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La torta deve essere divisa diversamente

(Ti-Press)

Ci risiamo: un altro aumento dei premi delle casse malattia. Naturalmente tutti a scandalizzarsi, ma siamo sempre ai piedi della scala. D’altronde il popolo ha bocciato tutte le iniziative – premi al massimo al 10% del reddito disponibile, cassa malattia unica e pubblica, interventi per ridurre le spese – mostrando indirettamente un apprezzamento per il sistema attuale. Solo che abbiamo oltrepassato il limite accettabile per un numero crescente di famiglie, tant’è che si parla di un 12% della popolazione che rinuncia alle cure.

Il problema di fondo è che nessuno vuole rinunciare alla sua parte della torta. La fame di dolce aumenta continuamente ma la torta rimane sempre la stessa. Eppure, sarebbe fondamentale tentare nuove soluzioni, perlomeno testare nuove strategie.

Credo che alcuni esperimenti varrebbero la pena di essere perlomeno testati in una regione ben definita prendendo esempio da quanto già si sta sperimentando o quanto già esiste altrove.

Il 20 agosto su questo quotidiano si spiegava il progetto Réseau de l’Arc che raggruppa “tre azionisti (il gruppo Swiss Medical Network, la Visana e il Canton Berna) per offrire un sistema di cure completamente integrato con la promessa di ‘bassi premi e alta qualità di cure’. Questa convivenza in un solo ente di tutti gli attori coinvolti nella filiera delle cure dovrebbe garantire un controllo dei rincari. Grazie a un lavoro di prevenzione sistematico si punta a mantenere le persone sane in buona salute (piuttosto che medicalizzarle eccessivamente) riducendo doppioni, eventuali interventi e farmaci inutili, potenziando le cure a domicilio. La sfida è dimostrare che un drastico cambio di paradigma possa ridurre i costi della sanità, offrendo cure di qualità accessibili a tutti”.

L’idea è interessante ma solo fra un paio d’anni sapremo se funziona d’avvero (in Spagna un esperimento – pubblico – simile ha dato ottimi risultati). Intanto però l’obiettivo di razionalizzare la spesa attraverso un’ottimizzazione delle prestazioni è interessante, perché tutti noi sappiamo che esistono troppi doppioni come, ad esempio, analisi di laboratorio ripetute a pochi giorni di distanza da medici diversi o le spese amministrative delle innumerevoli casse malattia (sarebbe anche un test per una possibile cassa unica). Oppure l’eccessivo uso di medicamenti, anzi l’eccessiva vendita di medicamenti. Perché se mi serve un’aspirina devo per forza comperare una scatola con 20 compresse quando 5 sarebbero più che sufficienti?

Di questo “modello giurassiano”, che effettivamente pone alcuni interrogativi come il fatto che è esclusivamente in ambito privato, si è parlato in questi giorni anche in Ticino. Ma il problema potrebbe essere facilmente aggirabile coinvolgendo anche le strutture pubbliche e soprattutto un numero significativo di casse malattia. Un esperimento più complesso di quello proposto da Swiss Medical Network, ma che potrebbe dare risultati migliori soprattutto se gestito dall’ente pubblico.

Questo esperimento potrebbe essere completato con alcuni principi del modello “olandese” con l’obbligo di passare sempre dal medico di base che decide come e dove proseguire l’eventuale trattamento. In Olanda poi se devi far capo a uno specialista, devi per forza rivolgerti a quelli presenti nelle strutture ospedaliere pubbliche che evidentemente hanno uno stipendio mensile e non in base alle prestazioni che fatturano. Questo passaggio permetterebbe probabilmente un notevole risparmio perché gli specialisti nelle strutture ospedaliere costerebbero molto meno di quelli che operano come privati (3-4 volte in meno).

Chiaramente queste sono delle idee generiche che andrebbero approfondite coinvolgendo tutti gli attori del settore che sono disponibili a trovare una soluzione, perché anche il confronto internazionale mostra che abbiamo ampi margini di intervento. Ecco due esempi.

Gli studi a livello internazionale ci pongono in fondo alla classifica per quanto riguarda l'assistenza sanitaria di base che è la pietra angolare di un sistema sanitario efficiente. Il rafforzamento dell'assistenza primaria è stato identificato come un modo efficace per migliorare il coordinamento delle cure e ridurre gli sprechi di spesa, limitando i ricoveri ospedalieri. Diventa quindi prioritario rafforzare il ruolo dei medici di base (e il loro numero).

Ogni svizzero poi spende mediamente 747 dollari in medicamenti, ma la maggior parte sono su prescrizione medica. In Olanda siamo a 456 dollari. Abbiamo 66 farmacie ogni 100mila abitanti (in Olanda 22) ma l’utilizzo dei medicamenti generici è tra i più bassi dei Paesi Ocse, il 23% in termini di volume (in Olanda siamo al 79%).

Dando per assodato che bisogna intervenire, sarebbe quindi interessante provare a testare nuove strategie, magari diverse una dall’altra. Non è da escludere che possa poi uscire una soluzione praticabile. E in ogni caso non potrebbe essere peggio del sistema attuale.