Nara Valsangiacomo nella sua orazione a Chiasso ha parlato di solidarietà, pluralismo e libertà di espressione
La Svizzera è un paese multiculturale. E Chiasso è forse una delle città in Ticino dove questa multiculturalità si nota di più. A sottolinearlo è stata anche Nara Valsangiacomo, esperta in antropologia e granconsigliera, durante la sua allocuzione tenutasi nella cittadina di confine, in occasione della Festa nazionale.
Per Valsangiacomo uno dei punti importanti del sistema politico svizzero è la possibilità di esprimersi tramite il voto: «L’essere insieme nonostante le differenze è difficile. Ma perché è importante? Perché obbliga a non abbandonarci alla comodità di un simbolo, ma a interrogarsi continuamente sull’importanza di un cammino condiviso. Un cammino che è una scelta a ogni passo, un cammino che abbiamo solo vagamente indicato davanti a noi, ma che si crea alle nostre spalle con ogni decisione. Un cammino forgiato dal continuo lavoro democratico. E il nostro sistema democratico ci permette un enorme privilegio, offrendoci uno tra i più ampi strumenti partecipativi al mondo. Quello del voto è un privilegio e un diritto che ancora non è tale per molte persone. Qualcuno l’ha già detto in passato, “libertà è partecipazione”. E l’esercizio di questa libertà ha lasciato alle nostre spalle il percorso che oggi osserviamo. Possiamo guardarlo con orgoglio. Possiamo osservarlo bene e riconoscervi delle falle, è normale. I valori non sono automaticamente azioni, passi e, talvolta, c’è chi rimane indietro, e viene dimenticato».
Un altro valore importante che unisce gli svizzeri, per la granconsigliera, è la solidarietà: «Il collante fondamentale, che non fa della Svizzera un insieme di parti autonome, ma una confederazione, è la solidarietà. Perché dalle diversità di ogni parte possa risultare un moto unito e coordinato, la solidarietà è fondamentale. L’alternativa, e lo sappiamo bene in Ticino, l’eterno parente povero, è uno Stato, una nazione a due o più velocità. Il rischio di un individualismo più volentieri votato alla competizione è dietro l’angolo. La doppia faccia dell’identificazione non è un meccanismo segreto. È sufficiente volgere lo sguardo al mondo dello sport, i recenti Europei, le Olimpiadi, per comprendere che la stessa cosa che unisce può rapidamente dividere».
La giovane granconsigliera, anche municipale di Coldrerio, ha voluto sottolineare chi sono per lei gli svizzeri: «Io credo in un amor di patria coraggioso, dalle spalle larghe, che sappia raccogliere critiche, assumersi responsabilità di un percorso imperfetto e in divenire. Credo in una democrazia che trae la sua forza non solo dal consenso, ma dalla capacità di convivere con il dissenso e il disordine naturale di una società plurima. Il rischio del particolarismo senza la solidarietà è l’alienazione e la disuguaglianza, la solidarietà senza rispetto delle differenze è cieca e scade nell’assimilazione. La Svizzera non è bianca, non è rossa, non è rossocrociata e basta. La Svizzera non è un simbolo, un colore della pelle o un colore partitico. La Svizzera è un insieme di valori, pluralismo e molteplicità, coesione e solidarietà; ma soprattutto, la Svizzera è un progetto. La Svizzera è chi la Svizzera fa».