attrezzato chi ha vissuto pienamente”.
Le libertà individuali sono garantite dalla Costituzione, la legge più importante di uno Stato, quella svizzera fa riferimento a “Dio onnipotente” avvilendo così tutti coloro che credono nella doverosa laicità dello Stato, nella libertà religiosa, di coscienza e di credenza. Quel riferimento viene usato dalle persone che negano la libertà, il diritto di porre fine alla propria esistenza pure con l’aiuto di terzi, dimostrando così di essere profondamente illiberali, intolleranti, depositarie di verità pericolosamente assolute. L’anno zero è concausa di questo modo di (non) essere, sacrificando sull’altare del “peccato originale” la dignità umana, impedendo a chi soffre le pene “dell’inferno”, causando pure traumi ai propri cari, di decidere come chiudere il proprio percorso esistenziale, affermando che la vita non ci appartiene. Appunto, senza l’Inferno terreno non ci sarebbe il Paradiso, così vengono manipolate le coscienze, soprattutto dei poveri di spirito. Che dire allora delle guerre religiose, delle crociate, degli attentati terroristici invocando un Dio, dei genocidi pure di impronta comunista, sorta di religione laica e degli innumerevoli silenzi assordanti proprio di coloro che si oppongono a un diritto fondamentale?
Beckett scrive fra l’altro: “Lui ne se rend pas compte, il ne connait que la faim, le froid et la mort au bout. Mais Vous! Vous devez savoir ce que c’est, la terre, à present”. Sipario.