laR+ I dibattiti

Un gioco da ragazzi

(Ti-Press)

In alcune città svizzere si muovono i primi passi per la prevenzione della pedofilia. Il Ticino è fermo al palo. Stupisce che i cacciatori di pedofili in erba, si parla di minorenni e di un diciottenne, che hanno teso trappole, filmato, e a volte pestato appunto alcuni pedofili, abbiano agito almeno una ventina di volte prima di essere individuati. In quale lasso di tempo abbiano agito non è dato sapere. Quello che sarebbe interessante conoscere è quanti pedofili, nello stesso lasso di tempo, ha individuato e neutralizzato la polizia. Nelle celle di pedofili non ce ne sono tanti, ce ne sono molti di più a piede libero. Spesso descritti come orribili mostri, bestie scappate dagli inferi, quando fermati e giudicati i media ci vanno a nozze e i politici colgono l’occasione per sciacquarsi le gengive con discorsi farciti di termini tipo “tolleranza zero”. Intanto si è saputo che pure un vescovo, guida morale per antonomasia, si è comportato da infame coniglio lasciando andar avanti per anni i propri ministri disturbati indisturbati. Purtroppo per alcuni la moralità è un concetto a geometria variabile.

Ve la ricordate Don Raffaè? Canzone di Fabrizio De André dei primi anni 90: “Prima pagina, venti notizie. Ventuno ingiustizie e lo Stato che fa? Si costerna, s’indigna, s’impegna. Poi getta la spugna con gran dignità”. In questo contesto gli unici che sembrano non aver gettato la spugna sono proprio i ragazzini che hanno reagito per difendere sé stessi e i propri simili andando a scovare personalmente i mostri. Hanno sbagliato? Da un punto di vista legale sicuramente, da un punto di vista umano la difesa è legittima e comprensibile. Soprattutto se le autorità, dopo i grandi discorsi, l’indignazione e la costernazione de facto gettano la spugna, con o senza dignità vedete un po’ voi.

Il problema è che oggi c’è un numero di fenomeni devianti tale che la politica è incapace di contrastare e gestire se non a proclami, utili a gettare fumo negli occhi dei cittadini che siamo. Quando il politico chiede a gran voce giustizia esemplare, implicitamente dice che la giustizia potrebbe anche non esserlo. E questo è pure il sentimento di molti cittadini. O perlomeno è sicuramente il sentimento di questi ragazzini che hanno agito autonomamente senza chiedere nulla a nessuno.

Intanto il politico, che è quello che dovrebbe avere delle visioni utili a risolvere i problemi, è latitante. E qui l’asino casca e si fa pure male. Oggi l’unica visione che conta pare avere una scadenza: quella delle elezioni. E quattro anni spesso non sono sufficienti per risolvere i problemi. Se ne deduce che i politici in questione e i loro proclami sono il problema. E in Ticino lo sono eccome. Qui da decenni si persegue quello che si dovrebbe prevenire, lasciando in balia di se stesso l’individuo che sente delle pulsioni insane. A chi dovrebbe rivolgersi questo qui per chiedere aiuto in un contesto, come quello ticinese, dove per quelli come lui si invocano le peggiori punizioni?

A Zurigo la musica cambia: già tre anni fa, seguendo l’esempio di Basilea e Ginevra, si è inaugurato un centro di consulenza a bassa soglia per persone con pulsioni pedofile. “Con questo nuovo servizio di prevenzione, vogliamo proteggere meglio i bambini e fare in modo che persone con tendenze pedofile non passino all’atto”, ha detto la direttrice del Dipartimento cantonale della sanità Natalie Rickli. A Zurigo, Ginevra e Basilea si fa il possibile per aiutare le persone disturbate a non passare all’atto in modo da proteggere al meglio i fanciulli. Questo non vuol dire che l’atto, se si realizzasse, sarebbe tollerato. Se non ci si fa aiutare e si delinque si deve essere puniti. Prevenzione e repressione sono ben bilanciate e anche il Consiglio federale ha invitato i Cantoni a promuovere e fornire servizi di terapia in questo contesto.

Ma noi siamo in Ticino dove anche i vescovi sono correi e l’unica attività di contrasto efficace sembra essere diventata un “gioco da ragazzi”.